S.Angelo e S.Maria in Chiancola, di V. Zito

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estratto e trascritto da

“Rivista Diocesana Andriese”

Anno LXII, 2019


Andria scomparsa:
le cappelle rurali di S. Angelo e S. Maria in Chiancola

dell'Arch. Vincenzo Zito

Nei secoli passati nell’agro andriese esistevano delle chiese, intitolate a diversi Santi ed erette in semplici piccoli edifici, spesso oggi non più rintracciabili.

Alcune di queste chiese, a causa della loro posizione isolata, già nel lontano 1636 erano in condizioni di degrado e parzialmente diroccate, prive di suppellettili degli altari perché trafugati da ladri che non esitavano a scardinare le porte. Così, invece che essere destinate per il culto, esse finivano per diventare rifugio per i ladri. Tanto veniva riferito dal vescovo Felice Franceschini (1632-1639) nella sua Relazione ad limina del 15 novembre. Il vescovo, per rimediare a questa incresciosa situazione, proponeva di trasferire la titolazione ed i benefici annessi a dette chiese all’interno di altari eretti nella cattedrale (1).

Tra le chiese rurali ce n’era una dedicata a S. Michele Arcangelo, comunemente detta anche semplicemente S. Michele o S. Angelo, e un’altra dedicata a S. Maria, ubicata nei pressi della prima. Entrambe le chiese portano il suffisso “in chiancola” per indicare la loro posizione topografia nella omonima località, posta a nord della città di Andria.

Le poche notizie fino ad oggi note sulle due chiese provengono dagli atti delle visite pastorali (o sacre visite) dei vescovi Ariani e Triveri redatte verso la fine del XVII secolo. In particolare:

- Nella sacra visita di mons. Triveri del 29/11/1694 il vescovo visitò un oratorio (piccola chiesa) dedicata a S. Angelo (in chiancola) posto a circa 1000 passi da Andria sulla via per Barletta, ritrovato priva della copertura, con le sole pareti perimetrali. Stabiliva il vescovo che qualora entro due mesi non si fosse potuto rintracciare la persona titolare del patronato sulla chiesa e che, quindi, potesse garantire il suo restauro e mantenimento al culto, i muri superstiti sarebbero stati demoliti e sul luogo dovesse erigersi una croce in legno a memoria del luogo sacro.
Successivamente il vescovo visitò il luogo nel quale un tempo c’era l’oratorio detto di Santa Maria in Chiancola, eretto fuori della Città circa alla stessa distanza, come l’oratorio suddetto di Sant’Angelo, a lato della strada che porta a Trani, che fu trovato nello stesso stato del suddetto oratorio di S. Angelo (2).

- Nella successiva visita di mons. Ariano del 18/9/1697, cioè tre anni dopo, il vescovo trova le cappelle B. Mariæ dictæ de Chiancula, et Sancti Angeli (de Chiancula) ormai demolite e dispone quindi che sul loro sito fosse eretta una croce per la venerazione del luogo sacro (3).

Tali cappelle godevano di un beneficio che all’epoca era goduto dal sacerdote don Antonio Anelli (4). Stante le condizioni delle due cappelle il relativo beneficio fu trasferito all’altare di S. Pietro nella chiesa cattedrale (5). I documenti dell’epoca sono apparentemente contraddittori. Nella Visita del 1697 risulta trasferito il solo beneficio di S. Maria consistente in 20 messe annue. Nella Visita del 1704 risulta trasferito il beneficio di S. Angelo con il medesimo onere. Sorge il sospetto che forse il beneficio era unico per entrambe le cappelle che erano talmente vicine al punto da confondersi spesso tra di loro, come si vedrà in seguito.

Per quanto riguarda la localizzazione delle due cappelle, da queste scarne notizie possiamo solo stabilire che esse si trovavano ad una distanza di circa 1.850 metri dalle mura di Andria (6), nei pressi della vecchia strada per Barletta, che non corrisponde a quella odierna, costruita agli inizi del XIX secolo.

