vicende storiche

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L'Annunziata in un dipinto del Settecento
L'Annunziata e il suo territorio in un dipinto del Settecento [elaborazione elettr. su foto di. Sabino Di Tommaso - 2012]

Vicende storiche

La Chiesa dell’Annunziata
prima della sua devastazione ad opera degli Ungheri

In base ad alcuni resti architettonici e lapidei (di seguito illustrati in foto) si potrebbe ipotizzare che la Chiesa dell’Annunziata, fino alla sua devastazione avvenuta nel 1350 ad opera degli Ungheri, fosse orientata nella direzione Est-Ovest con ingresso a portico raggiungibile dall’attuale via S. Maria Vetere, distendendo così la sua aula all’incirca sul sito dell’attuale presbiterio.

capitello sx del vestibolo    volta a crociera del probabile portico-vestibolo   altra volta a crociera del probabile portico-vestibolo
[le due volte e un capitello  degli ambienti del portico-vestibolo - elab. elettr. su foto Sabino Di Tommaso, 2012 / 2020/2022]

Qui sopra sono riprodotti i particolari di due (delle probabili tre) volte, un capitello ed alcuni peducci, facenti parte di detto elegante portico-sagrato di accesso alla primitiva chiesa; la pianta attuale degli ambienti oggi ivi insistenti (parte di pianta riprodotta sotto) invita a supporre che il portico potesse essere composto da tre volte costolonate in stile romanico, rette anteriormente da alcune colonnine: ad oggi tuttavia solo due delle tre volte sono costolonate ed evidenziano resti di colonnine murate nelle attuali strutture di sostegno.

pianta attuale (2022) della Chiesa dell'Annunziata
[pianta attuale (2022) del presbiterio dell'Annunziata, probabile sito della Chiesa esistente nel XII secolo al posto dell'attuale presbiterio - elaborazione elettr. di Sabino Di Tommaso]

Tale antica Chiesa dell’Annunziata potrebbe pertanto risalire a non più tardi del secolo XII, periodo in cui ricade la lapide (foto sotto) attestante che nel 1173 già esisteva nella Chiesa un altare dedicato al SS. Sacramento, nonché lo stemma dell’Università di Andria (foto più in basso), citata nella relativa iscrizione come obbligata ad ottemperarne gli obblighi sottoscritti.
Detta iscrizione fa quindi risalire l’antica chiesa ad un periodo non solo antecedente gli Angioini con i Del Balzo, ma anche precedente gli Svevi.

Si può inoltre supporre che l’annesso ospedale per i pellegrini, documentato nel 1387 (di seguito dettagliato), affiancasse a destra la chiesa ed avesse il suo ingresso, opportunamente, sulla sottostante via che da Porta della Barra menava a Canosa.
Infatti nei secoli XII-XV, periodo qui considerato ma certamente anche nei secoli precedenti, la carrareccia-mulattiera, che sul lato sinistro del rivo-canale Aveldio dal borghetto fuori mura intorno all’eremo di S. Onofrio (o a quanto di esso esisteva) e a Madonna della Grazia con relativo monastero lambiva l’Ospedale dei pellegrini annesso alla Chiesa dell’Annunziata, proseguiva attraverso i suoi diverticoli più importanti verso la via Traiana, trovando sede di massima, o nell’attuale via che per Trimoggia-Grotta dell’Angelo-Chiesa del Salvatore (documentata esistente già nel sec. XII), oppure nella mulattiera per Monte Faraone (con percorso iniziale in Andria attraverso le attuali Via Annunziata, Via Trimoggia, Via Pietro Normanno e poi, come detto, o Via SS. Salvatore [SP.43], o Via Monte Faraone). Evidentemente, incrociando l’antica arteria lastricata romana (la citata Via Traiana) presso la “stazione di posta - mutatio” detta “ad Quintum decimum”, permetteva al viandante di raggiungere da lì varie località, la più prossima ed importante delle quali era Canosa, ma anche Minervino, Corato, Ruvo, … .

Dopo il 1350 (e/o anche dopo il devastante terremoto del 5-30 dicembre 1456) i Del Balzo – d’Aragona riedificarono l’Annunziata, essendo stata, come appena detto, quasi interamente demolita dai citati Ungheri; i duchi la eressero a tre navate, ma con ingresso da via Canosa, al posto o a fianco dell’ospizio dei pellegrini. Ipotizzo anche la possibilità che Chiesa  sia stata riedificata al posto dell'ospizio perché di quest'ultimo non si hanno più notizie dal 1387; inoltre la Chiesa, che sul maestoso arco di accesso al presbiterio reca la data del 1490, nel 1608 fu trovata ancora a tre navate, sia pure parzialmente in rovina, e tale descritta da mons. Antonio Franco nella sua relazione sullo Stato della Chiesa di Andria, allegata alla “Visita ad limina” del 1608, sotto citata.


