il portale

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capitello sinistro del portale
capitello di sinistra
capitello destro del portale
spalliera destra, particolare presso lo zoccolo

Portale: il timpano
e le fasce laterali

Le sei fasce interne che ornano i lati della porta terminano allo stretto capitello a foglie; la prima e la seconda, esterne, si snodano invece tuttintorno senza soluzione di continuità. "Particolare risalto assume il motivo nastriforme includente piatte formelle quadrate, ornate con entrelacs e fiori di vario disegno: esso ritorna, ancora in Andria, nel portale della chiesa di San Francesco e, più volte, a Bitonto (ad esempio nel portale di San Francesco d'Assisi)."

[Maria Stella Calò Mariani in "La Scultura in Puglia durante l'età sveva e proto-angioina" da "La Puglia fra Bisanzio e l'Occidente" Electa Editrice, Milano, 1980, pag.300]

"La terza [fascia] è lavorata di fioretti disposti a croce dal mezzo delle quali esce un globetto trapunto, come fragola o mora. Intorno ogni crocetta due fettucce opposte fra loro a nodo spirale, che contornano e rinserrano le crocette singole da cima a fondo. Una cornice fatta a scala orla da ambo i lati la suddescritta fascia fregiata internamente anche di giglietti, ...
La quarta  ... è intagliata a fronti di viti con globetti adiacenti. La quinta racchiude foglie di gigli verticali ... . La sesta offre una specie di goffone di velo crespo, ananellato a brevi tratti ... . La settima presenta in quadretti ciocche di varii fiori, cosparsi di foglie, e stelle, non mancanti di trafori, che potrebbero dirsi fiori d'altea, o malvavisco, girasoli, rododafne, e simili altri. La ottava ... è fatta a tassellini a punta di diamanti.
L'ultimo lavoro termina con una colonnetta a cilindro spirale ... che serve alle imposte della porta. ...
Le due opposte spalliere portano quasi gli stessi fregi sino ai capitelli; se nonché la fascetta a quadretti incomincia con maschera tragica da un lato e dall'altro con la testa di fiori. L'una termina con trine arabesco e l'altra con la testa di Daino.
La quarta fascietta a sinistra rinserra gigli aperti con globetti e colonnette sottoposte ad ognuno dei quadretti. La quinta con le frondi verticalmente disposte come l'altra, sibbene orizzontali del pari che la sesta.
La settima, come quella del lato sinistro, presenta in otto rettangoli, tanti rosoni con foglie circonflesse svariate, nei quali ammirasi un travaglio il più elaborato; sembrando un lavoro eseguito da industre pennello piuttosto, che da paziente scalpello; tant'è la morbidezza con cui son rilevati quei fini lavori. Onde dir potrebbesi, che i varii gruppi delle varie foglie spesse e crespe, che s'incurvano si naturalmente intorno le ciocche dei varii fiori, fosser disposte dalla mente dell'artista in guisa, che dovessero difenderli dalle sferze solari e dal gelido aquilone. Tranne le suddette differenze con talune varietà di cornici altre semplici, altre a cordone, ed altre a gradini e tranne la varia disposizione dei fogliami e dei nastri, che in diverse guise lor corrono intorno e gli abbellano, i fregi nell'assieme si corrispondono sino alla colonnetta spirale, che serve con la prima come si disse all'imposta della porta."
[da "Chiesa di Sant'Agostino" in "Andria Sacra" di G. Borsella, Tip. F. Rossignoli, Andria, 1918, pag.141-143]

Le decorazioni osservate sugli stipiti continuano, con variazioni nel disegno ma sempre molto ricche di ornati, nel timpano intorno alla lunetta. Continua il Borsella:

" ... formano uno stupendo intreccio di trine, che avvolgendosi intorno a duplici bastoncelli cordonati, che a due a due si intersecan fra loro a modo della lettera X, i quali non sono che scettri aventi in punta foglie di gigli da un capo solo, ... sparsi per la superficie tutta dell'arco, l'uno capovolto o contrario all'altro, nel numero di sedici."

Si ricorda, per inciso, che l'Aquila Imperiale sveva era un simbolo dell'ordine teutonico.

