il monastero

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Largo Cattedrale e Monache - foto Istituto Arti Grafiche BG       Largo Cattedrale e Monache - foto Istituto Arti Grafiche BG
[Due vedute di Largo Cattedrale e Monache, 1900-10 - elab. su foto Istituto Italiano d’Arti Grafiche, Bergamo. Fototeca INASA, fondo Ricci, inv. 13662 e 36569]

Il Monastero delle Monache Benedettine
in largo Duomo

Nelle foto d'inizio pagina, scattate nel 1° decennio del Novecento dall'Istituto Arti Grafiche di Bergamo, č ripresa la zona pił suggestiva e bella di questo luogo: parte di Largo Cattedrale e Monache, tra il campanile della prima e l'angolo Sud-Est del Monastero delle Benedettine, lģ dove inizia la stretta Via Duomo.
Un elemento di forte stonatura era l'orinatoio pubblico a forma di garitta posto sulla facciata del monastero presso l'angolo con via Duomo. L'Ispettore della Soprintendenza ai Monumenti, Angelo Pantaleo, nel "Verbale delle condizioni e norme per il rilascio del nulla-osta ai lavori di adattamento per uso Palazzo di Giustizia dell'attuale Monastero delle Benedettine in Andria", redatto il 22 dicembre 1909, tra l'altro scrive:

"Non si consente all'abolizione dei gradini in N° 2 che fanno da predio alla porta d'ingresso del Monastero e che perciņ non si puņ attuare la trasformazione in un ripiano preceduto da due gradini.
Si fa viva e formale votanza per l'abolizione dell'orinatojo sito all'angolo del Monastero e a togliere l'imbianchitura che ne deturpa il muro a costruzione in pietra a bozze."

stemma di Luca Antonio Resta (nell'Episcopio)
[stemma di L.A.Resta (nell'Episcopio) - foto Sabino Di Tommaso]

Probabilmente l'orinatoio fu eliminato durante i lavori di riduzione del Monastero ad asilo infantile ed edificio scolastico nel 1914.
Le due foto in basso del prospetto riprese l'una intorno al 1910, la seconda dopo il 1930 evidenziano le trasformazioni avvenute, in particolare la seconda mostra l'eliminazione dell'orinatoio e la posa a dimora di alberelli.

Alcuni dati storici sommari si rilevano dall'opuscolo sotto citato di Giuseppe Ceci, mentre lo stemma di mons. Luca Antonio Resta, riprodotto a lato, ci informa del vescovo che portņ a compimento la fondazione del monastero nel 1582 [1].

"L'origine del monastero delle Benedettine di Andria č legata alla decadenza ed all'abolizione di due antichi ospizi. Le claustrali occuparono le case ed ebbero una parte del patrimonio e delle rendite gią destinate ai poveri e agli infermi. ... Dove erano stati gli ospizi di S. Riccardo e della SS. Trinitą fu istituita la clausura delle Benedettine ... per offrire alle famiglie signorili, il modo di collocare le figliuole non destinate al matrimonio. ... Corsero venti anni dalla bolla di fondazione (1563), dove rimase imprecisato l'ordine al quale doveva appartenere il nuovo monastero, fino all'effettivo impianto di esso (1582), con l'assunzione della regola benedettina ... .

... nel 1723 si intraprese la demolizione di tutte le precedenti fabbriche per riedificare convento e chiesa secondo un unico ed organico disegno, nel modo in cui sono giunti fino al nostro tempo e che ora va scomparendo nella demolizione. L'opera procedé lentamente. Si cominciņ a metą circa del lato orientale, dove č evidente l'innesto di due costruzioni, e proseguģ fino all'angolo a settentrione nel cui spigolo si legge quella data. Nel 1741 si erano completati i lati di settentrione e di ponente, secondo attestano le date segnate agli spigoli del basamento. Posteriormente si costruģ il prospetto sulla piazza della cattedrale e in ultimo la chiesa la cui decorazione fu completata nel 1774 giusta l'epigrafe incisa sulla porta."

In realtą, in base ad un documento del 15 aprile 1741, cioč la Relazione sullo Stato della Chiesa di Andria, inviata alla Sacra Congregazione di Roma dal vescovo del tempo Cherubino Tommaso Nobilione, pur se la demolizione degli antichi fabbricati era iniziata nel 1723, bisogna tuttavia considerare intrapresa la costruzione del nuovo Monastero nel 1726 ad opera di mons. Gian Paolo Torti ed ultimata nel 1741; restava da costruire soltanto la nuova Chiesa.

