l'altare maggiore

Contenuto

altare maggiore
[elaborazione elettr. su foto di Sabino Di Tommaso - 09/2017]
altare maggiore: emblema degli agostiniani
[elaborazione elettronica su foto dell'arch. Riccardo Sellitri - 2010]
altare maggiore: il ciborio
[elaborazione elettr. su foto di Sabino Di Tommaso - 2005]

L'altare maggiore

"Ecco ... degno presbitero ampio bastantemente, con gradini marmorei; negli angoli dei quali elevansi ben quattro alte colonne ed in mezzo ad esso maestoso altare maggiore, di ottimi marmi costrutto, ai di cui corni sorgono superbi scudi abbelliti di cartocci, sulla mensa si alzano gradini ornati di foglie bianche ricurve tra fregi di marmo nero, giallo, e cipollino, senza parlare delle cornici che ne accrescono il decoro, e del paliotto finamente rabescato, con varii lavori. A fianchi sono affissi due scudi, ne quali fra ritorte cornici sono rilevati due aquile con gli stemmi dell'Ipponese. E in poggiar questo altare sopra quattro gradini di marmo patrio con fascette di giallo e nero rendesi vieppiù spettabile."

Così Il Borsella, a pagina 157 della sua "Andria Sacra", due secoli or sono.

Una descrizione precisa e storicamente documentata ce la fornisce l'arch. Gabriella Di Gennaro nel suo lavoro sugli "Altari marmorei settecenteschi ad Andria" del 1994-95, (anpliato e pubblicato a stampa nel suo studio "Altari policromi marmorei del Settecento ad Andria ed altri arredi sacri", Schena Editore, 2020, pp. 173-177, 230-234), invitando alla lettura di un atto notarile da lei ritrovato del 1777.

Il suddetto atto notarile è un contratto nel quale il Convento di Sant’Agostino nel gennaio del 1777 commissiona al marmoraro napoletano Marino Palmieri ed al figlio Domenico, qui suo procuratore (oltre che magnifico maestro come il padre) la realizzazione di un altare in marmi policromi e sculture secondo un disegno allegato ed essenzialmente anche descritto a parole nel documento.

Per meglio comprendere la descrizione dell’opera si ricorda che l’altare settecentesco di massima si compone di una mensa poggiante su un paliotto affiancato da piedistalli; sulla mensa s’ergono solitamente due gradini, il primo in genere più piccolo, il secondo più maestoso; centrale tra i due gradini c’è un tabernacolo, mentre gli estremi, spesso abbelliti con importanti sculture son detti capi-altare o corni d’altare; un basamento innalza l’intero altare a livello del ripiano della predella o ultimo gradino di accesso.

Questo altare eretto in Sant’Agostino presenta un basamento realizzato, come da scrittura, di breccia medicea o di Saravezza (comune con cave in quel di Lucca).

Il paliotto non presenta nell’ovato dell’urna centrale l’effigie di Sant’Agostino, come previsto nel contratto, ma la classica croce; ben rilevati sono i modiglioni a volute sullo sfondo verde antico.

il paliotto dell'altare maggiore
[elaborazione elettr. su foto di Sabino Di Tommaso - 2005]

Ai lati del paliotto sono fortemente sbalzati due stemmi dell’Ordine agostiniano, perfettamente rispondenti al disegno base “cioè l’aquila a due teste colla loro corona, il cuore colla fiamma di sopra e la cintura”. Termina questa fascia scultorea da ambo i lati con un cherubino adagiato sulla rispettiva voluta.

Immediatamente sulla mensa s’innalza il gradino piccolo in un blocco di marmo bianco lavorato a larghe foglie d’acanto con incastonato uno sfondo verde antico.

Il gradino grande presenta volute in marmo bianco sbalzate su sfondi di borolea di Francia e fior di pesco con listelli di giallo di Siena; i corni terminali sono due magnifiche grandi volute reggi-fiaccola aggraziate da foglie d’acanto in marmo bianco su sfondo di borolea di Francia.

le due teste di cherubini capialtare
[angeli sui pilastrini laterali dell'altare - foto di Sabino Di Tommaso - 2005]

Il ciborio infine troneggia centrale leggermente avanzato nel gradino grande, con una gloria di tre teste d’angeli sulla portellina; è scolpito secondo lo schema del gradino in cui è prevalentemente inserito ed è sormontato dalla base troncopiramidale del crocifisso, nella quale è incastonata una bianca colomba.

altare maggiore con fiori finti del sei-settecento
[l'altare prima degli ultimi restauri (2017) del presbiterio - foto di Sabino Di Tommaso - 01/2014]

All’altare si accede attraverso quattro gradini di marmo bianco con i sottogradi in giallo di Siena incorniciati da sottili listelli neri.


vaso con fiori finti sei-settecentesco
[vaso con fiori finti del '700 - foto Sabino Di Tommaso - 2005]

Una descrizione di come erano realizzati i commessi marmorei che compongono questo altare settecentesco è possibile leggerla in un testo del Settecento di Jerôme Richard e nella su citata pubblicazione dell'arch. Gabriella Di Gennaro.

Si notino (nella foto su riprodotta e in quella a lato, del gennaio 2014) due pregiati vasi con fiori artificiali realizzati in ottone, argento (in lamine e fili sottili) e pietre dure colorate, caratteristici del sei-settecento, opere di alto artigianato napoletano. I vescovi di Andria, fin dal Seicento, descrivendo nelle loro "Visite pastorali" l'arredo d'altare trovato o da allestire, elencano vasi con fiori finti di vario materiale, in legno dorato o metallo e pietre.
(due esempi. Il 15 settembre 1659 Mons. Egizio scrive: "Dictum Altare est lapideum. et habet ... candelabra ex ligno aurato cum vasculis et floribus ex eodem opere" - Il 21 novembre 1694 Mons. Triveri scrive: "In capite Presbyterij situm est Altare maius ..., et hinc inde sex candelabra lignea deargentata super gradus ligneos et colorib(u)s ornatos cũ quibusdã floribus artificialibus bené disposita").

Per questo meraviglioso altare maggiore di Sant'Agostino è possibile consultare una pagina di approfondimento nel percorso museale virtuale.