la storia, dal 1350 al 1809

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Sec.XIX: veduta della Chiesa e del Convento su pianta

Chiesa e Convento:
la storia, dal 1350 al 1809, vista dagli Agostiniani

La pianta presenta l'insieme pianterreno della Chiesa e del Convento intorno alla metà del XIX secolo. Essa è stata elaborata utilizzando varie piante catastali dell'Ottocento, dei tempi in cui la struttura religiosa, per la soppressione napoleonica degli ordini monastici, era in gran parte gestita dal Capitolo della Collegiata dell'Annunziata.
Approfondiamo un po' la storia, avendo come riferimento il testo (sotto citato) e i documenti del padre agostiniano Mariano Ferriello.
" ... per dissipare non pochi dubbi circa i primordi dell'ordine Eremitano di S. Agostrino in questa città, e molto più per precisare le date storiche, dobbiamo premettere la narrazione della venuta di Ludovico, Re d'Ungheria, in Andria ... sul finire del dicembre del 1347, per vendicare la morte del suo fratello Andrea, marito di Giovanna, regina del regno di Napoli, barbaramente strangolato ... Gli Unghari entrarono liberamente in città col favore di un rinnegato cittadino soprannominato «malospirito», il quale aprì loro la porta, che fino ai nostri giorni è chiamata Porta Castello. I magiari ... si diedero a depredare case, chiese, conventi ... Finalmente la Regina Giovanna si rappacificò col Re Ludovico  ... elevò Andria a ducato e vi nominò primo Duca il Sig. Francesco, figlio del conte Beltrando del Balzo. Questo Duca, d'animo nobile o generoso, come il padre, non indugiò a riparare i danni cagionati dai crudeli nemici, o primo suo pensiero fu quello di riedificare le case del Signore, come fece per la chiesa di S. Onofrio, ora detta del Purgatorio, per la SS. Annunziata, ed altre. Si prese cura anche dei conventi, tra cui il monastero, abbandonato di recente, dei PP. Benedettini con l'annessa chiesetta dedicata a S. Martino.
Non essendo più possibile farvi ritornare i suindicati padri così vandalicarmente sbandati, conferì certamente col vescovo onde allogarvi altra religiosa famiglia.
In questo tempo, sulla cattedra di S. Riccardo, sedeva, per un anno solo, Fra Giovanni d'Alessandria, e poscia Fra Andrea, amendue dell'Ordine eremitano di S. Agostino, come già abbiamo narrato. Questi santi presuli, conosciuta la volontà del Duca, per accontentarlo, e molto più per l'amore che nutrivano al loro sacro Ordine, proposero gli Agostiniani, e senz'altro ne fecero le pratiche necessarie, che riuscirono felicemente. Questa mia asserzione è confermata dal celebre e dotto storico Can.co D. Michele Agresti, il quale dice: «Il nostro buon Duca Francesco [I] del Balzo... fece venire in Andria gli Agostiniani calzati dotandogli di tutto ed assegnando loro il convento, sito presso l'attuale chiesa di S. Agostino.»(Agresti V. I pag. 142)
capitello della colonna sul sagrato con lo stemma dei Del Balzo
... Gli eremitani di S. Agostino, preso canonico e legale possesso dell'ex monastero Benedettino, e dei beni già appartenenti al medesimo, stabilirono una regolare ed osservante comunità affiliata alla provincia di Puglia, sotto la giurisdizione del R.mo P. Generale, come risulta dai registri dei medesimi.