La sua storia raccontata da un esemplare e appassionato vescovo di Andria: mons. Lanave

Raccontiamo ora brevemente i trascorsi storici dell'Annunziata utilizzando il piacevole (a leggersi) "sguardo al passato" di Mons. Giuseppe Lanave, tratto dal testo citato in calce.

"Nell'anno 1000 Andria non esisteva come città. Era formata da borghi sparsi nella pianura, che dal mare saliva verso Castel del Monte ... Nella zona che fu poi circondata da mura vi erano rialzi e colline. Vedi ad esempio quella del Castello (oggi Porta Castello); quella dell'attuale Carmine (allora, nel 1000, era una casa estiva di un privato); quella di Gesù Misericordia che dall'alto si affacciava sulle Croci, cripta scavata in un ,asso di tufo.
frammento prima chiesa lapide del 1179 che ricorda testamento 1173 Base del Crocifisso dell'antico Altare Maggiore
alcuni reperti della prima chiesa, distrutta dagli Ungheri nel 1350 [le immagini non sono riprodotte nella stessa scala] - foto Sabino Di Tommaso, 2012
La Chiesa della Annunziata era anch'essa situata su di un colle. Era piccola, a tre navate. Attualmente di questa chiesa distrutta nel 1350 dai soldati Ungheri restano due porte laterali, sulla facciata, murate, che lasciano intravedere nella parte superiore un arco spezzato, gotico. D'intorno il piano doveva essere molto più basso dell'attuale (forse una decina di metri più giù). ... .
La chiesa del 1000 dominava sulle case intorno verso le quali scendevano i fianchi della collina. Su di uno di questi lati in discesa, nel tardi quattrocento, si alzava la edicola con la Madonna della Pietà.
Guardando nel basso, la chiesa dominava i dintorni molto più bassi. A sinistra, interrate dovevano trovarsi la chiesa e il monastero di S. Onofrio, abitato da eremiti (oggi Purgatorio o S. Sebastiano) e di dietro l'Annunziata, forse più in basso ancora, si stendeva il monastero delle Basiliane, Chiamato di S. Tommaso.
Naturalmente l'acqua che scendeva dalle Murge seguiva i percorsi naturali. Scivolava sui fianchi delle zone collinose e riempiva gli avvallamenti. ... .
Nella zona dell'Annunziata si osserva il canale che viene dalla zona di S. Angelo, che attraversa la parte dietro il Purgatorio, s'inoltra fin dopo il macello e va a sboccare nella vallata dietro La Madonna dei Miracoli
.
Nel 1042 la Puglia cadde sotto il dominio normanno ... A Pietro il Normanno spettò la contea di Trani, in cui stava Andria. ... Pietro il Normanno la fortificò. Vi accorsero gli abitanti dei borghi che erano intorno ad Andria. I villaggi abbandonati furono distrutti. Case, fabbriche, chiesette furono demolite. Scavando ancora oggi se ne scoprono i resti. ... Rimasero fuori delle mura il rione S. Lorenzo e quello di S. Onofrio (l'Annunziata, S. Sebastiano, S. Tommaso). ...
Nel 1350 l'Annunziata, S. Onofrio, S. Tommaso furono devastati ed incendiati.
La regina di Napoli aveva strangolato il marito Andrea, fratello del re degli Ungheri, Ludovico. Questi scese in Italia per vendicarsi. ...
Gli Ungheri portavano via (rubavano) quanto c'era di prezioso e bruciavano il resto. È anche per questo che Andria è priva di documenti del passato
.
Quando re Ludovico ritornò in Ungheria anche la regina Giovanna tornò a Napoli e Beltrando in Andria. Tornarono questi con la preoccupazione di ricostruire quanto era stato distrutto e di lenire le ferite aperte dalla violenza degli Ungheri. Fu ricostruito il monastero delle Basilane. Vi andarono ad abitare le Benedettine. Fu riedificato S. Onofrio. Fu rialzata la SS. Annunziata.
... Durante l'invasione degli Ungheri (1350) la Chiesa venne quasi del tutto distrutta ed incendiata. Rimasero la parte bassa del prospetto, sull'attuale via dell'Annunziata, con i tre ingressi, due ambienti della sacrestia, che allora si affacciavano sulla strada, e due pilastri (e capitelli) di base dell'arco, che separava il transetto dalle navate.

