Si illustrano le seguenti interessanti “Imago pietatis”:
- L’affresco dell’Imago pietatis nella chiesa rupestre di Santa Croce.
- La tempera su tavola del “Cristo in pietà” di Alvise Vivarini, della Chiesa di S. Maria Vetere, oggi nella Pinacoteca Provinciale di Bari.
- L’affresco dell’Imago pietatis presso la stessa chiesa di S. Maria Vetere.
- La scultura lapidea del “Cristo in pietà” nella chiesetta di S. Lucia.
In Puglia fin dal Trecento, in particolar modo nel Salento, esistono numerose raffigurazioni dell’Imago pietatis o Cristo in pietà [1], quasi tutte d’ispirazione orientale e molto simili tra loro, sì numerose e antiche da far supporre che tale devozione sia nata in questa nostra regione meridionale nel periodo d’influenza bizantina e da essa introdotta.
È appunto in tale periodo culturalmente ed economicamente più fulgido della nostra Città, durante il governo della famiglia del Balzo e nei decenni successivi che Andria si arricchisce di pregevoli opere pittoriche e scultoree, parallelamente all’insediarsi dei più importanti ordini religiosi: i Conventuali e gli Osservanti di S. Francesco, gli eremiti di S. Agostino e i Predicatori di S. Domenico, che con tali opere ornarono le loro chiese.
Tra i numerosi dipinti e sculture che in quel periodo rinascimentale decorarono la nostra Città in questa pagina si mettono a fuoco le raffigurazioni dell’Imago pietatis, che troviamo dipinta sia a fresco che su tavola, nonché scolpita nella pietra: un affresco nella chiesa rupestre di Santa Croce ai lagnoni, un altro affresco ed una tempera su tavola nella Chiesa di Santa Maria Vetere, una scultura lapidea nella chiesetta suburbana di Santa Lucia.
In questo studio non si prendono in considerazione le varie scene della Passione comprese le Deposizioni, pur potendo anch'esse rientrare nella generica classificazione di "Pietà", ma solo quelle nelle quali il Cristo emerge dal sepolcro, solo, con angeli o con dolenti.
[L'Imago pietatis ed il miracolo eucaristico di S. Gregorio M.]
Nella Chiesa rupestre di Santa Croce ai lagnoni molto particolare è l’affresco dipinto sul pilastro destro presso l’abside:
rappresenta una rara Imago pietatis, realizzata
probabilmente nel secolo XV;
solo a titolo di documentazione di soggetto si riporta un’
Imago pietatis tra i dolenti Maria e Giovanni con la simbologia eucaristica
del solo calice: la dipinse nel 1470 Miguel Ximénez, pittore di corte di Ferdinando II d’Aragona
[2].
[L'Imago pietatis, di Mighel Ximénez, 1470,
Museo “Castello Reale di Wawel”, Cracovia]
Nel nostro affresco in Santa Croce il Cristo risorto è raffigurato come ne parla Gregorio di Nissa in una sua omelia: emergente a figura intera da un sepolcro a vasca, affiancato dai simboli della passione, ai quali, nel dipinto, sono aggiunti quelli eucaristici, ostia e calice nel quale scorre il suo sangue; mentre col braccio sinistro Egli regge la croce col serto di spine infilata sul montante e protende la mano destra verso l’Eucarestia, ad indicare che è effettivamente presente nel pane e vino consacrati.
Sembra che qui, il frescante abbia voluto rappresentare, fusi insieme, due miracoli accaduti a S. Gregorio Magno (come narrano i biografi) durante la sua messa; fa da sfondo, infatti, un ambiente ad arcate doviziosamente ornato: è il tempio nel quale Gregorio Magno sta celebrando il sacrificio eucaristico. (Il frescante del resto ha già raffigurato un altro miracolo di S. Gregorio nell’adiacente arco dei dottori della chiesa: lo Spirito Santo, sotto forma di colomba, è lì a suggerirgli testi e musica sacra).
La tradizione racconta il fatto miracoloso noto come Messa di San Gregorio: Durante una messa, di fronte all’incredulità di molti fedeli che vi si celebrasse il sacrificio divino, apparve un’immagine del Cristo circondato dai simboli della Passione, immagine denominata Imago pietatis o Cristo in pietà.
L’altro evento, qui collegato e sovrapposto al primo, è il miracolo del pane eucaristico, avvenuto a Roma nella chiesa di San Pietro nel 595: una nobildonna, che aveva preparato le ostie per la messa, era incredula del fatto che quel suo pane potesse diventare il corpo di Cristo; la trasformazione in carne e sangue però avvenne effettivamente sotto gli occhi di tutti. Questo secondo miracolo è narrato in più biografie di San Gregorio e in particolare in quella scritta nella Vita Beati Gregorii Papæ del Diacono Paolo Varnefrido, del 787; la reliquia di tale evento si trova a Andechs in Germania, presso il locale monastero benedettino.
