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Andria

Escursione nel Territorio

dell’Ing. Riccardo Ruotolo

Copertina
La copertina del libro e la aletta posteriore

trascrizione in ebook

Della pubblicazione “Andria - Escursione nel Territorio”, realizzata dall’Ing. Riccardo Ruotolo , stampato nell'ottobre del 2021 da Grafiche Guglielmi - Andria, su ampia disponibilità e consenso dell’autore, pubblico qui in ebook l’intera accurata ricerca, poiché la ritengo essenziale alla conoscenza storica delle origini della Città e del suo territorio. nonché degli eventi che ne hanno segnato le trasformazioni nel tempo.


PIANO DELL'OPERA
(nel testo stampato a pag.7)

Presentazione del Sindaco Giovanna Bruno ( pag. 7)

Premessa ( pag. 9)





Presentazione

La presentazione di un libro sulla conoscenza del nostro territorio, a cura dell’Ing. Riccardo Ruotolo, mi riempie di gioia e soddisfazione.

Tra gli obiettivi prioritari di questa Amministrazione, infatti, abbiamo posto quello di “investire su una Città che ha bisogno di riconoscersi e di essere riconosciuta... puntando sul suo patrimonio storico-artistico e del territorio, valorizzando nello specifico il paleo alveo e le aree attigue del fiume Aveldium e delle lame (lagnoni Santa Croce e lama di Santa Margherita)”.

E’ evidente, quindi, che è forte nella nostra comunità l’esigenza di ricostruire un percorso che possa legare la composizione morfologica del territorio con le testimonianze documentali consolidatesi in decenni di ricerca, per non perderne la memoria e la storia.

L’attività di ricostruzione posta alla base degli studi dell’Ing. Riccardo Ruotolo, costituisce un efficace suggello a questo tentativo di recupero delle radici della nostra comunità.

Il viaggio dell’autore o, per utilizzare la sua terminologia, “l’escursione nel territorio”, primo elemento di uno studio più ampio ed articolato su cui l’autore sta lavorando, pone a base dell’itinerario il percorso rappresentato plasticamente dalla Tabula Peutingeriana, che riporta nei pressi di Bardulos la foce di un fiume, l’Aveldium, remoto corso d’acqua che attraversava il territorio di Andria (poi denominato “Gran Canale” Ciappetta Camaggio), individuata prima facie nell’antico insediamento di Rudas (successivamente identificato presso Monte Faraone e Masseria Tupputi), lungo il tracciato romano della via Traiana.

L’itinerario si snoda attraverso la ricerca diretta condotta dall’autore sui luoghi oggetto dello studio dalla quale, a seguito di ritrovamenti archeologici consolidatisi negli anni (necropoli, tombe, piccoli reperti), si è potuto documentare l’antichità dei siti oggetto di studio.

L’analisi della morfologia del territorio, degli antichi insediamenti sorti intorno alle Masserie ed alle Casine di campagna padronali, presso le quali vi sono stati numerosi ritrovamenti archeologici e resti di edifici di antica provenienza (es. rudere di un’antica Chiesa dell’alto Medioevo presso la Masseria Quadrone), aprono scenari di ricerca innovativi che richiedono ulteriori approfondimenti e studi proprio sulla identificazione dell’antico insediamento di Rudas e il suo rapporto con il nucleo originario di Andria.

Originale, inoltre, il riferimento agli artigiani (scalpellini) della nostra città che di ritorno dalla costruzione della Diga di Assuan, si resero protagonisti nei primi decenni del ‘900 della realizzazione dei conci posti a base delle briglie posizionate in alcuni tratti del “Gran Canale” Ciappetta Camaggio, a dimostrazione della sua consistente portata che necessitava di contenimenti poderosi.

La loro maestria, unitamente ad una tecnica sopraffina, dimostrano la presenza nella nostra Città di un’ efficace scuola di tecniche innovative applicate all’edilizia.

L’abbondanza e la ricchezza di immagini cartografiche e fotografiche, di difficile ricerca e reperimento, come quelle dell’Istituto Geografico Militare degli anni ‘50, sono anche finalizzate a documentare il percorso del fiume Aveldium nel nostro territorio; le testimonianze storiche e documentali approfondite, le ricostruzioni scientifiche, alcune poco note ma con solidi agganci documentali, impreziosiscono l’opera e la rendono un valido riferimento per le future ricerche.