Qualche perplessità desta la dicitura “rivolto alla [in direzione della] strada che va a Trani” riferita alla cappella della B. Maria in Chiancola. Probabilmente si trovava all’incrocio della vecchia strada per Barletta con una strada che portava a Trani, oggi scomparsa a seguito dell’ampliamento della città, o forse si tratta di una svista del sacerdote cancelliere.

Una svista simile deve aver avuto il D’Urso che, nella sua storia di Andria, cita una chiesa di S. Angelo ormai diroccata lungo la vecchia strada per Trani in contrada Chiancola (7). In effetti verso Trani, nella zona Lamapaola, esiste un’altra contrada omonima, denominata “Chiancola di Trani”, ma non si è a conoscenza di documenti su di una chiesa in tale area.

A queste scarne notizie ulteriori informazioni possono ricavarsi da altre due fonti sino ad oggi sconosciute.

La prima fonte è un documento del 1577, forse un atto notarile, secondo il quale la chiesa di S. Maria de Chiangula, sita in territorio di Andria sulla via che mena a Barletta, era posseduta dell’abbadia di S. Maria Maddalena di Barletta. La notizia è riportata in un manoscritto che il sacerdote barlettano mons. Salvatore Santeramo (1880-1969) compilò nel corso della sua vita (8). Purtroppo l’Autore non riferisce ulteriori informazioni sul documento e sulla sua collocazione archivistica.

La seconda fonte è costituita dalla relazione per la reintegra generale dei tratturi ordinata nel 1649 dal governatore della Regia Dogana delle pecore di Foggia Ettore Capecelatro. Il documento si presenta di particolare importanza perché, per la prima volta, fu accompagnato dalle piante dei tratturi nelle quali, anche se in forma schematica priva di scala grafica, sono riprodotti fondamentali dati di orientamento e di localizzazione, quali centri abitati, edifici particolari, corsi d'acqua, ponti, rilievi orografici, alberature e così via (9).

La visita di reintegra del tratturo dal Ponte di Canne a Grumo, quello che passava tangente a nord di Andria e oggi interessato dai viali Ovidio, Orazio, Virgilio, della Pineta e Antonio da Villa, venne fatta dall’Uditore [giudice] della Dogana D. Guglielmo Recco, all’uopo incaricato con lettera del Capecelatro del 17 febbraio 1651. Per l’espletamento dell’incarico era assistito dallo scrivano della Dogana Paduano Ferente e dal regio compassatore [agrimensore] della Dogana Donato Calderone di Barrea, i quali operavano in contraddittorio con i rappresentanti dei comuni interessati assistiti a loro volta dai loro compassatori.

La visita inizia dal ponte di Canne, nei pressi dell’attuale ponte sull’Ofanto della S.S. n.16, e, sin dalle prime battute, la chiesa di S. Maria in Chiancola viene indicata come riferimento per la direzione di marcia (10). Questo vuol dire che era ben visibile a distanza, quindi le sue dimensioni non dovevano essere trascurabili.

La cappella di S. Michele Arcangelo nella reintegra del tratturo Ponte dell’Ofanto-Grumo (1651)
Fig. 1 – La cappella di S. Michele Arcangelo nella reintegra del tratturo Ponte dell’Ofanto-Grumo (1651).