La ricostruzione ebbe inizio subito dopo l'allontanamento degli Ungheri. Fu cambiato l'impianto, probabilmente per mancanza di materiale da costruzione.

stemma dell'Università di Andria capitello dell'arco presbiteriale acquasantiera
[uno dei più antichi stemmi di Andria e alcune sculture del periodo angioino e aragonese [le immagini non sono riprodotte nella stessa scala] - foto Sabino Di Tommaso, 2012]

affresco della Madonna della pietà
l'affresco della Madonna della Pietà, prima del restauro
(operato da Francesca Pellegrino nel 1997)

Il duca [Francesco del Balzo, figlio di Beltrando] fece riedificare la Chiesa, eresse gli altari, fece risarcire il pavimento. Dotò la chiesa di alcuni fondi. Il presbiterio e il coro furono costruiti posteriormente sotto il ducato del suo pronipote Francesco II del Balzo [duca dal 1431 al 1472], a spese però del Comune di Andria, che vi appose lo stemma, quello stesso che è sulla spalliera della sede centrale del celebrante.
La Chiesa diventò ad una navata sola. [1] Sui due robusti pilastri che delimitavano il transetto fu innalzato un notevole arco ogivale. Siamo ormai nel 1490 [duca Federico d'Aragona, dal 1487 al 1501]. Già dal 1200 si famigliarizzava con l'arco acuto. ...
1495 marzo, fuori Porta La Barra.
Dalla parte sinistra di chi guarda la Chiesa dell'Annunziata, all'uscita dalla sacrestia, rivolta verso la piazza, vi era una Cappelletta. Nel suo interno, sul muro di fondo, era dipinta una Madonna che, con dolore, contemplava il Figlio Crocifisso
.
La città era custodita da un presidio di soldati francesi. In una sosta, essi giocavano compromettendo il danaro di cui disponevano. Uno di essi perdette quanto aveva. Si infuriò. Gettò la sua arma contro la Madonna. La colpì all'occhio sinistro. La Madonna si fece scudo con la mano.
Questo sorprendente gesto fu notato. La gente si commosse. Reagì contro il soldato. Si decise di trasferire la immagine in chiesa. La si tagliò nel tufo, la si ingabbiò in legno, la si trasportò e la si collocò vicino al presbiterio nella parte sinistra di chi guarda l'altare.
Questa Immagine era ormai venerata da tutto il circondario. Il Comune a sue spese innalzò un notevole altare composto di frammenti di pregevole esecuzione scolpiti da un diretto discepolo del Laurana. Questi era stato probabilmente alla corte dei De Balzo (1472-73), esercitò una notevole influenza sull'ambiente artistico locale anche a seguito di qualche stretto seguace rimasto in Puglia che può essere stato l'autore dei frammenti che ornano l'altare della Madonna.
Il miracolo fu ricordato ogni anno. L'ultima relazione fu redatta da mons. Triveri nel 1694.

[testo di Giuseppe Lanave tratto da " La chiesa dell'Annunziata di Andria", Grafiche Guglielmi, Andria, 1996, pagg. 1-7]

i due ingressi (murati) alle originarie navate laterali
Da notare i due ingressi (murati) alle originarie navate laterali (il portale appare rinascimentale) - foto Sabino Di Tommaso, 03/05/2022

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Alcuni documenti scritti

Il primo documento scritto disponibile è quello scolpito su una lapide [foto sopra], attualmente affissa a destra entrando nella cappella del SS. Sacramento, che si apre sul lato sinistro della chiesa.
In esso si attesta che "un benefattore, Francisco Romonditio, nel suo testamento del 1173 aveva lasciato all'Università (=Amministrazione Comunale) di Andria il suo denaro, affinché pagasse alla Collegiata dell'Annunziata annualmente sei ducati (prelevandoli) dalle pubbliche rendite ed imposte, per tenere perennemente accesi una lampada e ceri davanti all'altare del SS. Sacramento. Affinché questo legato fosse soddisfatto in perpetuo il Sindaco ed il Magistrato stesero un pubblico documento nell'anno 1179. Conseguentemente i Capitolari apposero per riconoscenza questa lapide".