[“Cristo in Pietà” di Alvise Vivarini,
del polittico già a S.Maria Vetere in Andria -
“Cristo in Pietà” di Bartolomeo Vivarini, del polittico di Morano Calabro]
Il “Cristo in Pietà” raffigurato a sinistra [3] è una tempera su tavola (cm 68 x 47) del settimo decennio del Quattrocento; essa era parte di un polittico presente nella Chiesa di Santa Maria Vetere di Andria, posto forse originariamente a dossale dell’altare maggiore fino al suo trasferimento a fine Ottocento nella Pinacoteca del Museo Provinciale di Bari.
A fianco si pone a confronto il Cristo in pietà del polittico realizzato da Bartolomeo Vivarini nel 1477
per il complesso monastico di San Bernardino a Morano Calabro, polittico che attualmente
è collocato presso la cappella di San Silvestro, nella sagrestia della
Collegiata della Maddalena.
Il Cristo del polittico andriese a differenza di quello moranese non è “doloroso”, ma “patiens”,
sia nei tratti del viso che della muscolatura, niente affatto spigolosa.
Di seguito si riproduce una ricostruzione del polittico di Andria così come immaginato da Michele D’Elia nella mostra del 1964 “Arte in Puglia dal tardo antico al rococò”
[4].
Degli otto scomparti del polittico ancora esistenti,
i quattro santi del registro inferiore ed il “Cristo in pietà” della cimasa
sono esposti nella Pinacoteca “Corrado Giaquinto” di Bari,
i tre santi del registro superiore sono invece esposti
nel Museo diocesano “San Riccardo” di Andria.
La storica dell’arte Dott. Clara Gelao, dirigente del Servizio Beni e Attività Culturali della Pinacoteca di Bari, basandosi anche sulla scorta degli studi di Vincenzo Buonocore e sulle indagini effettuate dopo l’ultimo restauro del 2014, propende ad attribuire questo scomparto con quello del Battista ad Alvise Vivarini, figlio di Antonio, che invece avrebbe dipinto tutti gli altri scomparti del polittico; scrive infatti:
“Il restauro ha rivelato … che i disegni tracciati nei pennacchi della cimasa sono contestuali all’immagine centrale, presentando una craquelure del tutto simile alla pellicola pittorica circostante. Pertanto è certo che disegni e Cristo in pietà sono stati dipinti contemporaneamente da uno stesso pittore, Alvise Vivarini, sotto il cui nome la tavola – di cui il restauro ha messo in luce la grande raffinatezza e sensibilità nei passaggi chiaroscurali, la morbidezza plastica e la dolcezza espressiva – è stata esposta nel 2016 nella mostra sui Vivarini allestita in Palazzo Sarcinelli a Conegliano Veneto.”
[testo tratto da “ANDRIA RINASCIMENTALE - episodi di arte figurativa”, di Clara Gelao, Grafiche Guglielmi, Andria, novembre 2018, pag. 56.]
[Ricostruzione del polittico di Antonio e Alvise Vivarini, un tempo in S. Maria Vetere ad Andria, come fu proposto nel 1964 da Michele D'Elia. Sono raffigurati:
in alto da sx: disperso, S.Chiara d'Assisi, Cristo in pietà, S. Bernardino da Siena, S.Agostino;
in basso da sx: S.Ludovico da Tolosa, S.Francesco, disperso (forse c'era una Madonna con Bambino), S.Giovanni Battista, S.Antonio]
[affresco sec.XV presso Chiesa S.Maria Vetere - foto dal prof. Vito Chieppa]
Nell’attuale museo delle lapidi adiacente la Chiesa di Santa Maria Vetere (nell’ambiente dove sono state poste tutte le lapidi che una volta erano presenti in chiesa), si osserva parte di un affresco di ignoto pittore locale raffigurante l’Imago pietatis, dipinto che la Gelao data a cavallo tra il Quattrocento ed il Cinquecento [5].
L’immagine evidenzia nel tratto grafico una elevata somiglianza con la tavola di Alvise Vivarini sopra studiata
che faceva parte del polittico un tempo allocato nell’attigua chiesa.
Il Cristo, coronato di spine con nimbo crocesignato è in posizione eretta, nudo e a mezzo busto davanti alla croce
e con i simboli della passione ai lati; egli emerge (risorto) da un sarcofago a vasca col sudario già deposto sul bordo,
in perizoma e col polso destro incrociato sul sinistro; in basso un’altra piccola testa di Cristo aureolato
indica una sottostante prosecuzione della storia raccontata dall’affresco.