Entrato nel territorio di Andria il visitatore prosegue la reintegra «con l’intervento di Francesco Candeloro, compassatore della città d’Andria, et Arbitio Grimaldo persone prattiche, et esperte, e deputate per detta città d’Andria». Dopo aver percorso appena 110 passi (circa 203 metri) giunge ad un tempietto posto al centro del tratturo, del quale non si specifica la dedicazione né lo stato di conservazione. Proseguendo ancora per altre tratte della lunghezza complessiva di 1.908 passi, pari a 3.529 metri, giunge alla chiesa di Santa Maria in Chiancola, e Sant’Angelo. La chiesa si trova costruita parte nel tratturo, per una profondità di 20 passi, pari a 37 metri. Proseguendo per altri 131 passi complessivi, pari a 242 metri, si giunge alla strada che da Andria va a Barletta. La chiesa si trovava, quindi, alla distanza di circa 242 metri a sinistra della vecchia strada per Barletta. Come si è detto, l’aspetto importante di questa reintegra consiste nel fatto che la stessa è accompagnata dalle piante del tratturo, eseguite dal disegnatore Giuseppe de Falco. La pianta di cui si allega lo stralcio rappresenta effettivamente, anche se in forma schematica e priva di scala grafica, la posizione della chiesa e una sua rappresentazione semplificata (Fig. 1). Nel suddetto disegno a fianco della chiesa è riportata la dicitura “Ecc.ª di S. Angelo” ma nel verbale della reintegra, come si è visto, la dicitura è “chiesa di Santa Maria in Chiancola, e Sant’Angelo”, per cui nasce il sospetto che possa trattarsi di un’unica chiesa con doppia dedicazione. Però dalla Visita pastorale di mons. Triveri del 1694 risulta chiaramente che si trattava di due cappelle diverse, anche se molto vicine e amministrate dal medesimo cappellano, forse con un unico beneficio. E forse la loro forte vicinanza ha fatto sì che spesso potessero essere confuse o scambiate reciprocamente.

La pianta allegata alla reintegra suddetta ci permette anche di localizzare con precisione il sito della chiesa, che sia S. Angelo o S. Maria non ha importanza. Il sito era posto a sinistra della vecchia strada per Barletta, alla distanza di circa 1.850 metri dalle mura di Andria e a circa 242 metri verso l’entroterra. La vecchia strada per Barletta partiva dall’odierna piazza municipio e, con l’espansione urbana extra moenia, oggi ricalca il percorso delle vie E. De Nicola, piazza G. Di Vittorio, via Crocifisso, via Marsala, via Lissa, per poi riprendere la sua antica denominazione di via vecchia Barletta. Il sito della chiesa (o delle chiese) era prossimo all’attuale deposito di carburanti posto all’estrema periferia della zona industriale, oltre l’incrocio con viale Ovidio, in un’area sconvolta dalla costruzione della cisterna della rete di irrigazione, dalla ferrovia per Barletta e dal ponte che la scavalca (fig. 2). Essendo già state demolite sin dalla fine del XVII secolo è alquanto improbabile che possano essere rinvenibili resti o tracce della loro fondazione. Tutto quello che rimane è quindi la “fotografia” riveniente dalla pianta della reintegra e le scarne note contenute nei documenti scritti che sono stati esaminati.

Pianta di Andria con la localizzazione della cappella di S. Michele Arcangelo e con il tracciato viario lungo la vecchia strada per Barletta
Fig. 2 – Pianta di Andria con la localizzazione della cappella di S. Michele Arcangelo e con il tracciato viario lungo la vecchia strada per Barletta.

 [estratto da "Rivista Diocesana Andriese" Anno LXII, 2019, pp.568-574]