D. O. M.
Francisco Romonditio Quod Pia Munificēta
Ab Anno: CIƆCLXXIII Testamento reliquit
Ut Hujus Sacri Collegii Ad Aram SS: Sacramenti
Pro Perenni Lampadis Lumine Et Ceræ Consumsione
Andriæ Universitas Cui Pecuniam Suam Crediderat
Quotannis Ducatos Sex
Ex Publicis Redditibus et Vectigalibus Solveret
Et Quod Eius Votis ut Perpetuo Fieret satis
Syndicus et Magistratus Publici Instrumēti Adstipne.
Ab Anno: CIƆCLXXIX Cautum Fecerunt
Capitulares Monumeum. Hoc Gratitudinis Ergo Posuere

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Il secondo documento, del 1378, ci è riferito da Giuseppe Ceci, che, parlando delle “Le Istituzioni di Beneficenza della Città di Andria”, [in “RASSEGNA PUGLIESE di Scienze, Lettere ed Arti”, ed. Valdemaro Vecchi, Trani, 1891, vol. VIII, pag. 75], scrive:
"Sulle istituzioni di beneficenza, fiorite in Andria durante il medio-evo, non ci restano che poche ed incerte notizie. In questa città, come in tutte le altre di qualche importanza in quel tempo, la carità era largamente praticata dai monasteri e dai capitoli dei canonici, e anche qui vi furono quegli ospizii, che, sorti per solito accanto alle chiese, per impulso della religione, accoglievano i pellegrini, i poveri, i fanciulli abbandonati, qualunque specie di indigenti. Parte di essi riuscirono a formarsi un patrimonio, onde poter continuare a vivere, quando le oblazioni non furono più tanto copiose e frequenti, e venne ed affievolirsi l’ardore della carità negli ecclesiastici; parte sparirono. Tra questi ultimi deve annoverarsi l’ospedale, che era annesso alla chiesa dell’Annunziata, fuori le mura della città e a poca distanza dalla porta della Barra, e del quale è parola in una pergamena del 24 ottobre 1378. E trascritto su di essa il testamento di Chiuriana Albanese, che tra gli altri legati lasciò due tarì di oro all’ospedale anzidetto. (In nota: Questo testamento fu stipulato in Andria dal notar Errico del giudice Leone de Grimaldo il 24 ottobre, della 1ª indizione, 1378, anno 36 del regno di Giovanna I. È conservato nell’Archivio della chiesa collegiale di S. Nicola, il solo di tanti Archivii Andriesi di chiese e monasteri, le cui carte non sieno state bruciate in uno dei non rari saccheggi patiti dalla città, o lavate per purgarle dal contagio dopo le epidemie, pur troppo auch’esse non infrequenti nei tempi andati. Ho avuto agio di studiare quelle carte per gentile consenso del Prevosto D. Michele Patruno e dei Canonici di S. Nicola, del che rendo loro le maggiori grazie)."

Del 1420 è il testamento di Francesco I del Balzo (se non lo si considera apocrifo) riportato dal D'Urso nella sia “Storia della Città di Andria”, nel quale testamento il Duca tra le sue ultime volontà scrive:

“Item lasso ai Cappellani Sacerdoti della Chiesa di S. Maria della Nunziata extra Moenia oncie quindici per una Messa Cantanda per l’anima mia pro una vice tantum.”


Il successivo documento è la data, 1490, scolpita ai piedi dello stemma aragonese sul capitello destro [foto sopra] del grande arco di accesso al presbiterio; tale data inequivocabilmente, attesta che tale arco, e quindi probabilmente il presbiterio del tempo, è stato eretto durante il ducato di Federico d'Aragona.
Nello stesso periodo storico a questo documento si affianca, l'acquasantiera, oggi tabernacolo, [foto sopra] che con gli stemmi su essa scolpiti testimonia i committenti, Del Balzo - D'Aragona - Università di Andria, di alcune opere nella chiesa realizzate.
La committenza angioina di alcune parti della chiesa può essere rilevata anche dai grandi frammenti di decorazione [foto sopra], su cui sono scolpiti a bassorilievo incavi trilobati, sormontati da tondi o rosette pentalobate.

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La Chiesa dell'Annunziata, oltre che nella lapide su citata, successivamente è documentata come Collegiata nel 1590, come può rilevarsi dalla Visita ad Limina [2] del vescovo del tempo Luca Antonio Resta. Egli pur non dicendo espressamente che è una chiesa Collegiata ne elenca le caratteristiche proprie di una Collegiata, fornita di un priore ed un certo numero di Ecclesiastici che recitano in coro quotidianamente l'ufficio divino.

[trascrizione dell’originale latino] [traduzione]

Andrien’ Visit. Lim. die X May 1590.

Ill.mi et R.mi D.ni.

