Rapporto con la tradizione ... Le piante bibliche

Contenuto

Rapporto con la tradizione filtrato dalla modernità
I simboli con la forza della semplicità

Riccardo Ruotolo
Ingegnere e progettista del nuovo complesso

10 – Le piante bibliche.

Il battistero
[Il Portico dei “Tre alberi” (foto: "Samele Fotografia" di Andria)]

Anche nelle parti esterne sono state fatte alcune scelte a carattere simbolico. Ad esempio nel portico antistante l’ingresso alla Chiesa feriale e alle opere parrocchiali sono stati piantati tre alberi: il melograno, l’ulivo e il mandorlo, citati nei testi sacri.

La terra promessa donata da Dio al suo popolo che fuggiva dall’Egitto produceva in abbondanza alberi da frutto che avrebbero garantito la vita. Come si legge nel libro del Deuteronomio (Dt 8,8 ) “la terra donata da Dio è ricca perché terra di frumento, di orzo, di viti, di fichi e di melograni; terra di ulivi, di olio e di miele”. Quando il popolo di Dio giunse nei pressi della terra promessa, Mosè mandò degli esploratori che al ritorno portarono a lui uva, fichi e melagrane. Il melograno è il frutto simbolico per eccellenza nel libro biblico il Cantico dei Cantici ed è il simbolo dell’amore fecondo e dell’intensa relazione tra l’amato e l’amata.

Proprio per i vari significati simbolici la melagrana è raffigurata in diversi dipinti a carattere religioso; alcuni pittori del Cinquecento hanno raffigurano il Bambino Gesù con in mano una melagrana, che, per i suoi frutti rossi, raffigura la passione che dovrà subire.

Anche l’albero dell’ulivo nella Bibbia è simbolo di fecondità, benessere, benedizione, ma soprattutto di pace; basta fare riferimento al racconto del diluvio universale di cui parla il libro della Genesi (Gen 8,9), quando il Signore fece tornare sull’arca di Noè la colomba con un ramoscello d’ulivo nel becco, come segno e simbolo della pace fatta tra Dio e l’umanità.

L’ulivo come simbolo di pace, fecondità e benedizione è molto presente nei vangeli. Il riferimento a Gesù è molteplice: venne accolto a Gerusalemme con rami di alberi di ulivo (Mt 21,9) e di palma (Gv 12,13), prima di morire “se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi” per pregare (Lc 22,39-42). Il rametto di ulivo benedetto che nella Domenica delle Palme viene distribuito ai fedeli è simbolo della pace portata da Gesù e della sua risurrezione.

Volevamo come terzo albero il “sicomoro” citato nei Vangeli, ma considerata la estrema difficoltà a reperirlo, abbiamo optato per il mandorlo.

Nei tempi antichi la mandorla era considerata un frutto molto pregiato. Infatti, nel libro della Genesi il mandorlo è l’albero di Giacobbe e le mandorle furono da lui mandate al figlio Giuseppe, allora viceré d’Egitto, come dono pregiato da dare al Faraone; nel libro dell’Esodo Mosè dice che il mandorlo fiorito doveva decorare il candelabro a sette rami e lo stesso candelabro con il suo bulbo e i suoi rami simbolicamente rappresentava un mandorlo. Sulla verga di Aronne si formarono dei germogli che produssero fiori di mandorlo.

Molto spesso nell’arte cristiana il bambino Gesù è raffigurato dentro una forma ovoidale simile a una mandorla; infatti, questo frutto è simbolo del mistero di Cristo che nasconde la natura divina in quella umana come il frutto della mandorla è racchiuso nel guscio.

Come sappiamo, l’albero del mandorlo è il primo a fiorire in primavera e ai cristiani ricorda la resurrezione di Gesù che è il primo dei risorti. (cfr. 1 Cor 15, 20-23); inoltre, la scelta della pianta del mandorlo al posto dell’introvabile sicomoro ci è apparsa la più idonea a stare con l’ulivo e il melograno che, oltre ad essere alberi biblici, sono anche gli alberi da frutto tradizionali del nostro territorio. I tre citati alberi accolgono la comunità parrocchiale in uno spazio cui abbiamo voluto dare il nome di “portico dei tre alberi”.

Il battistero
[Il Portico dei “Tre alberi”]