NOTE

(1)
“Un fatto resta degno di considerazione e di preoccupazione: molte Chiese rurali, cioè fuori delle mura cittadine, intitolate a diversi Santi erette in semplici piccoli edifici sono senza un impegno di benefici ecclesiastici conferiti a Chierici secolari e assegnati solitamente di redditi, molto lontane bisognose di totale restauro e quasi diroccate, prive di tutte le necessarie suppellettili degli altari, non per colpa e incuria dei Beneficiati, ma perché dette suppellettili per le incursioni dei ladri ivi non possono essere salvaguardate, quando addirittura le stesse porte quelli scardinano come cosa importante da rubare; tali chiese così scassinate in effetti rimangono piuttosto rifugio di ladri invece che destinate al culto dei Santi; ad un danno così importante non credo si possa trovare un rimedio del tutto adeguato per evitare la completa profanazione di tali chiese, se non con una opportuna traslazione delle loro intitolazioni in altre simili site entro la Città e, immediatamente dopo le avvenute profanazioni e traslazioni di tali lontane chiese, le messe ed altri oneri incombenti su di esse si ottemperino dalla Cattedrale nelle predette cappelle alle quali si trasferiranno le intitolazioni”
Dalla Relatio ad limina di mons. Franceschini del 15/11/1636, traduzione di Sabino di Tommaso (https://www.andriarte.it/Episcopio/documenti/VisitaAdLimina-1636_11_15_FFranceschini.html#ChieseRurali ).
(2)
“Oratorio di Sant’Angelo
eretto circa 1000 passi fuori Città presso la strada che porta a Barletta
[il giorno dopo (del 28) novembre 1694]
Immediatamente dopo pranzo l’Illustrissimo visitò il luogo, dove c’era un altro oratorio di S. Angelo detto [lasciato spazio vuoto non scritto] e lo trovò quasi totalmente demolito, restando, appena, le pareti laterali e l’abside dell’oratorio. Poiché non era noto chi in esso avesse il giuspatronato, fu decretato: Per editto si avvisi che se qualcuno in esso abbia un qualche diritto, lo restauri entro il termine di due mesi, altrimenti lo si demolisca in modo che non rimanga nulla che sembri luogo sacro e al suo posto si innalzi una Croce. Ivi esiste un beneficio posseduto da D. Antonio Aniello.
Oratorio di S. Maria, detta in Chiancola
Successivamente l’Illustrissimo visitò il luogo nel quale un tempo c’era l’oratorio detto di Santa Maria in Chiancola, eretto fuori della Città alla stessa distanza, come l’oratorio suddetto di Sant’Angelo, rivolto alla [in direzione della] strada che va a Trani; fu trovato nello stesso stato del suddetto oratorio di S. Angelo, e quindi fu presa una decisione identica [di emanare un editto simile].
In esso esiste un beneficio che, così si asserisce, è posseduto da D. Antonio Anello senza alcun onere. Data in Andria dal Palazzo Episcopale nel giorno di cui sopra [29 novembre 1694]”
(Documento trascritto e tradotto da Sabino di Tommaso e pubblicato in https://www.andriarte.it/SAngelo/documenti/Visita_Triveri_29_11_1694-SAngeloSMariaChiancola.html ).
(3)
“Il giorno diciotto del mese di settembre 1697.
… … … [dopo aver visitato quel giorno le chiese di S. Maria in Porta Santa, S. Ciriaco e, fuori mura, Il Crocifisso e Madonna delle Grazie]
Visitò i luoghi nei quali un tempo sorgevano le cappelle della Beata Maria detta in Chiancola, e di Sant'Angelo [spazio vuoto per “in Chiancola”] a 1000 passi fuori delle mura, presso la strada per la quale si va a Barletta.
Beneficiario di ambedue le chiese è Don Antonio Anelli. Esiste un obbligo di celebrare delle messe, soddisfatto dal predetto beneficiato.
Ordinò che ivi si ponessero le croci di legno come indicazione di luoghi sacri, affinché se ne conservasse la venerazione.”
(Trascrizione e traduzione di Sabino Di Tommaso in https://www.andriarte.it/SAngelo/documenti/Visita_Ariani_18_09_1697-SAngeloChiancolaSMaria.html)

 

(4) Il “beneficio” consisteva solitamente in una rendita intestata alla chiesa che era stata disposta dal fondatore o da altri benefattori successivi, finalizzata al mantenimento della chiesa ed alla celebrazione delle messe.

(5) Come risulta dalla visita pastorale di mons. Andrea Ariano del 2/7/1697 e dalla successiva del 2-4/6/1704.

(6) Il passo itinerante napoletano corrisponde a m 1,85 circa.

(7) R. D’Urso, Storia della città di Andria, Napoli 1842, p.27, nota 1, ultimo capoverso.

(8) Manoscritto citato in S. Santeramo, Barletta nel ‘500, CRSEC Barletta 2003, p.80.

(9) ASF, Dogana, I Serie, Vol. 18, cc. 483v-484v e 497v-498r.

(10) ASF, Dogana, cit., c.482r.