Lucas Antonius Resta E.[piscop]ũs Andrien’ ea qua decet reverentia et obedientia Constit.[utio]ni S.[um]mi D.[omi]ñi N.[ost]rĩ Sisti Quinti de visitandis liminibus Ap.[sto]lorum obedire studens ad ipsa Ap.[sto]lorum limina hac de causa se contulit de qua re extat publici Notarij Instrũ[mentu]m cum hac relatione coniunctum.

Andria Civitas posita est in Regno Neapolitano in Provincia Terris Bari sub dominio Ducis di[ct].ae Civitatis cognosi… in spũalibus Ecclesiam Metropolitanam Tranen’ habensq[ue] focularia fore quatuor millia quae faciunt numeri animarum 13000m.
Preter di[ct]ãm Civitatem nullum alium locum pro Diocesi habet.

Ad di[ct]ãm Eccl.[es]ĩam Andrieñ[sis] ipse E.[piscop]ũs octo ab hinc annis translatus fuit.
… .

… … …

Ecclesia Annunciationis B. V.

Prope et ex’[tra] Civitatem adest Ecc.[lesi]a Annunc.ni B.[eatæ] V.[irginis] dedicata cui inserviunt nonnulli praesbiteri quorum unus est Prior qua est prima et unica Dignitas officiũ divinum quotidie in Choru recitando et missam canendo. Habet suos redditu qui consistunt in distributionibus quotidianis.
Ipsa Ecc.[lesi]a est suffi[cienter] ornata sacris ornamentis.

Non administran.tur sacramenta in di.[ct]a Ecclesia preter confessionem per Sacerdotes approbatos.

Andria, “Visita ad Limina”, 10 maggio 1590

Ill.mi e R.mi Signori

Luca Antonio Resta vescovo di Andria, dovendo rispetto ed obbedienza alla norma della visita alle tombe degli Apostoli (detta “visita ad limina”) emanata dal Nostro Sommo Pontefice Sisto V, desiderando obbedire si portò a tale visita, come risulta dal pubblico atto notarile allegato a questa relazione.

La Città di Andria si trova nel Regno di Napoli, nella Provincia di Terra di Bari retta dal Duca della stessa Città, suffraganea della Chiesa Metropolitana di Trani, composta da quattromila (fuochi) famiglie, che corrispondono a tredicimila anime (abitanti).
Oltre la predetta Città nessun’altra località fa parte della Diocesi.

Questo Vescovo fu trasferito in detta Città di Andria otto anni or sono.
… .

… … …

La Chiesa dell’Annunziata

Presso e fuori della Città c’è la Chiesa dedicata all’Annunciazione della Beata Vergine, dove alcuni sacerdoti, dei quali uno è Priore ed unica Dignità, prestano servizio recitando nel coro giornalmente il divino ufficio e cantando la messa. Ha propri redditi che consistono nelle quotidiane distribuzioni.
Questa Chiesa è sufficientemente provvista dei sacri ornamenti.

In detta Chiesa non si amministrano i sacramenti tranne la confessione da sacerdoti approvati.

stralcio dall'originale della visita ad limina del 1590

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Nel 1608 il Vescovo Antonio Franco nella sua relazione sullo Stato della Chiesa Andriese [inviata alla S. Cong. Conc. nella Visita ad Limina"], descrive l'Annunziata del suo tempo come una chiesa molto antica, avente tre navate divise da colonne, col tetto in muratura deteriorato dalle piogge, tanto che di quello della navata destra se ne teme il crollo.
Inoltre il vescovo nella visita trova una sacrestia piccolissima e scomoda, carente dei paramenti necessari alle sacre funzioni.
Vede inoltre una torre campanaria fornita di due campane ...
Non ha il fonte battesimale, nè l'autorità di somministrare i sacramenti [battesimi, nozze, estrema unzione].
.

[trascrizione dell’originale latino] [traduzione]

Sacræ Cong.[regatio]ni Ill.mo[rum] R.mo[rum] DD. Cardinaliu’
Concilij Tridentini Interpretum

Visitatio liminum per procu’[rato]rem E[pisco]’pi Andrien’[sis]


Relatio status Ecc.æ Andrien’ facta
per me Antoniu’ Francu’ dictæ Civita-
tis Episcopu’ in Visitatione sac.[rorum]
liminum Anno D.[omi]ni M.DCViij

Relationem facturus Cathedralis Ecclesiæ Andrien’, relictis, quæ ad ipsius Civitatis situs, ædificior[um] magnificentiã, aliaq[ue] sæcularia spectans, tantumodo ea, quæ ad sp[i]ri[tu]alē regimen pertinent, tractabo.

