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Breve storia del Seminario Diocesano

Il primo documento da me trovato in cui si parli di una concreta erezione del Seminario in Andria è la relazione del 19 novembre 1633 che accompagnò la visita ad limina di mons. Felice Franceschini, dovuta per il 16° triennio.
In essa il vescovo scrive:

"Inceptũ est præterea aliud novũ edificium Collegij seu seminarij clericorũ numerũ sexaginta explentium qui cũ sint morũ et virtutũ expertes, qua reverentia ac devotione Ecc.[lesi]æ inserviant quosq.[ue] quanta industria quantoq.[ue] labore à vitijs et morũ pravitate ad virtutes, et optimas disciplinas revocare studeo Eminentiæ Vestræ facile dijudicabunt.",

testo che può tradursi:

Inoltre è stata iniziata un’altra nuova costruzione, del Collegio o seminario, capace di sessanta Chierici, i quali, essendo ignari di usanze e capacità, con quale riverenza e devozione debbano servire la Chiesa e con quanta energia e sforzo dai vizi e dai cattivi costumi passare alle virtù e ad ottimi stili di vita, penso facilmente le Vostre Eminenze capiranno.

A tale annunciò comunque non dovette seguire alcuna azione concreta se fino al 1705 tutti i vescovi successivi nelle loro relazioni lamentano la mancanza del seminario.

Fu mons. Andrea Ariano a erigere in Città, tra tante difficoltà, il Seminario nel 1705.
Nella sua relazione sullo stato della Diocesi inviata a Roma per la rituale "Visita ad limina" datata 29 Gennaio 1700 scrive "Seminarium nullatenus est hic erectum, nec erigi sperat[u].r, eo quod deficiunt omnia. ... (Non esiste un Seminario, né si spera di erigerlo, perché manca tutto ...)".

Nella relazione della visita successiva, datata 8 Agosto 1705, finalmente soddisfatto scrive (foto sotto e traduzione):

stralcio della relazione di Mons. Andrea Ariano del 1705

"Ho avuto grandissime difficoltà nell’erezione del Seminario, incredibili da ogni parte; in realtà ho utilizzato tutte le mie forze ed ogni opera per ottenere la sua erezione, finalmente, senza alcun aiuto umano, sorretto solo dalla Divina Provvidenza, col mio denaro ho trovato una dimora degna ed adattissima, che ho trasformato in Collegio con elevate spese, l’ho dotato di redditi perpetui tratti da quelli in sovrappiù di alcuni luoghi pii, effettivamente utilizzati per ottenere annue rendite.
Dal primo marzo del corrente anno [1705], sotto la guida e cura di un pio Rettore modello, di Letterati, Maestri e altri Ministri ed inservienti, gli Alunni vivono nel Seminario collegialmente, e correttamente, crescendo nello spirito e nelle lettere; al Seminario ho anche aggiunto alcune pie classi per aiuto e istruzione di laici poveri.
Un’opera così tanto utile, e assolutamente necessaria, da tutti apprezzata, è stata osteggiata soltanto dall’Università e dai Potenti da essa protetti, pretendendo che anche il Seminario pagasse le tasse cittadine, che opprimono più del giusto i cittadini laici, e inoltre perseguitano i familiari degli Alunni, fino a minacciarne la morte. ... "

Il quasi contemporaneo can. Giovanni Pastore, (nato nel 1715, e prevosto della Collegiata di S. Nicola), nel recto del foglio 51 dela sua manoscritta Memoria sull' “ Origine della Collegiata di S. Nicola di Andria”, ne dà un ampio e dettagliato resoconto:

Questo prelato conoscendo abbastanza che l’onore e la santità del clero dipende dalla scienza ed erudizione di esso, ed avendolo ritrovato ignorante, ed inerudito in ogni sapere (eccetto che presso pochi riluceva qualche lume, e gusto di letteratura) pensò con seria riflessione a piantare un Seminario per istruire la gioventù, ed indi formarne quei soggetti proprj per tal stato. Questo disegno egli lo meditò sin dal primo dì del suo arrivo in Andria, ma troppo difficile li riusciva l’esecuzione, non vedendo d’onde poter ricavare il frutto per la costruenza di esso. ma avendo fatta la Visita della sua Diocesi sin dall'anno 1691, ed avendo trovato molti Benefizj ecclesiastici vacanti, di questi cominciò a farne una collezione, per incorporarli al detto Seminario; e nell'anno’anno 1700, fatta la relazione dello Stato della sua Chiesa “ad sacra limina”, in essa manifestò a quei Porporati quanto meditava, e ne cercò l’approvazione che volentieri fu approvata, e lodata. … Avendo dunque questo Vescovo tanto ponderatamente preso le sue misure per fondare un tal Seminario, ne venne a capo nell’anno 1705. Formò le sue regole, fe’ scelta di sani maestri per l’erudizione dei Giovani convittori, e sparsa fama per la Provincia di tal’opra, in breve si vide un numero ben competente di cittadini, ed esteri a cercar luogo in esso per l’educazione dei loro figli. Fra le altre providenze, che diè di buon regolamento di questo convitto, volle, che per coadiutori, e consultori del Vescovo pro tempore in ogni occorrenza intervenissero sei Preti Anziani, e dotti, col carattere di Deputati, da sciegliersi dal Capitolo della Cattedrale, e del Colleggio di S. Nicola ...”.

