il presbiterio

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Il Presbiterio, ingresso sacrestia,
col Portale della Cappella della Natività di Maria Vergine

ingresso sacrestia col Portale della Cappella della Natività
L'Agresti nell'opera citata ce ne parla diffusamente:
"Questo pregevole abaco è sito a ridosso di un'antica Cappella, dedicata, una volta, alla nascita del Messia (Il Vescovo Florio [vescovo di Andria dal 1477-1495] fè trasportare l'altare e la culla del Messia nella Cappella di S. Maria del Capitolo, lasciando negletta quella grandissima Cappella), ed ora murata, per avervi collocato il detto abaco, o Credenza (Non si sa comprendere come mai questa Cappella sia poi passata in dominio di casa Carafa, ed aggregata al palazzo ducale !... Ora si appartiene ai Conti Spagnoletti - Zeuli, che comprarono quel palazzo, i quali la cedono in fitto ad operai, per uso di laboratorio)."

l'angolo sud-est del presbiterio a metà Seicento - simulazione
[l'angolo sud-est del presbiterio a metà Seicento - simulazione]

"Di questa Cappella si vede ancora il suo primitivo ingresso [dal lato del presbiterio], formato da un cornicione a triangolo sporgente dall'architrave, mettendo capo ad una fascia arcuata di pietra, che lo cinge intorno. I pilastri, le basi, i capitelli, tutti di pietra viva, dimostrano lo stile gotico di detta Cappella, che certamente rimonta ad un'epoca assai remota (Questa Cappella, ora adibita a laboratorio di falegname (!), mostra ancora le tracce dei suo stile gotico, e la sua ampiezza fa conoscere d'essere stata una delle migliori e principali Cappelle della Cattedrale!).
Una seconda fascia corre nel mezzo, portando scolpite, in cima, piccole aquile coi vanni spiegati (emblema di casa sveva), ai lati, fiori, scudi, festoni, vasi rabescati, ed altri capricciosi gingilli, facendo da base un teschio di morte, dalle cui tempia diramansi due ali (simbolo del tempo che fugge), cui son sottoposti due corni. Nel centro di detta fascia si vedono due quadretti simmetrici l'uno portante scolpite nei mezzo le lettere A. D., l'altro l'anno 1544."
"Sulla medesima fascia di pietra si vedono pure scolpiti a rilievo altri ornati di piante, di vasi, di colombe, di uccelli, che beccano l'erba nata nei vasi, non che due chiavi a forma di croce, armi, scudi, ecc."
"Nei piedistalli dei pilastri osservansi degli scudi con nastri pendenti, e, nel fondo, tre chiocciole, emblema di casa Pellegrini, altra famiglia patrizia di Andria, ora scomparsa."
"Sotto i pilastri sono scolpiti due leoncini e due teste di angioletti alati. Questo magnifico monumento d'arte, è formato sul modello del frontespizio della Chiesa di Porta Santa della nostra città."

[tratto da "Il Duomo di Andria" in "Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi", di Michele Agresti, tip. F. Rossignoli, Andria, 1912, vol.II, pagg. 45-46].

Gli autori di storia locale dell'Ottocento e dei primi del Novecento affermano che sul presbiterio, sulla parete che affianca l'attuale Cappella della Sacra Spina (già del SS. Sacramento) fosse anticamente eretta la Cappella della Natività del Messia; affermazione totalmente inesatta in quanto tutte le prime visite pastorali esistenti, del Seicento e Settecento, la descrivono come "Altare - Cappella della Natività di Maria Vergine" e non "del Messia", che invece vedono sempre esistente con le statue lignee quattrrocentesche del presepe nella “Cappella di S. Maria del Capitolo”.
Scrive, ad esempio, mons. Pietro Vecchia nel 1690:
Altare Nativitatis Beatæ Mariæ Virginis. De iure patronatus de familia De Mionibus, sitũ in Presbiterio ex cornu ep[isto]læ Maioris Altaris, prope et iuxa cancellũ Cappellæ SS.mi Sacramenti, invenitq.[ue] illud suspensũ à multo tempore, taliterq. nec est petra sacra, et deserunt omnia alia ornamenta necessaria …”;
e mons. Andrea Ariano nel 1704:
In Altari Nativitatis B. M.[ari]æ V.[irgini]s seu S.ti Rochi, in quo cessatum est à divinis vigore decreti in præcedentibus visitationibus, eo quia d.[ictu]m altare nequit permanere in Præsbiterio, est fundatũ Beneficium, quod erat antuquitus extructum ab illis de Mione, ut indicant arma in lapide excussa, …”.

lapide con stemma della famiglia Mione, in S. Maria Vetere


[Ai primi del '900 il portale diventa Cappella del crocifisso
- foto Aurelio Malgherini]

Notare che i due documenti appena citati dicono che la Cappella della Natività della Beata Maria Vergine era di giuspatronato della famiglia Mione, della quale ivi erano scolpiti gli emblemi.
Nella chiesa di Santa Maria Vetere erano sepolti due componenti deella famiglia Mione sulla cui lapide è scolpito il loro stemma, che qui si riproduce a lato.
Questi tre documenti, lo stemma cinquecentesco sulla lapide e le due visite pastorali del 1690 e del 1704, dimostrano senza ombra di dubbio che i tre stemmi scolpiti su questo portale raffigurano l’arma della famiglia Mione e non dei Pellegrini, come affermavano gli storici ottocenteschi, o dei Calderisi, come scrive la dott.ssa Carmela Centrone a pag. 88 del suo volume “Palazzi storici di Andria tra il XVI ed il XVIII secolo”.