Infatti a dì 14 febbraio 1358, da Napoli, il R.mo P. Generale G. da Rimini destinava ... nel convento di Andria Frate Masella da Campania (Anno 1358 febbr. 14 Neapoli - Fecimus conventualem in provincia Regni Apulae Fratem Masellum de Campania in hec verba: Certis ex causis, te per nostras alias licteras removimus de Provincia Terre laboris, ... ideo te conventualem fecimus in conventu nostro Andrie, provinciae Apuliae ...) . Nello stesso anno e mese, il giorno 6, imponeva al Priore di Napoli, Fra Paolo di Aversa, ed al procuratore dello stesso convento, Fra Masella Macca, di restituire a Fra Giovanni di Bisceglie, Priore di Andria, il resto di quanto gli dovevano (Eodem anno et mense, die 6 Ibidem. ... prior loci Andria asserat coram nobis quod conventus neapolitanus teneatur sibi dare provisionem pro III annis de qua quidem provisionem non receperit nisi tarenos II, ...).
Il detto Generale, a di 8 settembre 1359, da Padova, concedeva al P. Priore ed ai frati di Andria la licenza di vendere i possedimenti e le case meno utili, purché il prezzo ricavato venisse speso integralmente per la fabbrica di detto convento (Anno 1359, sept. S. Padue. Comcessimus priori et fratribus conventus Andrie licentiam vendendi possessiones et domos minus utiles dicti conventus dummondo pretium inde habitum in hedifitio dicti conventus integraliter expendatur; ...).
Oltre ai registri in parola vi è nell'Archivio dell'Ordine lo stato di famiglia che i conventi sogliono mandare in ogni capitolo generale. Per buona ventura è pervenuta fino a noi una di queste relazioni dell'anno 1650 [24 marzo], che riportiamo:
«Il convento di S. Agostino della città di Andria, situato dentro della città, in mezzo la piazza pubblica chiamata la piazza di S. Agostino, tiene alcune memorie, (che) da 300 anni in circa essere stato posseduto da Padri Agostiniani, e per detto di alcuni Frati vecchi mortisi là, essere stato de PP. Benedettini sotto il titolo di S. Martino.
Da chi sia stato et come concesso, non se n'ha notizia. La chiesa sotto il titolo di S. Agostino; il convento tiene due chiostri; uno principiato, l'altro finito; dormitorio con 20 celle, con buona parte delle dette fuora del chiostro; la metà del detto dormitorio è al presente caduta e l'altra metà minaccia rovina. Il numero dei religiosi al continuo è di 25, et al presente questi: ...
[segue il nome dei frati, dal priore fino al terziario].»"
In questo chiaro e sintetico documento viene narrato e confermato quanto abbiamo dedotto dalle ricerche religiose, storiche e politiche del tempo: il monastero, già dei PP. Benenettini sotto il titolo di S. Martino, fu concesso ai PP. Agostiniani verso l'anno 1350, perciò la data del 1387, riportata da tutti gli storici, fino ai nostri tempi, è erronea, tanto più che quella da noi inserita e che sosteniamo, è proprio dell'epoca del Duca del Balzo e dei Vescovi Fra Giovanni II e Fra Andrea. ...
LA CHIESA. Stabilitisi gli Agostiniani in Andria, primo loro pensiero fu di gettare le fondamenta di un grande e artistico tempio in onore del loro inclito Fondatore, S. Agostino. Gli ostacoli che si frapponevano, a tanta opera, non erano lievi: la città estenuata in finanze, e non meno di questa il convento; senza però perdersi di coraggio si rivolsero al Rev.mo P. Generale, P. Bartolomeo da Venezia e questi da Lucca, a dì 12 aprile del 1387, dava licenza al Priore ed ai Frati di Andria di alienare parte dei loro poderi per dare principio alla fabbrica della chiesa, licenza che riportiamo: ... (Anno 1387 april. 12 Luce. Concessimus licentiam conventui de Andria, provincie Apulee, ut possit libere vendere quasdam possessiones parum utiles, parvissimique fructus, et pretium inde habitum convertere in fabricam nove ecclesie hedificande, totum et integraliter non obstante nostro generali precepto facto at per nos trasmisso in tota prefata provincia Apulee qua prohibetur talium possessionum et rerum venditio, hac vice tantum nodo secum dispensantes. ...)
