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Via Beatrice D'Angiò, gia Vico Cannone

Vico Cannone, oggi via Beatrice D'Angiò

Non ha marciapiedi come molte viuzze medievali.

Fu importante nell'antichità per gli abitanti del rione, un tempo del ceto medio, in quanto era rapido accesso alla piazza del Duomo e, per essa alla Catuma o alla Corte antistante il portale del Palazzo Ducale.

Batrice D'Angiò, l'ultima figlia di Carlo II D'Angiò e Maria d'Ungheria, già sposa giovanissima dell'anziano Azzo VIII d'Este marchese di Ferrara, rimasta vedova nel 1308, sposò Bertrando Del Balzo. Ebbe dal padre la contea di Andria; incerti sono la data ed il luogo della sua morte: nella Cattedrale di Andria fu trovato il suo epitaffio che attualmente è incastonato nel presbiterio presso la cappella della Sacra Spina.

Mi piace qui citare il grande poeta Dante Alighieri e lo storico Ludovico Muratori.

Dante, nei vv. 79-84 del 20° canto del Purgatorio, parlando con Ugo Capeto, ricorda l'avarizia del padre di Beatrice, Carlo II D'Angiò. Egli accusa Carlo II d'aver venduto la figlia Beatrice al marchese Azzo VIII (per 50000 fiorini), comportandosi come i pirati che mercanteggiano le loro schiave.

L’altro, che già uscì preso di nave, [Carlo II, nel 1284 prigioniero nella battaglia nel mare di Napoli,]
veggio vender sua figlia e patteggiarne [vendette nel 1305 la figlia Beatrice contrattando il matrimonio con Azzo VIII]
come fanno i corsar de l’altre schiave. [come fanno i pirati con le schiave]

O avarizia, che puoi tu più farne,
poscia c’ha’ il mio sangue a te sì tratto,
che non si cura de la propria carne?

A proposito delle nozze di Beatrice con Azzo VIII, il Muratori, a pag 305 del XV volume delle sue "Rerum Italicarum Scriptores", cita un testo che parla dell'avvenimento:

"an. 1305, de mense aprili. Azo Estensis Dei gratia Marchio ... duxit in uxorem in civitate Ferrariae Dom. Beatricem, filiam Dom. Regis Caroli de Apulia, et magna curia facta est in Ferraria".