abside-coro

Contenuto

abside - coro tempietto centrale
[elaborazione elettronica su foto di Michele Monterisi - 2010]

Abside - coro
struttura a tempietto

"Nella parete centrale, a chiusura dell'impianto presbiteriale, una struttura marmorea a tempietto, con frontone ad arco spezzato, nel cui mezzo troneggia lo stemma con corona del canonico Ponzio, sostenuto da due lesene di verde marmo delle Alpi, incornicia un gran quadro di S. Nicola..."Così il Petrarolo nell'opuscolo citato, a pag.22.


L’abside - coro fino al 1748

Prima di analizzare l’impianto attuale cerchiamo di farci un'idea di come era questa parte della chiesa fino al 1748, quando l'edificio fu quasi totalmente rifatto.
Ce ne parla il prevosto di San Nicola Giovanni Pastore, che a quel tempo era vivente e di questa chiesa era membro attivo.

Stemma del capostipite Bertrando di Baux e della moglie Thiburge II d’Orange

“Bertrando [Del Balzo] per tanto rimasto Vedovo [nel 1328c] d'una sì gran Consorte [Beatrice d'Angiò], s'applicò a molte opere di Pietà (…). Ora egli comincia a fondar qualche monumento di se, e della sua pietà in questa città d'Andria.
Conciosia che stando il riformato Clero di S. Nicola badato alla costruzione dell'ampiezza della sua Chiesa, egli volle anche aver parte in essa, e fe' edificare la fabrica del coro al lato, che corrispondeva all'oriente, in ampiezza, ed altezza proporzionata a quella della Chiesa, e del numero degli ecclesiastici, che in essa erano aggregati, in cui si costruirono quindeci sedili di legno lauro, e di dura noce nell'ordine superiore per li Sacerdoti, e nell'inferiore altri nove per quei di minor grado. Innanzi al predetto coro fe' eriggere una machina dipinta in varie effiggie di Santi Vescovi, Nicola, Riccardo, Sabino, e Roggiero, nel mezzo de' quali eravi ritratta l'effiggie della Vergine SS.a col suo Figliol Bambino in grēbo, che rappresentava S. Maria di Trimoggi. Sotto di queste descritte Immaggini si vedevano delineati, e dipinti in picciola altezza li dodeci Apostoli, ripartiti in dodeci nicchiette ornate di cornici indorate: ed il dippiu, che tal machina componeva sin'alla sommità, ove stava ritratto il Padre Eterno, vedevasi abbellito di varj lavorj piramidali con puttini in pittura, e doratura: ed in fine a piè di essa negli due angoli estremi a destra ed a sinistra eranvi due piccioli scudi, nel piano de' quali rappresentavansi li stemmi gentilizj della Famiglia de' Balzi soltanto (segno che Bertrando non ancora passato era a secondi voti) consistentino nella Stella di sedici raggi, e nelle cornette sospese dalli cordoni, che sono le insegne del Principato d'Oranges in Francia, di cui egli ne portava il titolo. E nell'alto della fabrica del coro nella parte esteriore eravi affissa una lapide, nel cui piano si rappresentava in rilievo la stella gentilizia.
Memorie da me, e da' miei coetanj vedute, osservate, e trattate ben spesso, e sovente, ma tutte perite nella ristaurazione, e demolizione della Chiesa, dell'altare maggiore e del predetto coro nell'anno 1748. e non curate, dissipate, e consunte dall'ignoranza de' fabri.”

[Tratto da Origine, erezione e stato della colleggiata parocchial Chiesa di San Nicola, di Giovanni Pastore, fogli 9r-9v del manoscritto.]


Il coro di Giuseppe Giglio del 1763

Nella seconda metà del Settecento l'allora vivente sacerdote, di San Nicola, Giovanni Pastore vede realizzarsi, poco dopo il magnifico altare maggiore, il nuovo coro ligneo ad opera di Giuseppe Giglio. Tuttavia il Pastore, nonostante fosse uno dei Sacerdoti firmatari del contratto di costruzione del coro, di tale opera non ne parla nel suo manoscritto qui sopra citato.
È il Borsella a metà Ottocento a darne una brevissima descrizione a pag. 132 della sua "Andria sacra":

“Il coro di solida noce costrutto dal nostro concittadino Giuseppe Gigli, a due ordini di sedile, termina con la fascia di un cornicione sporgente, su cui è infissa una cresta traforata a rabeschi, teste di fiori alternati. In fronte del sedile del Prevosto, prima dignità del Capitolo, leggonsi le seguenti iscrizioni, che restano alquanto oscurate dal ridetto sedile fatto a modo di baldacchino.”

