S.Tommaso da Villanova

Contenuto

2° fornice di destra: S. Tommaso da Villanova  2° fornice di destra: Annunciazione
[altare di S. Tommaso da Villanova (foto Sabino Di Tommaso 10/2017) - stesso altare con l'Annunciazione (foto 'arch. Riccardo Sellitri - 2010)]

2° fornice di destra:
altare di S. Tommaso da Villanova

Il secondo fornice di destra fino al 2013 ospitava sull'altare una tela raffigurante l'Annunciazione di Maria firmato Dom.[ini]cus Carella F[ecit]. 1768. Probabilmente fu posta su questo altare agli inizi dell'Ottocenhto, nel 1813, quando il Capitolo collegiale dell'Annunziata si trasferì in questa Chiesa. Una epigrafe, attualmente posta in sacrestia, a destra presso l'altare maggiore, ne ricorda il trasferimento.

La composizione architettonica degli stucchi per questo altare centrale, come per il suo dirimpettaio, è più imponente e ricercata.
Questa una prima brevissima descrizione del Borsella:

"Conseguita l'Annunziata; e nell'ovato S. Giovanni Sahaum della Spagna dell’ordine Eremitico, con calice nella destra, donde sorge una vipera, santo rinomato per li sorprendenti miracoli da lui operati."

[da "Andria Sacra" di G. Borsella, Tip. F. Rossignoli, Andria, 1918, pag.165]

2° fornice di destra: tela della lunetta: S.Giovanni Sahagun
[San Giovanni Sahagun con la vipera nel calice]
2° fornice di destra: S. Tommaso da Villanova(?)
[San Tommaso da Villanova - elabor. elettr. su foto di Sabino Di Tommaso, 2015]

Nell'ovato della lunetta è raffigurato, come scrive il Borsella, San Giovanni da Sahagun (1430-1479), in abito agostiniano.
La forza e il coraggio di portare pace e concordia nel suo prossimo Giovanni li prendeva dall'Eucarestia, che egli celebrava con straordinaria devozione. Qui è dipinto con il calice del sacrificio della messa da cui emerge una vipera, a ricordo di un tentativo di avvelenamento con il vino eucaristico, a cui egli sarebbe miracolosamente scampato.

Il quadro posto immediatamente sopra l'altare raffigura oggi S. Tommaso da Villanova, vescovo agostiniano spagnolo, profondo teologo, ricercato predicatore di grande carità e abnegazione, visse tra il 1486 ed il 1555.

La tela dell'Annunciazione, quando era posta su questo altare, appariva ricucita in più punti (foto a destra) in quanto non creata per esso: la parte presso i bordi simulante un tendaggio verde appare applicata al nucleo, come se un tempo il quadro avesse altra forma e quindi altra collocazione.
La tela è presente attualmente (2014) nel chiostro adiacente la chiesa;  è sagomata in modo da non potersi collocare, come dicevamo, nel dossale di questo altare.

Studiamo ora un attimo le sculture di questo fornice, sia quelle in stucchi che in commesso di marmi policromi.

Sull'arco del fornice, come su quello a fronte, grandeggia un cartiglio sostenuto da due angioletti sbalzati dalla parete, nel quale è scolpita Giaele mentre con un picchettto della tenda colpisce il capo di Tisara; sullo sfondo della scena archietture d'archi.
Il personaggio di Giaele lo troviamo nella Bibbia nel Libro dei Giudici. Ella è una donna pacifica e ospitale, è beduina, moglie di Eber il kenita, non è isdraelita. Tisara, generale di Iabin, sconfitto dagli Israeliti, si rifugia nella tenda di Giaele perché “tra il suo popolo e la casa di Eber il kenita vi era pace”. Giaele lo fa entrare nella sua tenda ed è molto ospitale, ma quando Tisara si addormenta lei gli pianta nella testa il picchetto della sua tenda, così da ucciderlo.
La profetessa Debora nel suo cantico evidenzia che mentre gli abitanti di Meroz, per paura, non sono intervenuti a liberare Israele, Giaele, pur essendo una beduina non ha esitato ad intervenire per eliminare chi a quel popolo potesse nuocere. Per questo, nel Libro dei Giudici, viene benedetta, benedetta due volte: è la più benedetta delle donne (vuol essere un chiaro riferimento profetico a Maria?).

Stucco sul fornice: Giaele e Tisara
[nel cartiglio: Giaele colpisce Tisara- elabor. elettr. su foto di Michele Monterisi, 2010]

Il Borsella, qualche pagina prima del testo succitato, scrive:

"Plastici pur sono i sei altari a stucco, gli Angioli nei corni, le modenature a sghembo, i gradini di marmo, con ornati, né troppo, nè vili. Plastiche le due eroine in cima ai medii altari, Giaele e Giuditta, rilevate dentro due scudi; quella chiodante l’empie tempia di Tisara e questa con la fida ancella tornar vittoriosa dal campo nemico coll’orrido teschio di Oloferne. Nulla parola di lode spendiamo circa le due magnanime, trepidi nell’aguzzare troppo gli occhi e l’ingegno a vedere troppo fino e sottile."

[da "Andria Sacra" di G. Borsella, Tip. F. Rossignoli, Andria, 1918, pag.159]

L'altare in marmi policromi, come l'altro a sinistra, è una realizzazione di fine Ottocento, sovvenzionata dal Canonico Priore D. Francesco De Ferdinando, che lo commissionò insieme a quello gemello della parete opposta.
Ai lati del paliotto gli stemmi della famiglia De Ferdinando (leggermente diversi da quelli dell'altro altare); alla base la targa indicante il devoto committente e la data, 1879 (tre anni dopo l'altra).

altare del 2° fornice destro
[elaborazione elettronica su foto dell'arch. Riccardo Sellitri - 2010]