Via Quarti: ex palazzo Volponi, poi Ospedale Civile, ora abbandonato
[Via Quarti: ex palazzo Volponi,
primo Seminario Diocesano,
poi Ospedale, ora abbandonato]

Il Palazzo Episcopale agli inizi del Novecento
parte sinistra del'Episcopio [quella più chiara] costruita appositamente,
dal vescovo Tommaso C. Nobilione, per ospitare nel 1730 il Seminario

Quale sia stata la sede prescelta, acquistata e adattata a Seminario da Mons. Ariano in quel 1705 lo scrive l'Ughelli nella colonna 934, tomo VII della sua "Italia Sacra" (ed. 1721):
"Palatium illorum de Vulponis emit, in quo non mediocri impensa Seminarium instituit ad imbuendam pietate, & litteris pro altari juventutem."

Il D'Urso, a pag. 156 della sua "Storia della Città di Andria". traduce quanto aveva scritto l'Ughelli, annotando appunto che il vescovo comprò il grande palazzo della famiglia Volpone ad angolo tra via Quarti e via S. Angelo de' Meli, edificio che sorgeva nel territorio dell'antico convento delle Chiariste (abbandonato poco dopo la peste del 1528).

“[Mons. Andrea Ariano] incominciò ... lentamente a rettificare l’ecclesiastica disciplina, avendovi trovato un miscuglio di sacro e di profano. E com’era avvezzo a far da Parroco allora vi aggiunse le funzioni di Prelato. In tutt’i giorni festivi scendeva in Chiesa ed alle ore solite dispensava ai fedeli la parola di Dio; ne’ Mercoledì di ogni settimana teneva al Clero una locuzione scritturale.
Ma se impegnossi chiamare gli adulti e vecchi Ecclesiastici alla osservanza de’ Canoni; spiegò poi un interesse straordinario per la coltura di quelle piante novelle, le quali dovevano col tempo nella vigna di Cristo consolare il Padrone Evangelico colla soavità dei loro frutti. Comprò quel grande locale dirimpetto alla Cappella di S. Michele in Città, o sia il palazzo della nobile famiglia Volpone, e lo ridusse a comodo Seminario. Vi chiamò savii ed eruditi Maestri com’anco ottimi direttori; e cosi trovò la gioventù quella istituzione di cui abbisognava.

Nel palazzo di via Quarti il Seminario funzionò per venticinque anni, fino all'agosto del 1730, quando il vescovo del tempo, mons. Tommaso Cherubino Nobilione lo trasferì nei nuovi locali da lui fatti costruire sul fianco sinistro dell'Episcopio (la parte centrale più chiara della foto a lato).
Così commenta l'avvenimento il canonico Giovanni Pastore nei fogli 53 e 54 del citato manoscritto:

“[Mons. Cherubino Nobilione] Volendo dar principio alle cure del suo ministero, intimò in questo medesimo anno [1727] l'apertura della Santa Visita nella sua Diocesi, e scorgendo, che il Seminario fondato dal Vescovo D. Andrea Ariano di buona memoria era situato in distanza notabile dalla Cattedral Chiesa, volle, che trasferito si fosse accanto al suo Palazzo, ed attaccato alla predetta Chiesa, e fu tanto sollecito ad eseguirlo, che imediatamente diè principio alla nuova fabrica, alienando tutta l'intiera abitazione del predetto seminario. ...
Nel mese di agosto [1730] fu dismesso il vecchio seminario, e si conferirono li convittori ad abitare il nuovo, ma non con quel profitto, che si sperava, conciosiache essendo angusto, e mal' architettato, non più per l'appresso vi fu concorrenza di esteri, e diminuendo nel numero, e nel commodo, diminuì pur' anche ne' maestri, e nel progresso del sapere, con rammarico ciò si rammenta.

Infatti mons. Cherubino Tommaso Nobilione, nella sua relazione sullo Stato della Chiesa di Andria inviata a Roma in occasione della "Visita ad Limina" per il 49° triennio e datata 24 marzo 1731, scrive:

"Poiché il Seminario, istituito in un vecchio palazzo e molto distante dalla Cattedrale, vergognosamente minacciava crolli, e per il suo restauro o meglio per la sua ricostruzione dalle fondamenta gli esperti asserivano che servivano molte migliaia di ducati, l’ho venduto per mille e duecento ducati e ne ho costruito uno nuovo presso il Palazzo Episcopale e la Cattedrale, con una spesa di circa tremila ducati che, dedotti i detti mille e duecento, parte furono erogati dagli interessi accumulati dello stesso Seminario, parte dagli interessi della mia mensa Episcopale, sebbene molti ducati … li donarono il Capitolo Cattedrale; ivi attualmente si trovano sedici [seminaristi], provvisti di ottimi insegnanti di grammatica, Etica, Filosofia e Canto."