L’auspicio, appunto, è che tale attività possa essere da stimolo per altri studiosi e ricercatori, specie tra i più giovani, affinché possa decisamente ampliarsi il patrimonio di studio storico-documentale sulla nostra comunità e sul territorio, al fine di non smarrirne il vissuto.

All’autore-studioso, il ringraziamento della Comunità non solo per il pregio del lavoro condotto, ma soprattutto per la passione che traspare in ogni sezione dell’opera e per il fascino del racconto nella sua interezza.

Avv. Giovanna Bruno
Sindaco di Andria


Premessa

Aveldium il fiume di Andria - Conversazione dell’ing. Riccardo Ruotolo, con esposizione di due esemplari della Tabula Peutingeriana e proiezione di cartografie e fotografie storiche” è stato il tema del significativo evento culturale svoltosi nella sala del Consiglio Comunale di Andria durante la Fiera d’Aprile 2019.

In quella occasione sono state fornite dettagliate notizie sulla presenza di un antico fiume chiamato Aveldium che attraversava la città di Andria nei primi secoli d.C., poi diventato, negli ultimi anni dell’Ottocento, semplicemente “Gran Canale” cui fu dato il nome di “Ciappetta – Camaggio”, successivamente in parte tombato nell’ambito della città.

Considerato l’interesse suscitato dall’argomento, ho ritenuto quanto meno cortese rispondere alle richieste che mi sono state fatte da più parti sviluppando in questa pubblicazione il resoconto riassuntivo di alcuni degli studi sui documenti e sulle ricerche sul terreno da me fatte nell’arco di quasi cinquant’anni nell’intero territorio andriese.

In questo lavoro si parla di archeologia, di aerofotografie, del tracciato romano della via Traiana (1), di topografia aerea in generale, di cartografia, della ricerca delle località in cui ubicare presumibilmente il toponimo “Rudas” e quello della “Mutatio ad quintum decimum”, degli Itinerari antichi e particolarmente dell’Itinerario Jerosolimitanum o Burdigalense, delle ricerche sul terreno e negli archivi e, in ultimo, dell’antico fiume Aveldium e delle opere eseguite nel suo alveo da maestranze artigiane andriesi che pochi conoscono ma alle quali va riconosciuto il giusto valore perché capaci di eseguire opere che meritano di essere ricordate.

Tutto l’excursus nel territorio ha un filo conduttore: la Tabula Peutingeriana (2), esposta nella sala del Consiglio Comunale nella sua dimensione reale, sia nel fac-simile redatto da Konrad Miller (3) nel 1887 sia nella riproduzione fotografica.

L’intento di questo lavoro è di stimolare le nuove generazioni a ricercare e approfondire gli eventi, di qualunque tipo, che hanno coinvolto il nostro territorio e segnato la nostra storia, per recuperare una memoria che si va facendo sempre più labile, con tendenza a scomparire del tutto.

Ho ritenuto opportuno accompagnare il racconto con immagini, per la maggior parte rare e mai pubblicate, che ritengo utili per una più completa illustrazione e comprensione.

La conversazione tenutasi nella Sala Consiliare si è sviluppata con continui richiami agli studi specifici di ricercatori nel campo della cartografia storica, dell’archeologia, dell’analisi degli antichi Itinerari e della fotointerpretazione, quali Francesco Maria Pratilli, Konrad Miller, Remo Gelsomino, Thomas Ashby, Robert Gardner e John Bradford (con le loro ricerche aerotopografiche lungo “La via Traiana da Herdonia a Barium”), Giuseppe Lugli, Giovanna Alvisi (con la sua fondamentale opera sulla “Viabilità romana della Daunia”). Naturalmente non sono stati trascurati i più recenti studi sulla Tabula Peutingeriana di Mario e Annalina Levi e di Francesco Prontera; di tutti questi studiosi si riportano in nota cenni del loro lavoro e le principali opere pubblicate.

Si parlerà anche dei lavori eseguiti negli ultimi 15 anni dal Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università del Salento sull’affascinante tema di ricostruzione in modo analitico del tracciato originario della via Traiana, quello realizzato nel 109 d.C. dall’Imperatore Traiano (utilizzando in gran parte vecchi tracciati stradali quali la via Minucia e le piste degli antichi percorsi della “Transumanza” (4) ) che non coincide, almeno nel nostro territorio, con quella che oggi chiamiamo via Traiana o via Appia-Traiana.