Se la notizia ci giunge dai vari storici locali, come il citato Borsella, l'approfondimento documentale è stato condotto con grande perizia dall'Arch. Gabriella Di Gennaro, che lo ha pubblicato nel 2020 tra le notizie inedite del suo ultimo lavoro; eccone qualche passo rilevante (il grassetto ed il corsivo non è nel testo originale):

"Nel 1748 fu ingrandito l'abside e nei due anni successivi furono realizzati un nuovo altare maggiore marmoreo di Antonio Di Lucca e Antonio Corradini (1750), in sostituzione di quello ligneo precedente ed un coro in noce di notevole fattura realizzato dal maestro Giuseppe Giglio nel 1763. ..."
[A documentazione Gabriella Di Gennaro trascrive l’intero contratto (stipulato dal notaio Lorenzo Tupputi il 30 agosto 1763, prot. 210) tra i responsabili dell Capitolo della Collegiata di San Nicola e il maestro Giuseppe Giglio con diversi altri falegnami collaboratori. Qui si riportano solo alcune righe che indicano: la data, i contraenti, la somma convenuta e la descrizione dell'opera da realizzare.]
Die trigesimo mensis Augusti Undecime millesimo septingentesimo sexuagesimo tertio in Civitate Andrie.
Costituiti personalmente avanti a noi li R.R. D. Andrea Eliggio Cannone, D. Riccardo Caracciolo, D. Giovanni Pastore e D. Pasquale Palombella Sacerdoti de' Gremio del Rev.mo Capitolo della Collegiata Chiesa Curata di S. Nicola della Città d'Andria ... da una parte.
E m.ro Giuseppe Giglio, m.ro Nicolò Martinelli, m.ro Savino Figliolino e m.ro Savino Martinelli della medesima Città d'Andria ... dall'altra. ...
Le predette parti ... hanno dichiarato, ed asserito ... che si avessero impiegare quelle somme necessarie per la costruzione de' sedili del Coro, da farsi in detta Chiesa ... dalle rendite del legato del fu Canonico D. Francesco Nicola Ponzi della Città di Bari ...
Per il suddetto offerto, licitato, e convenuto prezzo di docati Due Cento Sessant'uno di moneta d'argento corrente, da pagarsi per detto R.mo Capitolo ...
   Sotto gli infrascritti però altri patti ...
Si devono fare diciannove sedili nell'ordine di sopra, alti palmi tredici, e mezzo da terra, sino alla sommità del cornicione, escluso l'ornato di sopra, con altri tanti diciannove sedili d'avanti, tutti di legnami di noce, cioè nell'ordine di sotto, e scannetti per li Chierici, con tutta la polizia, secondo dimostra il modello, con farci dietro a detti sedili d'avanti li sputatori, e stipetti, per metterci l'Officio. E riguardo alli Braccialetti di dette sedie, resta in libertà di detti Sig.ri Deputati farli fare nella faccia, o rotondi, o ovati.
Si devono fare altri sei sedili nell'ordine di sopra, senza sedili d'avanti, e scannetti, in conformità de gl'altri sedici del detto ordine di sopra.
Che la sedia del Sig. Prevosto deve essere elevata in tutte le parti rispetto alli due laterali, nell'altezza di tre quarti di palmo, siccome stava prima nel coro vecchio ...
Si devono fare due stipi alli laterali, tra il pilastro dell'arco, ed il primo sedile ...
S'obligano essi maestri Partitarii fare il cornicione tutto risaltato, col sporgimento del tosello a tenore di quel pilastro d'immezzo, che dimostra il detto modello, ed sporgersi a misura, che parerà proporzionato, e sopra detto cornicione farci nel mezzo delli sedili, una cimasa col suo pomo tornito sopra li pilastri ... e parimenti di lustrarla tutta di cera, senza vernice. ...
"