Nel 1822 mons. Giovanni Battista Bolognese, appena eletto vescovo di Andria (19 aprile 1822), avendo trovato il Seminario alloggiato in pochi e stretti locali costruiti a fianco dell'Episcopio, cede una parte delle stanze a lui riservate ad uso del Seminario, adattandole allo scopo.
Ecco quanto scrive il prelato nel suo Editto del 25 agosto 1822:

… … … assunti noi immeritevolmente al governo di questa rispettabile Chiesa, e giunti non ha guari in questa nostra Residenza, siccome provammo sempre piacere nel vedere in essere il Seminario, così sentimmo altrettanto rammarico nell’osservare il di lui locale troppo angusto, e ristretto, e le sue Rendite di molto insufficienti al bisogno.
Il perché prendendo a cuore il migliore stabilimento di questo nostro Seminario, non abbiamo tralasciato fin dal primo momento del nostro arrivo d’impiegare tutta l’opera nostra per ampliarlo il più, che si è potuto, e per rimetterlo in istato capace di poter ricevere tutti gli Alunni della nostra Diocesi. Per qual effetto non abbiamo avuta difficoltà di cedere alla nuova fabbrica di esso Seminario Loggia, e Camere, che appartenevano al nostro Episcopio, di erogare ingenti somme, che occorrono pel compimento di detta opera, e di provvederlo di necessarj libri;
… … …

Nella sede attuale, il settecentesco convento carmelitano, il Seminario vi fu trasferito (come già si è accennato ad inizio pagina) il 29 aprile 1839, durante l'episcopato dell'attivissimo mons. Giuseppe Cosenza.
È ancora da pagina 178 del citato testo del D'Urso che si riporta la cronaca dei fatti:

“[Il vescovo, mons. Cosenza] Era poi tormentato da una inquietudine, nascente dal riflesso, che il Seminario da lui trovato non era capace di tutti contenere gli Alunni Diocesani. Vivea convinto dalla esperienza, che fuora di questo Semenzajo di virtù non era sperabile potere la vigna di Cristo ottenere un giorno piante odorose, e fruttifere. Nell’ardenza del suo desiderio entrò nell’impegno di fabbricarlo di pianta, e ne disegnò il luogo fuora la porta del Castello, nell’Orto Episcopale. Una impresa di tal fatta ricercava la somma di ducati diciottomila. Ma considerando che doveva, per non breve tempo, chiudere i suoi visceri paterni alla parte di sè più cara, quali sono i poveri; trovò un mezzo come non defraudare gli uni, e giovare agli altri. Portò la circostanza, nel 1837. che il Convento del Carmine, il quale sin dal 1804. era stato ridotto ad Ospedale Militare di Puglia; in questo anno per Sovrana disposizione rimanesse destituito da tale esercizio. Egli incontanente profittandone della occasione, presentò domanda al Ministro, e supplica al Re, affinchè gli fosse stato concesso invertire questo locale ad uso del Seminario; giacchè la Diocesi ne sentiva un bisogno. Il nostro Monarca, vivendo sommamente impegnato al bene della nostra Cristiana Religione, ed amando vie più promuovere questi Sinodali stabilimenti, si compiacque decretarne la inversione. Monsignore subito contribuendone tutta la spesa, fece fabbricarvi molte aggiunzioni; e di tante celle monacali abbattute vi formò sei cameroni, oltre agl’infiniti risarcimenti adoperati nel totale. Quella Chiesa, che nella occupazione militare erasi ridotta a porcile, è già risorta, come dalle sue ceneri, più leggiadra e più abbellita. Ed a compimento dell’opera fu solennizzata la sua Consagrazione nel dì 31. Maggio 1840. Ora ecco qui stabilito un Seminario, il quale e per la capacità del locale e per l’amenità del sito, e per la vigilanza del governo, ad altri non la cede. Entrarono i Seminaristi ad abitarlo nel dì 29. Aprile del 1839.

Intanto già da oltre un anno il vescovo Cosenza aveva contattato la Curia Generalizia dei PP. Gesuiti, perché si degnassero di portare in Seminario una piccola loro Comunità, per la sua direzione e per l'insegnamento.
Dopo diverse lettere tutte finalizzate a tale richiesta e disponibilità, finalmente il 6 novembre 1850 cinque Gesuiti giunsero al Seminario, guidati dal primo rettore: P. Giuseppe Picconi.
La loro proficua opera durò dieci anni, fino al 25 luglio 1860 quando, per le insurrezioni politiche dovettero abbandonare precipitosamente la sede.

NOTE

Si esprime ancora un doveroso ringraziamento a Don Pasquale Gallucci, rettore del Seminario dal 2009 al 2016, e a Don Franco Leo, attuale (2017) rettore, per la elevata disponibilità offerta perché in queste pagine si potesse documentare fotograficamente la Chiesa del Carmine ed il Seminario. Un altro grazie è dovuto a Don Sabino Matera per aver messo a disposizione del redattore di queste pagine i suoi approfonditi appunti sulla storia del Seminario dall'anno in cui fu spostato nel convento carmelitano, il 1839, fino alla fine del suo secondo rettorato, il 1997.