Scrive infatti il prelato:

[testo originale latino] [traduzione]

Quod hoc Monasterium Monalium, uti Domibus particularibus unitis compactum, nullam monasterii formam habens, itą łt Moniales, alię ab aliis divisę, et separatę habitarent, insuperque maior eiusdem pars ruinam casus minaretur, quamvis, usque dč anno 1726 tempore Pręsulatus mei immediati Prędecessoris D. Joannis Pauli Torti nłnc Episcopi Abellinen et Frigentium, fuerit in parva parte reędificatum, nłnc tamčn est eius totale ędificium confectum, et ad formam canonicam talitčr ędactum, łt nullum sit in hac Provincia Monasterium, quod huic circą commodum, structuram, et necessarias divisiones, unitasque mansiones ęquetur. Prņ fabrica prędicta, licet erogata sit summa ducatorum quindecim millium, de iis tamčn, decem millia circ.[ite]r čx fructibus superantibus, reliqua verņ quinque millia fuerunt dč licentia Sacrę Cong.[regatio]nis Epi.[scop]orum, et Regularium, ex Capitalibus cumulatis de dotibus monialium, erogati.

Remaneat costruenda nova Ecclesia, nąm vętus, quę existit, utpotč angusta, et nullius commodi ad Ecclesiasticas functiones peragendas, non correspondet structurę, et commodo Monasterii, quę tamčn renovari nequit, stante clausula apposita in Rescripto recensitę licentię S. Cong.[regatio]nis prędictę, qua cavetur, quod statim pręd.ta summa reintegrari habeat ex fructibus, sivč redditibus quotannis superatibus in introitu, deducto esitu prņ victu, et vestiariis Monalium: Exoptant igitur dictę Moniales, łt redditus pręd.us superantes erogentur quotannis in constructionem dictę novę Eccl[esi]ę erigendę. Suspensa interim, et quousque dicta perficiet? Ecclesia, reintegrat.[ion]e pręd.[ict]ę summę Capitalis ducatorum quinquies mille.

… … …

Poiché il Monastero delle Monache in qualche modo composto da diverse case tra loro unite, non aveva alcuna caratteristica di Monastero, cosģ che le Monache vi abitavano divise e separate tra loro, e che inoltre era in parte pericolante, esso fu in parte ricostruito gią dal 1726, durante l'episcopato del mio predecessore D. Giovanni Paolo Torti, attualmente Vescovo di Avellino e Frigento; ora tuttavia č stato interamente edificato, eretto talmente bene nella forma dovuta che non esiste in questa Provincia un altro monastero uguale ad esso per comoditą, struttura, servizi ed organizzazione.
Per la sua costruzione č stata spesa l'ingente somma di quindici mila ducati, dei quali, tuttavia, circa dieci mila rilevati dagli interessi fruttiferi, mentre i restanti cinque mila sono stati rilevati dal capitale costituito dalle doti delle monache, su permesso accordato dalla Sacra Congregazione dei Vescovi e dei Regolari.

Resta ora da costruire la nuova Chiesa, infatti la vecchia esistente, essendo angusta e del tutto scomoda allo svolgimento delle funzioni religiose, non č adatta alla struttura e alle esigenze del Monastero; tuttavia non č possibile riedificare la Chiesa, in base ad una clausola posta nel Rescritto della predetta autorizzazione della Sacra Congregazione, per la quale č necessario reintegrare subito la predetta somma Capitale mediante gli interessi, o gli esuberi dei ricavi di ogni anno, tolte le spese per vitto e abbigliamento delle Monache. Le suddette Monache invece desiderano che i predetti redditi in esubero alle spese siano ogni anno destinati alla costruzione della nuova erigenda Chiesa. Sospeso momentaneamente il reintegro dei cinque mila ducati del Capitale, fino a quando servirą a costruire detta Chiesa?

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monastero: il prospetto  monastero: il prospetto
[prospetto del monastero - elab. su particolari delle foto dello studio Aurelio Malgherini di Andria]

Un cavo d'acciaio, che (nella foto a destra) attraversa il prospetto delle finestre del 2° piano, regge una elegante lampada elettrica del nuovo impianto di illuminazione di cui la cittą si era da poco (1897) dotata (costruendo, nell'antico chiostro di San Domenico una centrale elettrica).