Una riflessione è inoltre opportuna. Poiché il portale cinquecentesco era stato eretto (1544) durante l'episcopato di mons. Giovanni Francesco Fieschi (1517-1562), è impossibile che già da oltre cinquant'anni la retrostante cappella "negletta" fosse quella della Natività del Messia (come affermano i suddetti storici); le visite pastorali del Seicento (alcune citate) danno coerentemente come "negletta" una "Cappella della Natività di Maria Vergine", posta sotto detto arco, che tuttavia non introduceva in una cappella vera e propria, ma semplicemente ospitava nel suo fornice soltanto quell'altare, come, dopo il 1916 ospiterà per qualche tempo l'altare del Crocifisso (foto a destra).


particolari scultorei dell'arco
[particolari scultorei dell'arco datato 1544]

parte della cancellata, già cancelletto della balaustra presbiterio colonnina
[parte della cancellata, già cancelletto della balaustra presbiterio]

Nei lavori che seguirono l'incendio del 1916 sotto questo portale del 1544 (allora ancora presente sul muro Sud del presbiterio) fu posto, a mo' di cappella,  un altare sormontato dal Crocifisso nero (foto a destra), quel meraviglioso crocifisso del 1300, (che ai tempi del Borsella e, poi, dell'Agresti, si trovava nella non più esistente cappella che si apriva a destra del transetto) e che attualmente è innalzato sulla destra dell'ingresso absidale.
Infine nel 1938, quando era in demolizione la Chiesa della SS. Trinità annessa al monastero delle Benedettine, questo portale fu posto nell'attuale collocazione, a sinistra dell'abside, sull'ingresso alla sacrestia, per installare al suo posto sulla parete destra del presbiterio uno dei pregevoli altari marmorei laterali di quella chiesa.
"A sinistra dell'altare l'ingresso alla sacrestia chiuso da un cancello ricavato nel 1983 dai tre cancelletti della balaustra con la quale Mons. Bolognese separò il presbiterio dalle tre navate. Esso è formato da sei pannelli, opera del maestro Nicola Fucci, artigiano del ferro battuto. In alto il cancello si chiude con quattro medaglioni decorati dorati (con l'effigie dei quattro evangelisti) fatti fondere da Mons. Brustia (1957-1969) per decorare l'altare (Si tratta dell'altare realizzato nel 1965, per attuare la riforma liturgica del Concilio Vaticano II, rimosso da Mons. Lanave per sostituirlo con l'altare in pietra sorretto da 18 colonnine.)
Il portone è sormontato dall'arco di pietra che prima sovrastava l'altare del Crocifisso (Dalle Visite Pastorali e dalla lettura del Borsella, si evince che l'altare era addossato al muro che chiudeva un'antica cappella della Natività.) che si trovava lungo la parete destra del presbiterio, appena prima della cappella della Sacra Spina. Sotto i semicapitelli dell'arco a tutto sesto sono visibili delle aquile con ali spiegate emblema svevo. Tutt'intorno fiori, scudi, festoni, vasi rabescati; ai piedi dei pilastri e sulla chiave di volta, scudi con nastri pendenti su cui campeggia uno stemma con tre conchiglie, emblema della famiglia Calderisi. (Carmela Centrone, dopo aver consultato il 'Blasonario di Terra di Bari', a pag. 88 del suo volume 'Palazzi storici di Andria tra il XVI ed il XVIII secolo' ... corregge l'Agresti che ... attribuisce questo stemma alla famiglia Pellegrini. Così anche il Borsella ...)."

[tratto da "La Cattedrale di Andria", AA.VV., Grafiche Guglielmi, Andria, 2009, pagg. 45-46]

L'Agresti, parlando della balaustra di accesso al Presbiterio, scrive:
"... si accede al grandioso Presbiterio per due spaziosi gradini di marmo. Di marmo, a mattonelle, è pure il pavimento del Presbiterio, chiuso da estesa e pregevolissima balaustra, con pilastrini di scelto marmo, intarsiato di rosso, avendo, nel centro, due solide valve scorniciate di ottone, vagamente traforate.
Questa balaustra fu costruita a spese del Vescovo Giambattista Bolognese [1822-1830], come ne attestano i due stemmi gentilizi, messi ai due lati sul Presbiterio.
"

[tratto da "Il Duomo di Andria" in "Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi", di Michele Agresti, tip. F. Rossignoli, Andria, 1912, vol.II, pag. 44].


dittico dell'Annunciazione posto sotto l'arco
[Dittico dell'Annunciazione d'inizio Seicento, già nella Chiesa di S. Maria in Porta Santa]

Nel sott'arco è stato posto ultimamente (nel 2010) un dittico rappresentatnte l'Annunciazione.
Le due tele d'inizio Seicento, di cm 172 x 57,8 (A x L), provengono dai lati dell'altare maggiore della Chiesa di S. Maria in Porta Santa.
Sulla sinistra la Vergine parzialmente genuflessa ascolta le parole che l'Angelo le indirizza, portando la destra al petto e con la sinistra protesa ad accogliere il messaggio.
L'Angelo su una novoletta ha ormai terminato di parlarle e, porgendole un giglio le indica con la sinistra che il Concepimento del Verbo avverrà esclusivamente per opera Divina.

[foto di S. Di Tommaso, M. Monterisi - 2010]