Durante la conversazione sono state proiettate significative fotografie personalmente scattate e si è fatto cenno agli studi da me eseguiti sulle prime aerofoto che l’Istituto Geografico Militare (5) ha effettuato nel nostro territorio negli anni 1954-1955 e che costituiscono il cosiddetto “volo base”, oggetto di restituzione in tavolette grafiche al 25.000 a partire dall’anno 1957. In questo lavoro, invece, si dà ampio spazio all’interpretazione di tali aerofoto fino a proporre, sulla tavoletta dell’Istituto Geografico Militare al 25.000, il confronto grafico tra il tracciato attuale e quello romano della via Traiana.

Oltre al maxi pannello lungo circa 8 metri con le raffigurazioni della Tabula Peutingeriana, è stata anche esposta una composizione di grandi foto, da me realizzate, delle briglie individuate lungo il corso dell’antico fiume, della cui presenza e forma nessuno era a conoscenza, tranne gli ortolani del posto.

Dare un titolo breve a questo lavoro che affronta vari argomenti di diversa natura mi è parso abbastanza problematico per cui, ho ritenuto che il più significativo ed aderente fosse “ANDRIA – ESCURSIONE NEL TERRITORIO”.

Un grande grazie a mia moglie Anna con cui ho condiviso tutte le ricerche fatte nel territorio e che mi è stata preziosa nella stesura definitiva del lavoro.

Esprimo gratitudine a “VILLA CARAFA”, nelle persone di Mario Confalone e fratelli, per l’apertura alla ricerca sulla storia del nostro territorio, per la conoscenza e valorizzazione dello stesso.

Riccardo Ruotolo


NOTE    _
(1) Via Traiana
Per evitare le asperità della Basilicata al confine con la Puglia, a poco a poco la via Appia cominciò ad essere meno frequentata perché si preferiva viaggiare lungo un percorso più agevole e, quindi, più veloce, rappresentato dalla via Minucia che si inoltrava nelle pianure della Puglia collegando Equo Tutico Ordona, Canosa , spingendosi fino a Bari e puntando verso Egnazia. In età repubblicana fu questa la strada più utilizzata per raggiungere Brindisi da Benevento.
La via Minucia è la via percorsa in gran parte da Orazio nel 37 a.C. per il suo viaggio a Brindisi in compagnia con l’amico Mecenate, stretto collaboratore dell’imperatore Augusto. Il nome della strada si potrebbe far risalire, come affermano diversi studiosi, al Console Minucius Rufus che, probabilmente, fu colui che nell’anno 110 a.C. realizzò il percorso della strada utilizzando vecchi tracciati, ampliandoli e pavimentandoli. Questo tracciato stradale più comodo e veloce dell’Appia, fu poi inglobato nella via Traiana che da Benevento permetteva di abbandonare del tutto l’Appia e, attraversando la Puglia, raggiungere abbastanza velocemente Brindisi.
I trasferimenti delle merci, dei manufatti, della posta (nell’Impero Romano vi erano due servizi postali, uno pubblico ed uno privato, quello pubblico era chiamato “Cursus Publicus” e fu l’Imperatore Augusto ad organizzarlo in maniera efficiente disciplinandolo con regole precise), dei materiali da costruzione, degli eserciti, esigevano sempre di più percorsi agevoli e veloci. Per effettuare questi servizi Roma si serviva di Tabellari che erano schiavi cui erano stati attribuiti i compiti di recapitare le lettere dei loro padroni, di trasferire le merci e i materiali da costruzione utilizzando carri trainati da buoi, muli, asini, che giornalmente solcavano i basolati delle strade. Come si può comprendere, per questi trasferimenti importante era la velocità con cui si potevano attuare, velocità e comodità erano essenziali, e soprattutto per i viaggi dei funzionari dello stato e per gli spostamenti degli eserciti, la velocità e comodità del viaggio erano requisiti primari; i cavalli, essendo animali per così dire “nobili e preziosi”, erano utilizzati per il trasporto delle merci solo raramente, se c’era la necessità di far giungere le derrate in tempi brevi.
Il “Cursus Publicus” era costituito da due diversi settori: il “Cursus Clabularius” era quello più lento, destinato al trasporto delle merci, il “Cursus Velox” era invece molto più rapido e veniva utilizzato per il trasporto del denaro, dei dispacci imperiali, dei piccoli pacchi contenenti beni preziosi. Tutto era regolamentato in base al peso delle merci e delle persone da trasportare.
Compito essenziale del sistema viario era quello di poter spostare le truppe nel più breve tempo possibile e questo era di importanza fondamentale per Roma. Pertanto, le strade dovevano essere sempre più rettilinee, pianeggianti e pavimentate.
Furono queste le esigenze che negli anni 108-109 d.C. indussero l’Imperatore Traiano a servirsi dell’antico tracciato della via Minucia e di altre piste utilizzate anche per la Transumanza, per realizzare un nuovo tracciato viario per raggiungere Brindisi, che fu chiamato via Traiana, e che, partendo da Benevento raggiungeva Brindisi percorrendo la regione Puglia poco all’interno della costa, nel tratto che toccava le località di Troia, Ordona, Canosa, Rudas, Rubos, Celia e, spostandosi lungo la costa adriatica, toccava la città di Egnazia e giungeva fino a Brindisi. Quasi per intero il percorso fu pavimentato con grosse basole di pietra calcarea e le distanze segnate da “Colonne Miliari”, alcune delle quali oggi sono esposte in musei e varie località della Puglia.
La realizzazione della via Traiana permise di ottenere un percorso più agevole e più corto sia della Minucia che dell’Appia, e soprattutto, che permetteva di raggiungere Brindisi da Roma in soli 13 giorni