Era desiderio di tutti che la fabbrica procedesse febbrilmente, ma ebbe a durare circa un secolo, a causa delle guerriglie sorte da ambizioni e pretese dinastiche, specialmente per la lotta sostenuta tra i due rivali Renato d'Angiò ed Alfonso d'Aragona [dal 1432 al 1442]. Mentre la città prendeva un po' di respiro, nel 1456 fu colpita da terribile peste, insieme agli altri paesi pugliesi, abruzzesi e napoletani. Alla peste tenne dietro il terremoto. Assediata, poi dal principe Orsini fu costretta ad arrendersi dopo 49 giorni di bellico valore, ma, sconfitti gli Orsini in un altro fatto d'armi, tornò la pace nelle Puglie.
iscrizione del 1463
Reggeva allora le sorti di Andria il Duca Francesco II del Balzo, il quale, emulando per rettitutudine e cristiana magnanimità il suo avolo Francesco I, si dedicò a riordinare la città, a far rifiorire la pietà religiosa, a patrocinare la causa degli Ordini religiosi. I nostri Padri non furono a niuno secondi nelle grazie del buon Duca: i registri dei Rev.mi PP. Generali ci hanno tramandato memoria di una speciale benevolenza del Principe verso gli Agostiniani, e la corrispondenza di questi con la loro riconoscenza e gratitudine.
Gli Agostiniani, avvalendosi della tranquillità della Cosa Pubblica e della generosità di Francesco II del Balzo, si diedero premura di ultimare la chiesa, in modo che non trascorse tanto ad esser pronta per l'ufficiatura. A corona poi degli ingenti sacrifici sostenuti, fecero le consuete pratiche perché venisse consacrata. Il sacro rito si celebrò nella domenica [9] II di ottobre del 1463, con solennità straordinaria, tra l'esultanza del Duca, dei Padri e della cittadinanza, durante il generalato del Rev.mo Al. Oliva, e sull'inizio del governo di Mons. Rogerius de Atella. Una lapide commemorativa si legge nel Coro: «Anno Incarnationis D. N. I. C. 1463 inditione XI consacrata fuit haec Ecclesia S. Augustini de Andria et fuit secunda dominica m. octobris die [il giorno 9] consecrations huius Ecclesiae; nec non et per octavam sunt mille anni indulgentiae et totidem quadrag.».
A compimento però della grande opera era urgente il coprirne la sommità per difenderla dalle intemperie. La divina Provvidenza non abbandona colui, il quale vi si affida! I nostri furono accetti a Federico d'Aragona, a cui erano passati i feudi dei Del Balzo: Andria e Castello del Monte. Questo nuovo e generoso Principe fece costruire, del proprio, il grande tetto, come si rileva dall'iscrizione a lettere maiuscole tinte di rosso, sulla trave maggiore che sostiene il comignolo del palco: «Federico de Aragonia, illustrissimo principi ac duci. Andriae imperante. — (appresso) — Masullo notajo, Nardo Ceresio ac Marino de Mastro Iosiano procuratoribus. — 1493». [Su un documento della Soprintendenza dell'Ottocento (riprodotto parzialmente in immagine) tale epigrafe così appare incisa:
«FEDERICO DE ARAGONIA · IL.MO · PRĨCIPE · AC · D.CE · ÃDRIÆ · IMPERÃTE · ÃTONIO · MARULLO · NOTARIO · NARDO · CERECIO · AC · MARINO · DE · M.° · IOLIANO · P.CURATORIBȜ · 1493»]
trave della volta con scritta incisa, del 1493

riporto cinque foto della trave sul disegno della Sovrintendenza [elaborazione elettronica su foto dell'arch. Riccardo Sellitri]
riporto di alcune foto della trave sul disegno della Sovrintendenza
(le travi incise e dipinte, in una foto scattata durante gli ultimi restauri)
travi della volta con scritta e disegni, del 1493
[elaborazione elettronica su foto dell'arch. Riccardo Sellitri]
I PP. molto lieti per la bella ed artistica chiesa, erano, però, dolenti che il romitaggio non gareggiasse con questa, perciò decisero di gettare le fondamenta di un grandioso convento, giusta la norma dettata dal Sommo Pontefice Pio V ...