"Intorno all'unico chiostro sorgeva l'edificio, isolato tra le vie della cattedrale, De Anellis e Gammarota, e la piazza della cattedrale. Su di questa sporgevano i prospetti della chiesa e del convento, mentre sulle vie le pareti degli altri lati si elevavano nude, con rare piccole finestre circolari fino al ben proporzionato cornicione, e finivano in un terrazzo circondato da pilastri e gelosie. All'angolo tra settentrione ed oriente era il caratteristico belvedere."

Il monastero col suo ingresso monumentale si sviluppava in altezza su tre piani (come puņ osservarsi nelle immagini). Il piano terra, che comprendeva le alte finestre aperte sul paramento in pietra, era alto m. 6,00; il primo piano superiore, dove c'erano le celle delle monache, il noviziato ed il refettorio, era alto da m. 4,50 a 4,75; superiormente nell'ultimo ordine la parte sud-est del monastero, prospiciente largo Duomo e via omonima, aveva una loggetta barocca con cinque finestre mistilinee, mentre a nord su via De Anellis s'innalzava un elegante belvedere.
Dotato di un non grande e poco profondo sotterrraneo, era elevato da terra in media m 0,45, aveva l'ingresso principale con un meraviglioso portale nella piazzetta della chiesa, ed altri due secondari, uno in via Duomo che immetteva nel chiostro e l'altro su via Gammarota che introduceva in ambienti di servizio.
Il suo magnifico chiostro con volta a crociere era lungo m 22,30 e largo m 18,40; il porticato che correva sui quattro lati era largo m 3,20 e gli archi a tutto sesto che immettevano nel giardino avevano una luce di m 2,90. [2]

"Pił in alto nel prospetto si aprono un primo ordine di finestre quadrate, un secondo ad arco ribassato e sul cornicione un terzo a forma di anfore [foto sotto].
Il grazioso ornamento di queste fu rilevato con grande perizia sul tufo duro e scheggioso delle Murge, nel quale furono altresģ lavorati i pilastri del terrazzo e del belvedere, e per quest'ultimo le piccole cuspidi, le volute e i trafori."

finestre del 1° piano superiore  monastero: finestre del piano - sottotetto
[particolari delle finestre del monastero - elab. su part. delle foto di Aurelio Malgherini di Andria]

Per una dscrizione pił precisa e competente degli aspetti artistici si riporta uno stralcio della scheda storico-artistica redatta dal Comune di Andria (Michele Marchio sindaco) il 24 dicembre del 1909, e inviata alla Sovrintendenza ai Monumenti onde ottenere l'autorizzazione all'adattemento del monumento ad uso Pretura, Conciliazione e Carcere mandamentale.

"L'organismo decorativo e costruttivo, il materiale usato, il complesso d'ogni esplicazione di linea ci dicono l'insieme architettonico da doversi attribuire alla maniera barocca, ad un barocco sereno e pensato non manchevole d'ardimento e fantasia.
Notevolissima č la facciata del Monastero che dą a Piazza Duomo. Il partito architettonico usato č dei pił geniali. Gli elementi decorativi delle finestre del 2° e 3° piano s'armonizzano perfettamente con la bellissima porta d'ingresso al Monastero. Lo stesso dicasi pel primo tratto di Via Duomo e dell'angolo Via Duomo e  Via De Anellis, dove anche s'erige un'altana graziosissima.
Nuda poi č la parte restante in Via De Anellis e Gammarota eccetto una significativa porta in pietra, or murata. Sono piene di movimento le cornici spartipiano che lo dividono in zone, delle quali quella che riesce la terza a piazza Duomo e Via Duomo a De Anellis č di maniera pił settecentesca che seicentesca e tuttavia riesce un'espressione architettonica completa nei dettagli e nell'insieme. Per le quali ragioni devono essere, sia il Monastero che la Chiesa, mantenuti con ogni cura, con ogni rispetto alle parti antiche mai creando opere che ne danneggiano l'euritmia.
"

Questo monastero di Benedettine e l'annessa chiesa della SS. Trinitą nel loro raffinato e pregevole stile barocco con alterne vicende attraversarono il burrascoso Ottocento ma poi, per trascurati cedimenti strutturali, subirono la definitiva demolizione tra il 1938 e il 1939. (alcune foto della demolizione sono in calce alla pagina iniziale)