… … …

Est etiam extra mœnia Civitatis altera Ecc.[lesi]a Colleggiata sub titulo S. Annuntiatæ, satis antiqua, tres habens naves columnis divisas, fornicem lapideu’, et tectu’ pluvijs obnoxium. et tectu’ navis dexteræ adeo collabit.[ur], ut illuc accedentibus ruina animaru’ videatur. Curavi et institi ut reficeret.[ur] sed cum sit de Iure patronatus cõmunitatis quæ Ep[iscop]u’ semper est infesta, ni miru' si neat;
Habet sachristiam angustissima’ et incomoda’, indigens paramentis ad divinu’ cultu’ necessarijs;
Habet turrim sacrã du[a]bus campanis;
Haec Ecc.[lesi]a videtur est receptitia, non habet canonicos, et Presbiteri vivunt ex massa capitulari, quorum numerus non est praefinitus; sed ad participationem admittunt[ur] omnes qui sacris ordinibus sunt initiati, et servitium prestant[ur] à quolibet iuxta sui ordinis susceptionem.
Habet tantumodo una’ Dignitatē, q[uæ] est Prioris; inservit[ur] ab omnibus ut dictum est de aliis duabus Ecclesiis, et missis privatis eodem modo satis fit, et annotatur.
Non habet fontem baptismate, neq[ue] sacramentor[um] administratione’.
Sunt in dicta Ecc.[lesi]a aliquis beneficia tenuissima de Iure patronatuus laicor[um], et de ordinaria collatione.

Alla Sacra Congregazione degli Ill.mi R.mi Signori Cardinali
interprete [dei canoni] del Concilio di Trento

Visita ai sepolcri apostolici del Vescovo Andriese, tramite procuratore


Relazione sullo Stato della Chiesa di Andria
di Antonio Franco Vescovo di detta Città
redatta per la [triennale] visita in Roma
alle Basiliche di S. Pietro e Paolo nell’anno del Signore 1608

In questa relazione dello Stato della Chiesa Cattedrale Andriese, omesso quanto riguarda la stessa Città, la magnificenza dei palazzi e le altre informazioni della vita civile, parlerò soltanto di ciò che attiene alla sfera spirituale.

… … …

Fuori delle mura della Città c’è l’altra Chiesa Collegiata dedicata alla SS. Annunziata, molto antica, con tre navate separate da colonne, [l'arco della] volta in pietra, il soffitto deteriorato dalla pioggia, e quello della navata destra quasi crolla, così che ivi si teme sciagura per chi vi accede. Mi preoccupai ed insistetti che fosse riparato, ma poiché è sotto il Patronato dell’Università, sempre in lite col Vescovo, non strano che si defilasse(?);
Ha una sagrestia strettissima e scomoda, è carente dei paramenti necessari al culto divino;
Ha il campanile con due campane;
Questa Chiesa mostra di essere recettizia, non ha canonici, i Presbiteri vivono dalla massa capitolare e il loro numero non è prefissato; tuttavia tutti quelli titolari degli ordini sacri sono ammessi alla partecipazione ed il servizio è da ognuno prestato secondo il proprio grado.
Ha una sola Dignità, che è il Priore; tutti prestano servizio così come s’è detto  per le altre due Chiese, e le messe private sono celebrate ed annotate nello stesso modo.
Non ha fonte battesimale, né l’amministrazione dei sacramenti.
Esistono in detta Chiesa alcuni scarsissimi benefici sia appartenenti al patronato dei laici, sia spettanti alla raccolta ordinaria.

stralcio dall'originale della visita ad limina del 1608

Nei restauri eseguiti negli anni Sessanta del Novecento emersero le basi delle colonne intermedie tra le navate; nella posa in opera del nuovo pavimento furono segnalate con pietre dotate dei quattro bulloni angolari per il loro sollevamento.

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È probabilmente verso il 1659 che la Chiesa dell'Annunziata ha un organo nuovo (Due anni dopo della Chiesa di S. Nicola, 1657), ma i vari storici locali dell'Ottocento non ne parlano. Nella Visita Pastorale del 15-16 settembre 1659 Mons. Alessandro Egizio [3] si sofferma sull'organo, che verifica essere stato pagato dal devoto Carlo Albanese (allora vivente), la cui tomba sarà poi tumulata nel pavimento del presbiterio (presso l'organo quindi da lui elargito) nel 1712.