[tratto da Gabriella Di Gennaro, "ALTARI POLICROMI MARMOREI DEL SETTECENTO AD ANDRIA ed altri arredi sacri", Schena Editore, 2020, pp. 256-262]


bellissimo crocifisso   tela di S. Nicola sulla parete absidale
[crocifisso cinquecentesco e quadro S. Nicola - elab. elettr. su foto di Sabino Di Tommaso - 2014-2018]

Una breve descrizione del bellissimo crocifisso ligneo posto sull'altare è qui rilevata dalle note che accompagnarono la sua esposizione in Cattedrale nel settembre del 1986; esse riportavano un sintetico commento di mons. Giuseppe Lanave. Ad esso, comunque è dedicato un approfondimento in una apposita pagina del museo virtuale.

Guardo ora quel Crocifisso di S. Nicola, che ha tutta l’aria di un cinquecento. Strati di vernice lucida, ma per fortuna trasparente, hanno tentato di gettarlo nel dozzinale. Ma le sue linee allungate, il corpo affinato aristocratico, quasi spiritualizzato, lo riscattano dalla mediocrità. E il viso, anch’esso emergendo da tutta l’armonia del corpo, esprime un dolore che è soprattutto amore dignitoso, sereno, fermo

Il dipinto raffigurante "S. Nicola con Adeodato e i tre fanciulli" (cm 210 x 260), come gli altri due laterali del presbiterio (a sinistra quello di Ester e a destra di Salomone), era molto deteriorato; è stato restaurato nel 2018 dalla ditta Pantone di Roma.
Questo pregevole dipinto, in una visita pastorale di mons. Alessandro Egizio del 1659, è dichiarato opera di un eccellente pittore, Andrea Vaccaro (1604-1670) «come icona [pala d'altare] c’è un dipinto rappresentante S. Nicola di Bari, opera molto insigne dell’eminente pittore Andrea Vacchari, la struttura è raffinatissima, in legno dorato con inserti cerulei, opera scolpita con sopra le insegne dell’Ecc.mo Duca Carlo Carafa».
Eccone una descrizione dell'Ottocento:

"Sopra le iscrizioni sta affisso ampio quadro del Mirano sullodato patriarcalmente vestito alla Greca, con cornice dorata. ... Nei due angoli superiori del quale son dipinti a mezzo busto il Salvatore e la Vergine. Inferiormente a destra quel nobile giovinetto Barese, che secondo la tradizione fatto schiavo da Turchi trovavasi a servire un Pascià da coppiere. Quindi, avvenne, che ricorrendo la festività del Santo in sua Patria, sospirava nel dolore di non trovarsi ivi per goderla. Accortosi il Padrone del mal umore del giovinetto, mentre versavali col boccale in bacino d’argento dell’acqua, gliene dimandò il motivo, e quegli gliela manifestò schiettamente. Il Pascià cachinnandolo fecegli allora sentire, che quando fosse tanto miracoloso il Santo, potuto avrebbe secondare il di lui desiderio. Quand’ecco apparve il mitrato di Patara, e preso il coppiere per il ciuffetto dei capelli, tradusselo nella patria, tenendo tuttavia in mano il boccale, col bacino. Imparò così quel Barbaro a rispettare gli eroi della Chiesa. A sinistra vedesi una tinozza dalla cui bocca scorgono tre fanciulli ch’erano stati uccisi, e fatti in brani seppelliti nella stessa con tanta spietatezza. Il S. Pastore tiene alla manca un libro aperto, sul quale osservasi prominenti tre palle d’oro, significative dell’altro stupendo miracolo da lui fatto, in aver provveduto di dote tre povere donzelle che per deficienza della stessa collocar non poteansi in matrimonio [1]."

Così il Borsella a pag. 133 dell'opera citata.