"Questo quadro, a bassorilievo, rappresenta il Salvatore, cui due serafini, sospesi pei vanni, da ambo i lati, con turiboli offrono l'incenso, i cui globi di fumo sono meravigliosamente imitati. Il Salvatore, vestito alla greca, e decorato da un'aureola, sta in atto di benedire, avendo ai lati S.Remigio (Vescovo di Reims) in mitra e pastorale, e S. Leonardo (protettore dei prigionieri) eremita dell'ordine Basiliano, vestito di cappotto e scapolare (ossia pazienza), con cappuccio in testa ed in mano una catena, che gli pende sino ai piedi."

[da "Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi" di M. Agresti, Tip. F. Rossignoli, Andria, 1912, Vol.ii, pag.82]

"Nella chiesa di Sant'Agostino di Andria, - dal 1230 circa al 1358 appartenente all'Ordine Teutonico con l'antico titolo di chiesa del Salvatore e dei Santi Leonardo e Nicola - il portale maggiore, espanso e riccamente ornato, accoglie nella nitida lunetta, in rigida simmetria, Cristo fra San Leonardo e San Nicola e due angeli. Per il taglio acuto dei molteplici archivolti lievemente digradanti e per la cornice cuspidata che li recinge, esso si accosta alla tessitura dei portali interni di Castel del Monte o di quelli della cattedrale angioina di Lucera, anche se, nel gusto di dilatare e distendere in superficie, gli elementi strutturali e decorativi, risuona l'eco di soluzioni abruzzesi."

[Maria Stella Calò Mariani in "La Scultura in Puglia durante l'età sveva e proto-angioina" da "La Puglia fra Bisanzio e l'Occidente" Electa Editrice, Milano, 1980, pag.300]

Si noti la discordanza sulla interpretazione di una delle figure rappresentate nella lunetta, quella avente sulle spalle l'omophorion  (ὠμοφόριον, una stola orientale che scende molto lunga sul petto) sopra un felonio (ϕελόνιον, specie di pianeta bizantina): San Remigio o San Nicola?
Scrive a tal proposito il citato Niels von Holst:

Il timpano (Fig. 4) contiene il gruppo a tre figure di un maestro conservatore che aveva già ricreato altrove forme più scultoree del tipo bidimensionale; è possibile una datazione tra il 1235 e il 1255.
Per l’interpretazione dei santi che stanno al fianco di Cristo
salvator mundi e benedicono con un gesto greco, tra gli altri viene suggerito, San Martino di Tours e San Remigio di Reims [e in nota precisa: Il riferimento a San Martino si basa su un’iscrizione presumibilmente realizzata intorno al 1400 su una pietra che nel 1976 non era più individuabile; tuttavia, secondo R. Elze, il latino è sospetto.]. Ma la definizione corretta la troviamo se diamo uno sguardo al ricco patrimonio fondiario della chiesa: era suddiviso nei possedimenti di San Salvatore, San Nicola e San Leonardo. San Nicola di Bari, nella sua nuova sede di culto in Puglia, in quanto ex vescovo di Mira in Licia, era talvolta raffigurato con l’omophorion, forma di pallio della chiesa orientale; se non ha il capo scoperto, spesso indossa un berretto che gli racchiude la testa e termina con una pallina di stoffa (cappuccio a punta); entrambi questi attributi li incontriamo ad Andria nella figura in piedi alla destra di Cristo. Come giovane vescovo appare anche l’abate San Leonardo, che dall’inizio del XII secolo fu un comprovato salvatore dei crociati dell’Italia meridionale dalla prigionia a Honfleur (in Normandia).”

[“La Chiesa del Salvatore del Gran Maestro Hermann Von Salza ad Andria”, tradotto dall'originale di:
 Niels von Holst, “Die Salvatorkirche Des Hochmeisters Hermann von Salza in Andria”,
in “Mitteilungen Des Kunsthistorischen Institutes in Florenz”,
pubblicato da: Istituto di Storia dell’Arte di Firenze “Max Planck”, vol. 20, n° 3, 1976, pp. 379–89.]

rosone della settima fascia  rosone della settima fascia