[trascrizione dell’originale latino] [traduzione]

Die 16 m.[ensi]s sept.[emb]ris 1659

Visitavit exinde organũ quod est pariter factũ a latere sinistro Eccl.[esi]æ expensis Devoti Caroli Albanesis illudquæ Ill.[ustrissi]mus D.[omi]nus laudavit.

16 settembre 1659

Di seguito visitò l’organo che è anch’esso sul lato sinistro della Chiesa, realizzato a spese del devoto Carlo Albanese, e l’Ill.mo Signore espresse lode.

Lo stesso prelato poi nella relazione stesa per la "Visita ad limina" del 18 Febbraio 1661 scrive:

[trascrizione dell’originale latino] [traduzione]

Adest et[iam] altera Colleg[ia]ta Ecc[lesi]ª SS. Annunt[iatio]nis extra mœnia, in qua adest una Dig[ni]tas s[cilicet] Prior, X Sacerd[o]tes et octo Cl[eri]ci;
adest Campanile, et organũ de recenti confectũ.
... ... ...

Andriæ die decimo octavo februarii 1661.

Emin.rũ VV. R.marũ

Devotis[simus] et humilli[mus] Ser[vu]s
        Alex Ægiptius E[pisco]pus Andriensis

Fuori dalle mura esiste un’altra Chiesa Collegiata della SS. Annunziata, nella quale c’è una Dignità, il Priore, 10 Sacerdoti e otto chierici; c’è il campanile e un organo da poco realizzato.
... ... ...

Andria 18 febbraio 1661.

delle Eminenze Reverendissime

Devotissimo e umilissimo servo
Alessandro Egizio Vescovo di Andria

stralcio dall'originale della visita ad limina del 1661

Nel 1694 mons. Triveri indica, nella sua "Visita Pastorale", dove era allocato l'organo: "In Presbyt.o a lat.e epistulae positum est organum, cuius cantoria est de tabulis sufficienter elaboratis."

L'organo con relativa cantoria non poggiava sul pavimento, ma, come d'uso, ad esso vi si accedeva attraverso una piccola scala lignea posta nel presbiterio (in cornu epistolae), come risulta dalla Visita pastorale di mons. Gian Paolo Torti del 1722, che lamenta la precarietà e la consunzione di tale scala e la necessità di porre un divisorio tra essa e l'accesso alle sepolture.

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Nel 1748 il vescovo Domenico De Anellis, nella sua triennale relazione alla Sacra Congregazione dei Riti per la Visita ad Limina, quando giunge a riferire sulle due Collegiate di San Nicola e della SS.ma Annunziata descrive il coro. Sia l'una che l'altra chiesa - scrive il vescovo - ha il suo coro dietro l'altare maggiore, con un duplice ordine di stalli con uno più elevato nel mezzo, riservato quest'ultimo al Prevosto o prima dignità nella chiesa di San Nicola; al Priore, o unica sua Dignità, nella chiesa dell'Annunziata.
"... ... ...
# In Dei nomine. Amen. #
Nos Dominicus De Anellis Patricius Civitatis Andriae, Dei, et S. Sedis Ap.licae grã Episcopus eiusdem mét Civitatis, ... accedens ad visitationē Sacrorum Liminũ ...
... ... ... ... ... ...
Utraque Ecclesia praedicta suum habet chorum post altare major, cum duplici stallorum ordine confectum, et sedia fixa magis elata in medio; prò Praeposito nempè prima Dignitate in Ecclesia Sancti Nicolaj, et in Eccl.a SS.mae Annunciationis prò illa sua unica Dignitate nomine Prioris.
Habet insuper sacristiam, cui in Ecclesia Sancti Nicolaj tres praesunt Sacristae, et duo in Ecclesia SS.mae Annunciationis,... ... ... , in Ecclesia SS.mae Annunciationis, unus est Sacerdos Sacrista major, et alter, sive Sacerdos, sive Diaconus, aut Subdiaconus Sacrista minor ... ... ... In Ecclesia SS.mae Annunciationis instituta est Confraternitas de Immaculata Conceptione SS.mae Virginis Mariae, munus tenens solemniter celebrandi triduum in honorem enunciatae Conceptionis antè suam festivitatem.
... ... ... ... ... ... ... ... ...
Andriae die 11 Mensis Maij 1748
".
stralcio dall'originale della visita ad limina del 1748

