l'oratorio della Confraternita

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una panoramica dell'oratorio visto dal presbiterio della Chiesa    una panoramica dell'oratorio visto dalla navata della Chiesa
[Panoramiche dell'Oratorio della Confraternita della Morte sul fianco sinistro della Chiesa - foto di Sabino Di Tommaso, 05/2021]

Chiesa di San Sebastiano

L’Oratorio della Confraternita della (buona) Morte

La statua di San Sebastiano, anterestauro in nicchia  La statua di San Sebastiano, anterestauro in nicchia  La statua di San Sebastiano, restaurata su altare
[San Sebastiano visto nella nicchia nel 1937 ( foto della Soprintendenza) e nel 2020 - a dx, nel 2022, restaurata, su un altare]

La Confraternita intitolata alla “Natività della Vergine Maria”, detta “della (buona) Morte”, ed anche “dei Neri” dal 1605 aveva preso dimora in questa Chiesa intestata a San Sebastiano; quivi nel 1636 aveva eretto il suo Oratorio.
I confratelli erano detti “dei Neri” perché, per statuto (Cap. II, art. 1. delle Regole approvate con il Reale Assenso) doveva avere “il sacco, e mozzetta nera con orlatura gialla, ed Impresa della Confraternita a man sinistra, ed il cappello ornato, orlato con francia gialla, e laccetto bianco, e colle scarpe anco bianche della medesima forma, e qualità degli altri.”

L’Oratorio della Confraternita della (buona) Morte aveva un suo ingresso nella porta che si apre a sinistra del portale della Chiesa e che, attraverso un disimpegno, dava nel suo presbiterio; c'era anche un ingresso laterale dall'attuale via San Sebastiano che invece immetteva nell'aula; ambedue gli ingressi sono tuttora esistenti.

Nelle due foto su riprodotte vediamo i due ambienti che compongono l'oratorio; quello più stretto, ex presbiterio dell'Oratorio, ha la volta a botte; quello più ampio e quadrato, un tempo aula dei fedeli-confratelli e che attualmente ospita gli altari, presenta la volta a vela; ambedue le volte sono rette da pilastri di pietra locale.

L'ambiente rettangolare già presbiterio ha nelle pareti laterali due nicchie, in una delle quali (in quella di destra) era esposta (fino al 2018) alla devozione la statua di San Sebastiano, da alcuni studiosi attribuita allo scultore andriese Francesco Paolo Antolini (seconda metà del Settecento).
Nel luglio del 1937 il fotografo A. Ceccato la riprese per conto della Sovrintendenza ai Beni Culturali; la fotografia, qui riprodotta a sinistra delle altre due, la mostra in più che buone condizioni e non evidenzia necessità di restauri; anzi mostra un ramo dell'albero a cui è legato il Santo che oggi più non esiste, oltre alle frecce integre e ben posizionate.
Attualmente (11/2022) la statua di San Sebastiano, restaurata dallo "Studio D'Arte e Restauro di Iaccarino Luigi Valerio e Zingaro Giuseppe S.n.c.", è posta alla venerazione dei fedeli sull'altare elevato sulla parete sinistra dell'oratorio.

Nella parete ampia che ospitava l'altare principale dell'oratorio si aprono due porte, una delle quali è quella di accesso all'oratorio dalla piazza, l'altra dà in un piccolo disimpegno; tra le due porte è ricavata un'altra grande nicchia, attualmente vuota.

Encomio di mons. Eugenio Tosi alla Congrega del Purgatorio
[Encomio di mons. Eugenio Tosi alla Congrega]

Nell'Ottocento questo ambiente rettangolare, abbiam detto, era il presbiterio dell'Oratorio;
davanti alla grande nicchia attualmente vuota c'era l'altare dell'oratorio, sotto il quale era visibile l'urna del Cristo morto riposta in tale nicchia.
Nelle due nicchie laterali, analogamente al presbiterio della adiacente Chiesa, erano esposte alla venerazione due statue: l'Addolorata, che nel venerdì santo era portata in processione con le altre, e il già indicato S. Sebastiano.
Sull'altare c'era il Gesù crocifisso; come dossale c'era una tela raffigurante la Natività di Maria, alla quale era intitolata la Confraternita della Morte, quivi residente ed officiante.
Ecco infatti la descrizione dell'oratorio ai tempi del Borsella:

“Nell’entrare in sagrestia a manca vi è un Oratorio con altare di pietra, sul quale si erge una croce con Gesù chiodato, sacro in epoca vetusta a S. Onofrio,
in cima scorgesi la nascita della Verginella Maria; S. Anna adagiata in letto modesto; S. Gioacchino ilare per quel felicissimo parto, e delle fantesche che rasciugano i pannolini al focolaio. Non saprei come lodare la mano del pittore, per le figure espresse al vivo, e per le mosse di esse che parlano agli occhi.
Lateralmente all’altare, stanno elevate due nicchie di cristallo contenenti l’Addolorata, e S. Sebastiano, lavori dei nostri valenti artefici.
Nel paliotto, l’urna di cui fu fatta parola, in cui giace il buon Gesù
.”

[tratto da “Chiesa di San Sebastiano o della morte”, in “Andria sacra”, di Giacinto Borsella, Andria, tip. F. Rossignoli, 1918, pp. 254-255].

Nel primo Novecento la Congrega del Purgatorio era tanto attiva che mons. Eugenio Tosi, vescovo di Andria dal 1916 al 1922, il 10 settembre 1918 ritenne opportuno encomiarla con una breve dedica sotto una sua foto (dello studio fotografico milanese "Varischi & Artico", qui riprodotta a sinistra).