I nostri Padri quindi si accinsero alla fabbrica del convento, non solo perchè questo corrispondesse alla grande e bella chiesa, ma ancora in virtù di santa obbedienza. Gli anni occorsi per la nuova costruzione non ci sono pervenuti, soltanto dallo stato del convento dell'anno 1650, già sopra citato, veniamo accertati che: «il convento tiene due chiostri, uno principiato e l'altro finito; il dormitorio con venti celle, con buona parte delle dette fuori del chiostro; la metà del detto dormitorio è, al presente, caduta e l'altra metà minaccia rovina.». ...
Questo convento, tra quelli della provincia di Puglia, fu sempre il più importante. ... Nel dì 5 settembre 1452, da Napoli, il Rev.mo Fr. Giulio Salem confermava in priore del convento di Andria il venerabile biblico Fra Clemente da Barletta, affidandogli il convento in quanto al culto divino, al decoro dell'Ordine e la recezione e istruzione dei giovinetti. ... Questo convento fu sede dei Provinciali, i quali per consuetudine risiedono nelle case più importanti della provincia, ma ancora, fu sempre luogo dei capitoli provinciali. ...
Nel celebre capitolo generale del 1570, sotto l'auspicio di SS. Pio V, di cui dianzi facemmo menzione, dei sette decreti ivi emessi, il terzo riguarda esclusivamente questo nostro convento di Andria, che intieramente riportiamo: «Fu il terzo decreto, che fosse istituito lo studio generale ove s'insegnasse da un buon maestro la logica e la filosofia nel convento di Andria nella provincia di Puglia». In virtù di questo statuto il nostro convento giunse al più alto fastigio, perchè veniva annoverato tra i più rinomati dell'Ordine; conventi dipendenti direttamente dai Rev.mi PP. Generali, e che perciò si chiamano generalizii. ...
SOPPRESSIONE NAPOLEONICA. Questo asilo di santità e di studio, dopo circa 459 anni di florida vita, veniva travolto dalla marea Napoleonica. Nel dì 19 settembre 1809 i veri fondatori e padroni furono costretti, dalla forza dei nuovi dominatori stranieri, a prendere la via dell'esilio, senza speranza di rivedere le sacre ed ospitali mura.
[tratto da "Gli Agostiniani in Andria", di M.Ferriello, Libreria Ed. Fiorentina, Firenze, 1930, pagg.14-34]

Nelle "Visite ad Limina" inviate nel 1628 dal vescovo Alessandro Strozza, e nel 1644 dal vescovo Ascanio Cassiano, è annotato che ambedue i Monasteri di San Domenico e di Sant'Agostino avevano uno studio generale di Teologia.
Scrive il 1628 nella sua relazione Alssandro Strozza: "Tre conventi di frati mendicanti sono nella Città, cioè Domenicani, Agostiniani, e Minori Conventuali, et ne’ due primi è lo Studio [Generale di Sacra Teologia]. Tre altri luoghi di Regolari sono fuori della Città, cioè un’abbazia di Monaci Cassinensi, il Convento de’ Minori Osservanti e quello de’ Cappuccini, et in tutti i detti sei Conventi vi stanno raguagliatamente da venti religiosi in circa per ciascuno Convento."
Scrive il 1644 nella sua relazione Ascanio Cassiano: "Habet item septem Monasteria virosq. Regularium, videlicet Sancti Benedicti Congreg. Cassinen. extra Moenia, Sancti Dominici, in quo adest Studium generale Sac. Thaeologiæ, S.ti Francisci Convent., ubi docet P. … , et aliud … ord.is de observantia, S.ti Augustini, ubi etiam est Studium generale Sac. Thaeologiæ, Cappuccinorum, et Beati Ioannis Dei, in quo est Hospitale, et Frates eiusdem ord.is ministrant infirmis."