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In verità sin dalla prima (disponibile) Visita ad Limina del 1590 (su citata), inviata dal vescovo Luca Antonio Resta, si parla di un coro nella chiesa dell'Annunziata, ma non espressamente come struttura che ospita i Capitolari nella recita del Sacro Ufficio, ma semplicemente come quotidiana mansione della Collegiata.
Successivamente il vescovo Egizio nel 1659 scrive di aver trovato nella sua Visita Pastorale un coro in "ligno niveo" dietro l'altare maggiore, ma non lo descrive, dicendolo elegante e dotato di quattro libri per il Canto Gregoriano, due del Martirologio Romano, il Rituale Romano e il "Chori Directorium".
Nel 1694, effettuando la sua "Visita Pastorale", il vescovo Triveri trova un coro, arieggiato da due finestre, con sedili, sufficienti per i sacerdoti della Chiesa, ma molto vecchi e bisognosi di essere rinnovati; comunque la cosa per allora viene tollerata per la povertà in cui versa l'Annunziata. "Sedilia ad num.ũ Sacerdotũ d.ae Eccl.ae sufficere possunt, sunt satis antiqua, et renovat. indigent, sed attenta paupertate eccl.ae pro nunc toleran.tur."
È da presumere che il coro di cui scrive nel 1748 il De Anellis (oggi non più esistente) sia stato posto in opera successivamente, forse contestualmente all'altare di noce, ai primi del Settecento, dopo quelli realizzati dall'ebanista andriese Giuseppe Gigli per la Cattedrale, San Nicola, San Francesco, Sant'Agostino e San Domenico.

l'altare esistente fino al 1964, con dietro il coro

Il Borsella a metà Ottocento, parlando della chiesa dell'Annunziata, così descrive l'altare maggiore ed il coro:
"La credenza dell’altare maggiore è formata di noce, e di buona noce anche il coro, con teste di fiori in cima. Ha sedici stalli superiori ed in mezzo quello del Priore, unica dignità del Capitolo e dodici inferiori. È fatto a parallelogramma, e nei sedili superiori sonovi dei fregi dorati per ogni stallo."

[tratto da "Chiesa dell'Annunziata" in “Andria Sacra” di Giacinto Borsella, edito a cura di Raffaele Sgarra per i tipi di Francesco Rosignoli, 1918, pagg. 257-270]

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fonte battesimale del 1857
Nel 1857 l'Annunziata divenne Parrocchia (insieme alle chiese di S. Agostino, S. Domenico, S. Francesco ed alle già tali Cattedrale e S. Nicola) ad opera di Mons. Giovanni G. Longobardi; una lapide oggi affissa sulla parete di fondo ricorda il solenne rito d'inaugurazione. Elemento indispensabile alla funzione di Parrocchia è il fonte battesimale, che con lo stemma di quel Vescovo, inizialmente addossato alla parete sinistra presso l'ingresso [vedi piantina della Chiesa  del 1964 circa], è attualmente collocato nel presbiterio dove un tempo era l'altare dell'Incoronata.
Ecco il testo della lapide commemorativa:
D.O.M.
HAEC . AEDES . SACRA . VIRGINI . DEI . PARENTI
AB . ANGELO . SALVTATE
TEMPORVM . INIVRIA . DIV . SQVALENS
AMISSVM . SPLENDOREM . RECVPERAVIT
EX . QVO . ANTISTES . ANDRIENSIS
IOANNES . IOSEPHVS . LONGOBARDI
RELIGIONIS . CVLTOR . PRAEFERVIDVS
SEDEM . PAROECIAE . DESIGNAVIT
IN . EAQVE . FONTEM . BAPTISMATIS
SOLEMNI . RITV . INAVGVRAVIT
V . IDVS . OCT . AN . MDCCCLVII

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NOTE
[1] In realtà la Chiesa dell'Annunziata era ancora a tre navate nel 1608, come scrive mons. Antonio Franco nella citata sua visita ad limina di quell'anno.
[2] Le riproduzioni delle Visitae ad Limina sono tratte da "Microfilm DOM - N-5228, ARCHIVIO VATICANO, Cong. Conc. Andria, P. IA".
Le Visitae ad Limina (Apostolorum Petri et Pauli) qui documentate sono quelle nuovamente istituite nel 1585, dopo il Concilio di Trento.
Quella di Mons. Luca Antonio Resta è la prima relazione sullo Stato della Chiesa di Andria stesa da un suo Vescovo, dopo che il Papa Sisto V nel 1585 ne ripristinò l'obbligo triennale.
[3] Le Visite Pastorali sono state trascritte dopo averle lette, in originali, presso la Biblioteca Diocesana "S. Tommaso d'Aquino" di Andria; molte di esse sono citate nella pagina che studia l'affresco di S. Maria della Pietà.