Due lapidi del 1749 e del 1750 sulla parete di fondo del coro ricordano rispettivamente
- lo spostamento dell'antica pala d'altare, formata dal quadro di San Nicola, dalla maestosa struttura lignea che lo circondava e dall'altare portatile fissato sul retro di quello marmoreo sulla parete di fondo del coro, e soppiantando tali opere lignee con quelle marmoree attualmente visibili;
- l'erezione di un nuovo bellissimo l'altare maggiore, opera dello scultore estense Antonio Corradini, scolpito nel 1750 su legato testamentario del canonico Ponzio di Bari;

epigrafi
Tra le iscrizioni, di cui se ne trascrive il testo, è raffigurato lo stemma dei Carafa: uno scudo a fasce alternate rosso/bianco-argento

Le due iscrizioni sul dossale del coro
D.O.M.
NICOLAO • FRANCISCO • PONTIO
REGALIS • ECCLESIÆ • BARENSIS • CANONICO
TUM • GENERE • TUM • VIRTUTE • CLARISSIMO
QVOD • ÆRE • EX • DC • IUGERUM • REDITIBUS • PARTO
HOC • IN • TEMPLO
DIVO • NICOLAO • MYRENSI • DICATO
MAJORIS • ARÆ • ORNATUM • CULTUMQUE • OMNEM
PERENNI • RENIDENTIA • COMPARARI • MANDAVERIT
QVODQUE • AMPLIUS • ATQUE • VENUSTIUS
CHORUS • ERECTUS
ET • ARA • MAXIMA • EX • MARMORE
ET • IEROGLYPHICIS • SIT • SACRIS •EXTRUCTA
TESTEM • HUNC • LAPIDEM
LARGITATIS • EX • UNA • ET • OBSEQVII • EX • ALTERA
COLLEGIATÆ • ET • CURATÆ • ECCLESIÆ
CAPITULARIS
P • P •
ANNO • REPARATÆ • SALUTIS
CIƆ • IƆCC • L
D.O.M.
HECTOR • DOMINUS • FAMILIÆ • CARAFÆ • DUX • ANDRIÆ,
ET • CASTRIMONTIS
COMES • RUBORUM • MARCHIO • CORATI • PRINCEPS • CLUSANI
UTILIS • DOMINUS • MASCHITI • PATERNI • CAMPILÆTI • ET • CAMPIPETRÆ
MAGNAS • HYSPANARUM • PERPETUUS • PRIMÆ • CLASSIS • MAGNUS • REGNI • SINISCALCUS
EQUES • INSIGNIS • REALIS • ORDINIS • SANCTI • IANUARV • UTRIUSQUE • SICILIÆ •REGIS •AUREÆ • CLAVIS
CUBICULARIUS
MARESCHALLUS • EXERCITUS • ET • SICILIANÆ • ET • CATHOLICÆ • MAIESTATIS
TRIBUNUS • MILITUM • REGNI • ET • REGIÆ • COHORTIS • PRÆFECTUS
ARAM • MAXIMAM • CUM • SACRA • ICONE
DIVO • NICOLAO • MYREN • ECCLESIÆ • TITULARI • ET • TUTELARI • DICATAM
QUÆ • AD • ORA • TRIBUNÆ • ALTER • EX • CARAFEIS • DUCIBUS • SUMMA • PIETATE
AC • MUNIFICENTIA • EXTRUI • ORNARI • DEAURARI • CURAVIT
PRO • NOVI • CHORI • AMPLITUDINE • ATQUE • ORNATU
SUPPLICANTIS CAPITULI VOTIS ANNVENS,
AD • EXTREMUM • PARIETIS • PROSPECTUM • TRANSFERRI • SALVO • IURE • INDULSIT
ET • UBI • LIGNEUM • IBI • MARMOREUM • MONUMENTUM
LOCARI • IUSSIT
ANNO • DOMINI • MDCCXLIX
[ traduzione delle due epigrafi ]
[Grazie-lode] a Dio, il più buono, il più grande.
A [ricordo di] Nicola Francesco Ponzio
canonico della Regia Chiesa Barese,
perché col denaro ottenuto dalla rendita di 600 iugeri,
in questo tempio
dedicato al Divo Nicola Mirense,
a perpetuo gaudio abbia permesso di comperare
tutto l’ornamento e l'arredo dell’altare maggiore,
e che sia realizzato più ampio il più antico coro
ed innalzato l’altare più grande in marmo e con sacre sculture,
fu affissa questa lapide, testimone
sia della di lui munificenza che della devozione
della Collegiata e Curata Chiesa Capitolare
nell’anno della salvezza
1750
[Grazie-lode] a Dio, il più buono, il più grande.
Ettore, signore della famiglia Carafa, Duca di Andria
e Castel del Monte,
Conte di Ruvo, Marchese di Corato, Principe di Chiusano,
valido Signore di Maschito, Paternò, Campolieto e Campodipietra,
a vita Grande di Spagna, grande Siniscalco di prima classe del Regno,
Cavaliere dell’insigne reale ordine di S. Gennaro
e Cubicolario dell’aurea chiave del Re delle Due Sicilie,
Maresciallo dell’Esercito di [sua] Altezza siciliana e cattolica,
Tribuno dei soldati del Regno e Prefetto di coorte regia,
per ingrandire e rendere splendido il nuovo Coro,
soddisfacendo i desideri del supplicante Capitolo,
accondiscese (mantenendone i diritti) a trasferire sul prospetto della parete di fondo,
l’ara massima con la sacra Icona
dedicata al Divo Nicola di Mira titolare e protettore della Chiesa,
che sull’ingresso del presbiterio un altro Duca Carafa per somma devozione
e munificenza aveva fatto erigere, sistemare e indorare,
e comandò che dove c’era un’opera lignea
si ponesse una marmorea
nell’anno del Signore MDCCXLIX