       
[Le altre tre statue della processione dei Misteri:   Gesù Crocifisso, che era sull'altare dell'oratorio; Gesù nel sepolcro, ... nella nicchia dietro tale altare, l'Addolorata nella nicchia di sinistra - foto Sabino Di Tommaso, 05/2021]

Oggi nell'ambiente quadrato con la volta a vela, già aula dell'Oratorio (foto in alto a destra), osserviamo due altari, realizzati a fine Ottocento; fino agli inizi del Settecento sulla parete presso l'uscita all'atrio laterale c'era, vedremo, un altare dedicato ai Ss. Leonardo e Antonio di Padova, eliminato nel 1711 da mons. Adinolfi; atttualmente è ivi fissato un altare datato 1876.
Presso l'accesso alla sacrestia della Chiesa è posto l'altro altare dell'Ottocento, eretto dalla Confraternita della morte, come può individuarsi dallo stemma posto sui piedistalli laterali.


[L'oratorio visto dall'antica nicchia del "Gesù morto" con gli altari, ivi spostati (forse) da fine Ottocento - foto Sabino Di Tommaso, 05/2021]

Le vicende degli altari dell'oratorio.
Nell'Oratorio, abbiam detto, esistevano due altari, almeno dalla fine del Seicento; uno, il principale, dedicato alla Natività di Maria, l'altro allora dedicato ai Ss. Leonardo e Antonio di Padova.
Mons. Francesco Antonio Triveri il 7 dicembre 1694 visita l'Oratorio, ispeziona i due altari e chiede la demolizione di uno di essi per carenza di suppellettili;
vi trova inoltre le statue della passione che si portano in processione (Le trova qui forse perché non esistevano ancora le quattro nicchie nel presbiterio della Chiesa, in gran parte rifatta nel Settecento, nicchie nelle quali le vede poi il Borsella).

“In eo adsunt duo Altaria, alterũ Beat.[issi] Virginis Mariæ titulo deo dicatũ, alterũ verò sub titulo Ss.[ancto] Leonardi, et Antonij de Padua;
et quia neutrum illorũ erat sufficienti sacra suppellectili ornatũ,
Decre. fuit. Quod alterũ illorũ demoliat[ur] maximé attenta loci, seu Oratorij angustia, et alt.[er]ũ sufficientèr ornet[ur].
In capite dicti Oratorij adsunt quædam Statuæ representantes misteria principalia Passionis D. N. I. C. quæ die Veneris S.[ancti] processional.[ite]r deferent[ur] p[er] Civitatẽ, quæ Statuæ sunt devoté, et ad pietatem monentes.”

Il 28 ottobre 1711 visita l'Oratorio mons. Nicola Adinolfi; trova anch'egli due altari:
nel presbiterio l'altare dedicato alla Natività della Beata Vergine Maria, sul quale tuttavia ordina di sospendere le celebrazioni finché non si ripara l'umidità esistente nella volta;
probabilmente sulla parete sinistra un altro altare da demolire con un quadro del Carmelo.
vede inoltre sotto l'altare della Natività di Maria il simulacro di Nostro Signore Salvatore giacente in una urna sepolcrale formata da speciali vetri ben connessi e fissati.
Nello stesso Oratorio visita anche tutte le statue rappresentanti i misteri della dolorosissima passione di Cristo.

“… attentiss.[i] illud inspexit, et plura decrevit:
P.[ri]mo esse totum dealbandum imò et tunica præcedente, si opus fuerit, cũ nimis conspurcatũ fornix pluviarũ antiqua humiditate inventũ fuerit et donec id fiat cessari à Divinis in Altari Nativitatis B.[eatissimæ] V.[irginis] in capite d.[ic]ti Oratorij collocatum, intra quod Salvatoris D.[omi]ni N.[ost]ri simulacrum in monum.[en]to iacentis, et specialis vitreis benè plumbate contextis custoditur devotèque inspiretur, præcepit.
2. Observavit paritèr in eodem or.[atori]o alterũ Altare cum Icone S. Mariæ de Monte Carmelo, quod omninò removeri decrevit, …
3. Visitavit quoque in eodem Oratorio omnia Simulacra misteria dolorosissimæ passionis Christi representantia, quæ benè conservantur.”

Mons. Cherubino Tommaso Nobilione il 5 settembre 1738 trova la Chiesa messa a nuovo e nell'Oratorio l'altare della Natività spostato presso la porta della sacrestia.
Intima che venisse da lì rimosso ed eretto nel presbiterio dove anticamente (prima cioè che vi si stabilisse la Confraternita) era la sacrestia (della Chiesa), ciò affinché le donne che ascoltavano le sacre funzioni non girassero gli occhi sugli uomini presenti in Sacrestia.

“In Oratorio verò d.[ict]æ Confraternitatis Mortis, propè d.[ic] Ecclesiam erecto mandavit amoveri Altare Nativitatis B.[etaissim]æ M.[ari]æ Virginis erectũ, et positũ propè ianuã Sacristiæ, illudq[ue] construi in capite Oratorij, ubi antiquitus erat Sacristia, et hoc né mulieres sacrum audientes oculos divertant ad homines manentes in Sacristia, …”

Altare della Confraternita        Altare del 1876
[L'altare della Confraternita e l'altro altare del 1876 - foto Sabino Di Tommaso, 5/2021]

In sacrestia, presso la porta di accesso all'oratorio è infissa al muro una piccola e antica acquasantiera in pietra locale, retta dal palmo di una mano destra, che invita(va) il celebrante a segnarsi prima di recarsi all'altare.

antica acquasantiera sulla porta della sacrestia
[antica acquasantiera sulla porta della sacrestia - foto Giuseppe D'Abrosio, 3/2024]