(2) Tabula Peutingeriana
La Tabula Peutingeriana è la più antica, completa e dettagliata carta stradale del mondo conosciuto all’epoca dell’Impero romano. L’esemplare a noi pervenuto è una copia medievale scoperta dal bibliotecario Celtes e da questi donata per testamento al suo amico umanista Konrad Peutinger il quale, a sua volta, la donò allo Stato austriaco con il vincolo di chiamarla con il suo nome.
È conservata nella biblioteca nazionale di Vienna sotto il nome di: “Codex Vindobonensis-324”.

(3) Konrad Miller
Nato nel 1844 nella cittadina di Oppeltshofen, vicino al lago di costanza in Germania, è deceduto a Stoccarda nel 1933. Era uno storico e cartografo di religione cattolica, studioso anche di teologia e naturalista; è ricordato soprattutto per aver riprodotto nell’Ottocento la Tabula Peutingeriana in fac-simile, averla completata nella parte iniziale (l’Irlanda, la Gran Bretagna, gran parte della Spagna e dell’Africa settentrionale Nord-Occidentale) che era andata quasi completamente distrutta, e averla pubblicata nel 1887. L’edizione che ha avuto larga diffusione è quella pubblicata a Stoccarda nel 1916, intitolala “Itineraria Romana”, che riporta anche un attento e minuzioso studio della viabilità romana disegnato sotto la Tabula, eseguita con schemi semplici e di immediata comprensione; altre pubblicazioni si sono succedute nel 1929 e nel 1962, in quest’ultima è riportato il fac-simile completo, nella scala 1:2.
Il fac-simile del Miller può essere considerato senza dubbio l’opera base cui tutta una schiera di studiosi di tutto il mondo ha fatto riferimento per le ricerche sul mondo conosciuto dai romani e, soprattutto, per lo studio della viabilità dell’Impero romano.
Il Miller, nello stile della Tabula, ha compilato il primo segmento ricostruendo le parti mancanti quali