Ovale raffigurante Santa Rita

Sotto le epigrafi è affisso un ovale che raffigura Santa Rita in una delle sue estasi. Due angeli la sorreggono mentre le pongono sul capo una ghirlanda di fiori. Sulla fronte vediamo il segno della stigmata che porterà fino alla morte. Sul tavolino a sinistra, il Vangelo, il crocifisso e un teschio.

Ai tempi del Borsella l'ovale di Santa Rita trovavasi lateralmente alla 1a cappella a destra, dedicata all'Immacolata. Egli così scrive: "Lateralmente all'altare sono affissi due ovali l'uno di S. Rita, sostenuto da un Serafino in uno dei suoi deliquii, con altro Serafino, che le mette nel capo una corona di rose."

Sotto questa struttura, infine, c'era un bellissimo coro ligneo, così descritto dal Borsella: "Il coro di solida noce costrutto dal nostro concittadino Giuseppe Gigli, a due ordini di sedile, termina con la fascia di un cornicione sporgente, su cui è infissa una cresta traforata a rabeschi, teste di fiori alternati". Del coro ligneo non c'è più traccia dalla metà del secolo scorso.


quadro di Ester

"Negli opposti lati sonovi due affreschi per mano del Calò di Molfetta; l’uno [a sinistra] di Ester che con tutto lo sfoggio regale presentasi ad Assuero seduto in trono; che accordatale la facoltà di palesargli tutto ciò che le occorresse prese a manifestargli le sue suppliche." Così il Borsella brevemente (a pag. 134 dell'opera citata) descrive la scena biblica in cui Ester implora il re persiano Assuero perché non attui lo sterminio del suo popolo, che il feroce ministro Amman aveva ordinato.

quadro di Salomone

"Sulla parete di destra l'affresco, sempre del Calò, rappresenta il giudizio di Salomone, Re di Israele, sul bambino, sospeso per la gambina, reclamato dalle due madri. Ambedue gli affreschi risalgono al 1804 - 1805." Così il Petrarolo brevemente (a pag. 22 dell'opuscolo citato).

Sia l'affresco di Ester che quello di Salomone paiono ambientati in scene architettoniche proprie del neoclassicismo; si noti, nel dipinto riportato in questa pagina, il tentativo di inserire un paesaggio attraverso un'apertura: un eccellente elemento di bilanciamento spaziale, prospettico e cromatico (Lo stesso accorgimento ritroviamo usato nei dipinti della volta).

   
[particolari delle tele di Ester che supplica Assuero e del Giudizio di Salomone - elab. elettr. su foto di Michele Monterisi - 2010]

NOTE
[1] La leggendaria generosità del giovane (San) Nicola di Patara, evidenziata nel nascostamente dotare le tre povere fanciulle del denaro per sposarsi ed evitare la prostituzione, era così conosciuta e famosa nel Medioevo che Dante la cita nel XX canto del Purgatorio, quando, tra gli avari ed i prodighi della quinta cornice, parla con Ugo Capeto; scrive l'Alighieri nei versi 31-33:
"Esso parlava ancor de la larghezza
che fece Niccolò a le pulcelle,
per condurre ad onor lor giovinezza
."