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Porta Sant'Andrea

Detta anche Porta di Federico, secondo la leggenda fu edificata dai Normanni e ricostruita dagli Svevi intorno al 1230.

Di essa scrive Vincenzo Zito nel sotto citato studio su "L'antica Porta del Castello di Andra":
«La porta di S. Andrea è l’unica delle porte urbiche sopravvissuta. Si apre sul lato ovest della città, nel letto della lama Ciappetta, e da essa partiva la vecchia strada per Canosa. Da questa porta si accedeva anche alle “fornaci di S. Lorenzo” ed infatti è conosciuta anche sotto il nome di “Porta delle fornaci”. La porta attuale è il risultato della ricostruzione eseguita nel 1593, in conseguenza del ritrovamento dell’immagine di S. Maria dei Miracoli (D’Urso, 1842, pag. 141), anno inciso al disopra della chiave di volta dell’arco frontale. Nulla sappiamo della precedente porta tardo medievale, aperta forse con l’ampliamento delle mura che sarebbe avvenuto dopo il XIII secolo. La porta attuale, in chiaro stile rinascimentale, è formata da una parte basamentale in leggero bugnato e da un secondo livello scandito da quattro paraste. Nelle specchiature tra le paraste sono visibili le tracce lasciate dalla presenza di tre stemmi, dei quali non ci sono pervenute notizie o descrizioni, neppure relativamente alla data della loro rimozione. Forse lo stemma centrale, di maggiori dimensioni, riportava l’arma dei Carafa, duchi di Andria al tempo della costruzione della porta. ...»

[testo tratto da "L'antica Porta del Castello di Andria" di V. Zito, 2a ed. dell'Autore, 2014, pagg.30-34]

Questo il testo del D'Urso, richiamato da Vincenzo Zito nella su riportata citazione:
"Anni 1582. ...
Non è da trasandarsi una osservazione sulla Porta delle Fornaci, o sia di S. Andrea.
Trovandosi essa in questo tempo molto deteriorata, e quasi collabente, si pensò da questa Università rifarla; anche per la comodità del traffico accresciuto a motivo della fondazione del Monistero de' Benedettini di S. Maria de' Miracoli.
Siccome tale ristauro, o riforma successe nel 1593.; così si segnò questo millesimo, il quale è molto posteriore a quello di Federico II., senza ripetere il primo: mentre quello esametro: «Andria Fidelis nostris Affixa medullis» pronunciato dall'Imperatore in uscendo di qui, stava già con lettere grandi inciso sull'antica porta colla indicazione dell'anno 1230."

[testo tratto da "Storia della Città di Andria" di R. D'Urso, tip. Varana, Napoli, 1842, Libro VII, cap. IV pagg. 140-141]