(4) Percorsi della Transumanza
la Transumanza fondamentalmente sta a significare una migrazione con ritorno, effettuata con movimenti stagionali delle greggi ed altri animali, che venivano spostati a diverse centinaia di chilometri dai luoghi d’origine per poter pascolare tutto l’anno, evitando sia i freddi inverni dell’entroterra montano sia le calde e afose estati della pianura. Trattasi di migrazioni territoriali ad ampio raggio con variazioni di latitudine e accentuate variazioni di altitudine.
Per noi pugliesi la Transumanza stava ad indicare il trasferimento, o meglio, le migrazioni stagionali degli armenti dall’Abruzzo e dal Molise ai pascoli del foggiano, del barese, del territorio costiero materano e viceversa.
Per poter trasferire gli armenti era necessario avere delle piste che collegassero le varie regioni, piste che però dovevano essere “erbose” perché le pecore durante gli spostamenti, che potevano durare anche più settimane, dovevano potersi anche nutrire. I percorsi che le greggi dovevano seguire si distinguevano in base alla loro ampiezza in Tratturi, Tratturelli e Bracci. In quell’epoca l’unità di misura della lunghezza era il “passo napoletano” (il fenomeno della transumanza nell’Italia Meridionale, anche se era in uso fin dai tempi preistorici, fu regolamentato dagli Aragonesi che governavano il Regno di Napoli nel XV secolo) che era uguale a circa 185 centimetri (senza contare i decimali). I Tratturi erano larghi 60 passi pari a 111metri, i Tratturelli generalmente erano larghi 15 passi, cioè 27,75 metri, mentre i bracci che servivano di collegamento tra le varie piste erano generalmente larghi 10 passi napoletani, cioè circa 18,5 metri.
A voler essere rigorosi, l’unità di misura principale della lunghezza era il palmo napoletano e il passo era pari a 7 palmi; il palmo era così definito come la “settemillesima parte di un primo del grado medio del meridiano terrestre” e poiché per convenzione internazionale il meridiano terrestre era lungo 40.000 chilometri, il palmo era circa 26,5 centimetri. Pertanto, il “passo napoletano” aveva la lunghezza di: cm. 26,455 x 7 passi = 185,185 centimetri; di conseguenza, il Tratturo era largo: 60 passi x 1,85185 metri = metri 111,111.
(5) Istituto Geografico Militare – (I.G.M.)
L’Istituto Geografico Militare è nato nel 1861 come supporto cartografico per le Forze Armate Italiane. E’ l’Ente Cartografico dello Stato Italiano e da tutti è riconosciuto come struttura capace di produrre servizi cartografici di altissima qualità. Nell’ambito dell’I.G.M. è presente la Scuola Superiore di Scienze Geografiche (S.S.S.G.) che è una scuola di specializzazione che provvede all’aggiornamento del personale militare nel campo della cartografia.
L’I.G.M. realizza e commercializza una vasta gamma di prodotti: le carte geografiche, le carte topografiche, le foto aeree, la cartografia storica, gli elementi geodetici e i quadri di unione.
L’I.G.M. ha realizzato due tipi di “Fogli Cartografici” per la carta d’Italia: il primo, detto “Vecchio taglio cartografico”, raffigura l’Italia in 277 Fogli nella scala 1:100.000; ogni Foglio è suddiviso in quattro Quadranti riprodotti nella scala 1: 50.000, individuati con i numeri romani da I a IV e disposti in senso orario; ogni Quadrante, a sua volta, è suddiviso in quattro Tavolette stampate nella scala 1:25.000, individuate con la loro posizione geografica nel Quadrante. Le Tavolette sono “Carte topografiche” perché riportano quasi nel dettaglio lo stato dei luoghi presente all’epoca della relativa ripresa aerea.
Il secondo tipo è denominato “Nuovo taglio cartografico” e suddivide l’Italia in 652 Fogli nella scala 1.50.000 i quali, a loro volta, sono suddivisi in quattro Sezioni individuate con la numerazione romana.
Oggi l’attività principale dell’Istituto è quella della cartografia stampata e in questo campo numerose sono le serie stampate di cartografia e così denominate: Serie 25 e 25DB, Serie 25V, Serie 50 e 50L, Serie 100V, Serie 250G e 250DB e le Serie 250-500-1000.
Presso la sede storica di Firenze in via Cesare Battisti n.10, oltre a poter visionare tutte le Serie cartografiche stampate del territorio italiano, è possibile anche visionare ed acquistare le aerofotografie zenitali dell’intero suolo italiano a partire dall’anno 1941. Fondamentali sono le aerofotografie scattate negli anni 1954-1955 che costituiscono il cosiddetto “Volo Base”, utilizzate per realizzare le carte topografiche al 25.000, dette Tavolette, con l’ausilio di sofisticate apparecchiature dette “restitutori”. Le aerofoto del Volo Base sono le più valide per la ricerca archeologica perché scattate prime delle grandi trasformazioni del territorio italiano.