Scrive infatti il Ceci nel sotto citato opuscolo:

" ... i giorni e i secoli trascorsero tranquillamente nel monastero della Trinitą, fino all’abolizione legale del 1866 e quella di fatto avvenuta nel 1914. Nella contemplazione, nella preghiera, nelle rinunzie e … anche nelle piccole gare e nei pettegolezzi claustrali le Benedettine rimasero cosģ ben sepolte in queste mura, che nessuna offrģ mai al cronista indiscreto materia da racconto alcun poco interessante.
Le principali vicende della storia cittadina, osservate dalle gelosie delle terrazze e del belvedere o apprese attraverso le solide grate del parlatorio, non toccarono quasi mai le nostre Cassinesi, tranne nell'assalto di Andria de1 23 marzo 1791, quando esse, protette dai legionari di Ettore Carafa cercarono rifugio nel palazzo ducale mentre il convento era saccheggiato dai soldati francesi. ...
Questo buon esemplare dell'architettura claustrale settecentesca meritava che si conservasse integralmente, dopo che, sgombrato dalle ultime monache, l'edificio era stato rivendicato dal Comune. Man mano vi furono allogate benefiche istituzioni: l'asilo di infanzia, sin dall' inizio della guerra, e poi la congregazione di caritą, il refettorio per l'opera nazionale di maternitą ed infanzia, la scuola femminile di lavoro, il dispensario oftalmico. Pareva che l'utilitą pratica venisse in aiuto all'applicazione della legge per la custodia del patrimonio artistico nazionale. E invece … Nessuno s'era accorto di ciņ che era avvenuto e che avveniva nel sottosuolo svuotato qua e lą da cisterne e cantine in abbandono, attraversato da passaggi sotterranei che vanno oltre le strade a mezzogiorno e a settentrione; nessuno s’era accorto delle infiltrazioni d’acqua e dei conseguenti cedimenti di terreno che vi si producevano e che minavano le fondazioni. "

[testi tratti da Un Monastero di Benedettine in Andria, di G. Ceci, A.Cressati Ed.,Bari,1935,pgg.12-14]

NOTE

[1] Nella scultura dello stemma del vescovo Resta su riprodotto (attualmente affisso nell'atrio dell'Episcopio) si legge "CHARITAS" ed alla base "LUCAS ANT[ONIU]S RESTA / MESSAPIEN[SIS] DEC[ANUS] DOCT[OR] / EP[ISCOP]ŨS ANDRIEN[SIS] A FŨ[N]DA[MENTA] EREXIT / 1532". La data probabilmente era 1582 (anno in cui divenne vescovo di Andria ed eresse il monastero delle Benedettine), forse in parte abrasa dal tempo e ricalcata male nei restauri.

[2] I dati metrici sono rilevati da una relazione stesa dall'ing. Orazio Santalucia il 27 agosto 1913 per conto del Comune di Andria (Antonio Scardi commissario) per la "Riduzione del Convento delle Benedettine ad Asilo infantile ed Edificio scolastico". Nell'introduzione il Santalucia scrive:
"Il Monastero in esame, di superficie molto vasta, trovasi nel punto pił centrale dell'abitato ... si compone di limitato e poco profondo sotterraneo, del pianterreno e del primo piano con sottotetti e terrazzo e contiene un chiostro lungo m. 22,30 e largo m. 18,40, un piccolo cortile a ponente e diverse cisterne.
Misura a piano-terra l'altezza di m. 6 ed a primo piano le altezze di m. 4,75 e m. 4,50 in corrispondenza rispettivamente del corridoio, sopra cui č formato il terrazzo, e delle celle sulle quali esistono i sottotetti.
Č elevato dal piano stradale in media di m. 0,45 ed attualmente ha l'ingresso dalla piazza suddetta, pur esistendo un secondo con imposta di abete a due battenti sbarrata sulla via Duomo ed un terzo murato sulla via Gammarota, che permette diretta ed immediata comunicazione con la scala di accesso al piano superiore.
Gli ambienti terreni, aventi qualche finestra troppo elevata dal pavimento, prendono in gran parte luce dal chiostro, mentre quelli del primo piano, ove sono ricavate numerose celle sufficientemente illuminate dall'interno, hanno un discreto numero di finestre pure in alto sporgenti sulle vie e sulla piazza cennate."