Conferma le somiglianze con la tavola di Alvise Vivarini la stessa Gelao, a pag. 130 dell'opera citata, dove scrive:
“(…) in uno dei locali di servizio adiacenti alla stessa chiesa andriese [di Santa Maria Vetere] da cui proviene la tavola del Vivarini è visibile ancor oggi un affresco del primo Cinquecento, opera di un discreto artista locale che sicuramente riprende con poche varianti l’esemplare vivariniano.”
[Imago pietatis, scultura sec. XVI - foto S. Di Tommaso, 2015]
Nella Chiesetta suburbana di Santa Lucia dalla seconda metà del Novecento sulla parete destra presso l’ingresso è affissa una cinquecentesca scultura erratica (in quanto non se ne conosce la provenienza) del cosiddetto Cristo in Pietà o Imago pietatis; è realizzata nella pregiata pietra locale di Trani, non facile da scolpire ma che in compenso rimanda tonalità calde che ben si confanno con la riproduzione della figura umana.
Il Cristo è raffigurato in solitudine, in piedi e a metà figura, a torso nudo e con le braccia incrociate la sinistra sulla destra, il capo coronato di spine leggermente flesso e aureolato; emerge ad occhi chiusi da un sarcofago a forma di piccola vasca ingentilita da un maniglione e dal bordo a fascia modanata centralmente a toro.
Scrive la Dott. Clara Gelao nelle pagine 129-130 del su citato testo:
“Il rilievo nella chiesa di Santa Lucia ad Andria, acromo e in buone condizioni di conservazione ma privo di firma, può essere agevolmente inserito, a mio parere, nell’ambito della bottega di Paolo Catalano da Cassano, scultore che sappiamo aver operato nella cattedrale di Altamura negli stessi anni in cui vi lavorava Antonio da Andria e autore, nel 1534, della bella statua policromata raffigurante Santa Maria di Costantinopoli col Bimbo che figura su uno degli altari laterali.
Paolo da Cassano tenne una fiorente bottega familiare nel nord della Puglia, spingendosi sino a Bari ed Acquaviva, e fu protagonista di un singolare percorso stilistico che, da alter ego di Stefano da Putignano, lo portò nel prosieguo della sua attività a confrontarsi con Francesco Laurana e con Giovanni Marilano da Nola, dai quali attinse spunti … .”
Tra le raffigurazioni scolpite, non molto lontano dalla nostra Città di Andria se ne propongono due:
una Imago pietatis tra i dolenti Maria e Giovanni del Trecento, già nel cimitero degli assassini, che si trova riutilizzata nel 1473
come architrave sull’accesso dal cortile dell’antica
chiesa madre di Cerignola;
un’altra Imago pietatis, opera d’inizio Cinquecento (1517c) dello scultore Stefano da Putignano,
che è sopra un tabernacolo nella chiesa di S. Nicola Patara a Cisternino.
[Imago pietatis: 1°, nella chiesa madre di Cerignola - 2°, nella chiesa di S. Nicola Patara a Cisternino]
NOTE
Sull’origine di questo tipo di raffigurazione gran parte degli studiosi concordano col ritenere che la prima immagine ispiratrice
sia la trecentesca icona a micro-mosaico (di pochi centimetri) di manifattura pugliese o sinaitica incastonata
nel reliquiario di San Gregorio Magno esistente a Roma nella Chiesa di Santa Croce in Gerusalemme
(1ª figura a sx): essa raffigura l’apparizione di Cristo in pietà durante una Messa officiata da San Gregorio,
per far fronte all’incredulità di molti fedeli che nella messa si celebri effettivamente il divino sacrificio;
non a caso il mosaico evidenzia la targa con l’iscrizione
“ Ό ΒΑΣΙΛΕΎΣ ΤΗΣ ΔΌΞΗΣ ” (“Il Re della Gloria”),
in quanto l’Imago pietatis non intenderebbe proporre un Cristo morto steso in sepolcro ma da esso emergente risorto,
come nell’attimo di elevarsi verso il cielo.
Per evidenziare la connessione con il miracolo di San Gregorio Magno qui si riproduce anche un’opera di Hieronymus Bosch realizzata nel 1494 (2ª figura a sx): il trittico dell’Adorazione dei Magi (oggi al Museo del Prado, Madrid) sulle cui ante chiuse egli dipinse appunto il miracolo dell’Imago pietatis durante la Messa di S. Gregorio.