navata

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La navata nel settembre del 2017
La navata - elab. elettr. su foto di Sabino Di Tommaso, 09/2017

La magnifica navata

Come si è potuto notare nelle pagine precedenti, nelle descrizioni ci si giova principalmente di quelle ottocentesche del Borsella sia perché sono sufficientemente esaurienti sia in quanto possono farci notare, studiando le immagini (o meglio visitando dal vivo i luoghi!), i cambiamenti nel tempo; per le note storiche, invece, si riportano citazioni dai vari documenti reperiti.

Scrive appunto Giacinto Borsella della navata di Sant'Agostino:

"Ecco, una nave spaziosa, e lunga che si strema in degno presbitero ... La plastica è profusa in questo tempio, con non poca lode della imitata e dello imitato, della Natura dico , e dell'artista; talchè l'occhio prima di slontanarsene, torna non sazio a rimirarne i pregi. ... Né passeremo sotto silenzio tutti gli ornati di stucco, che aggiungono pregio a questa Chiesa, contenti solo di accennare, che vennero eseguiti per mano di abili milanesi che spiccan tant'oltre in quest'arte. ...
L'epoca in cui terminossi questa Chiesa rilevasi dalla iscrizione apposta nel primo architrave del presbitero così concepita:
Fortitudo mea et laus mea Dominus. Alla parte opposta si legge, Soli Deo honor et gloria 1774."

[da "Chiesa di Sant'Agostino" in "Andria Sacra" di G. Borsella, Tip. F. Rossignoli, Andria, 1918, pag.141-149]

stemma sul pavimento della navata

Sei fornici, tre per lato, adornano le pareti ed incorporano quattro altari con dossali centinati ospitanti tele, sovrastati da ovati o riquadri mistilinei; presso l'ingresso, a sinistra entrando si erge un battistero, a fronte un grande Crocifisso. Ai lati dei fornici intermedi tra le paraste dei doppi archivolti sono affissi tre grandi sculture di santi agostiniani ed un bombato pergamo.

Nella volta, tra fantasiose modanature in stucco quattro affreschi narrano i fatti salienti della vita di Sant'Agostino.

Il pavimento, in marmi policromi, realizzato nel 1779 dal marmoraro Andrea Scara di Napoli, riporta nel centro un commesso raffigurante un'aquila nera incoronata, con due teste, avente nel centro un rosso cuore trafitto da un dardo e sulla destra un pastorale: stemma degli Agostiniani. Tuttavia sul marmo bianco Carrara che circonda l'intaglio dello stemma è incisa, in basso a destra, la firma "F. del Mastro".

Due gradini ed una balaustra ti avvisano che stai per accedere all'elegante ed altrettanto monumentale presbiterio.

Si riporta di seguito una foto scattata dal rinomato "Istituto Italiano di Arti Grafiche" di Bergamo, (forse) a fine Ottocento, per rilevare alcune strutture mobili allora presenti in chiesa.

la navata ai primi del Novecento - foto dell'Istituto Arti Grafiche di bergano
[la navata a fine Ottocento - elab. su foto Istituto Italiano d’Arti Grafiche, Bergamo. Fototeca INASA, fondo Ricci, inv. 36568]

S. Nicola da Tolentino, statua già della Chiesa di S. Agostino (foto Giuseppe D'Ambrosio)
Statua di S. Nicola da Tolentino, in S. Maria de' Miracoli
foto Giuseppe D'Ambrosio, 09/2017

Nella foto su proposta si colgono i seguenti dati:

- Al centro della parete destra, sotto il pregevole pergamo settecentesco in muratura e stucchi è montato a ridosso della vicina parasta un altro pulpito ligneo più basso.

L'altare è ornato con vasi di ottone o lignei dorati, portanti un serto di eleganti fiori finti di seta e pietre colorate.

- Al termine della navata presso la balaustra da ambo il lati sono montate due nicchie lignee riccamente scolpite che ospitano altrettante statue.
A proposito il Borsella scrive "Le statue che decorano la Chiesa medesima, sono S. Camillo, S. Monaca, la Madonna della Cintola e S. Nicola Tolentino, che oggi si possiede dagli Agostiniani, stabiliti nel Monistero della Madonna d'Andria, statue che non mancano del loro pregio."
Stando alla qui citata affermazione di Giacinto Borsella la statua di S. Nicola da Tolentino, (riprodotta nelle foto a lato realizzate dal bravissimo dott. Giuseppe D'Ambrosio), è probabilmente della seconda metà del Settecento, trasferita nella chiesa della Madonna de' Miracoli forse dopo il 1838, quando furono chiamati a gestirla gli Agostiniani, mentre in Sant'Agostino officiava il clero dell'Annunziata, ivi insediatosi nel 1813. La statua somiglia molto nella struttura a quella realizzata da Arcangelo Spirdicchio per la chiesa di Sant'Agostino di Modugno nel 1785, statua studiata da Vincenzo Zito nel lavoro condotto con Nicola Montepulciano "Arcangelo Spirdicchio, uno sconosciuto scultore andriese del '700", e pubblicato nella Rivista Diocesana Andriese, a pag. 127 del n.2 / 2014 .

- pochi sono i banchi presenti al centro della chiesa e gli altari laterali sono fiancheggiati da panche.

- non c'è luce elettrica e sulle paraste sono appese lampade ad olio;

- il 2° altare di sinistra (il primo visibile) è ornato in modo particolare, con un piccolo quadro (la Madonna del Buon Consiglio descritta dal Borsella nella sua "Andria sacra") sul finto tabernacolo del postergale davanti alla grande tela di S. Nicola da Tolentino; in alto ha poi un supporto in ferro battuto atto a reggere una mantovana di lampade sospese (come quelle allora esistenti in S. Domenico davanti alla Madonna del Rosario);

- Nel pavimento si individuano chiaramente diverse botole donde era possibile accedere ai vari ambienti del sepolcreto sotterraneo. Il Borsella cita un solo eccellente ospite qui sepolto ai tempi di Federico I d'Aragona: "Per lo splendor della medesima Chiesa facciamo rilevare, che in essa esisteva il sepolcro di F. Giovanni Leopardi con questa iscrizione: Hic iacet F. Johannes de Leopardis / Eques Ierosoljmitanus / Qui comitatus cum Alphonso I. de Aragona / Neapolin venit. L'ultimo rampollo di questa nobilissima famiglia, che domiciliò in Bisceglie, fu una femina sepolta nella Chiesa dei Domenicani.".

Quelle che seguono sono alcune delle fotografie del sepolcreto scattate dall'arch. Riccardo Sellitri durante l'ultimo restauro ed esposte al pubblico in un ambiente di servizio della chiesa fino al 2016.

un ambiente del sepolcreto totterraneo della navata un ambiente del sepolcreto totterraneo della navata un ambiente del sepolcreto totterraneo della navata
un ambiente del sepolcreto totterraneo della navata un ambiente del sepolcreto totterraneo della navata

Le foto seguenti mostrano alcuni reperti rinvenuti sotto il pavimento della chiesa, negli ultimi lavori di restauro: un fregio e una parte di lapide sepolcrale datata 1646.

Sulla lapide è possibile decifrare parte dell'iscrizione:
FAMILIĘ DE CÕ / TE HONESTIVS V / OSSA EGÃTR PEIC / PAVL9 DE CÕTE HoC / NOVV OPERO VIV ... / 1646

lapide fregio
[elaborazione elettronica su foto di Sabino Di Tommaso - 01/2014]