"chiese rupestri"

Contenuto

Visitare la Cripta della Madonna dell'Alto mare
Chiesa - cripta Altomare (S.Sofia)
Visitare la Cripta "Cristo della Misericordia"
Chiesa - cripta Cristo di Misericordia
Queste sono le affascinanti grotte (le pi ù importanti)
adibite a luoghi di culto,
e perci ò chiamate CHIESE o LAURE RUPESTRI,
affrescate pi ù volte nei secoli dai nostri avi. Si rinvengono essenzialmente sui declivi
delle lame tra le dolci colline del territorio (come pu ò rilevarsi dalla carta topografica):
le chiese rupestri di Cristo di Misericordia e di Santa Croce
sono sul lato destro dell'omonimo lagnone;
la chiesa rupestre della Madonna d'Andria o dei Miracoli
è sul lato destro della lama di Santa Margherita;
la chiesa rupestre della Madonna dell'Altomare
è scavata sul lato destro della lama di S.Vito - Camaggio;
la scomparsa rupestre di Gurgo presso S. Maria di Trimoggia - SS. Salvatore.

 Visitare la cripta di Santa Croce ai Lagnoni
Cripta di  Santa Croce ai Lagnoni
Visitare la Laura - Chiesa rupestre della Madonna dei Miracoli
Basilica - cripta Madonna dei Miracoli
Sull'uscio del tempo
dal borbogl ìo delle sue radici rampolla
indistinto il segreto del lungo cammino
di Andria e la sua Gente.
Tra il puntuale e il fantastico
l'invenzione  scandisce dissolve e fonde scenari
e immersa nell'immaginario dei suoi pensieri
l'ignoto rincorre ai sensi smarriti
calcando l'incerto sentiero di cartule e diplomi
vergati nei secoli   ormai bui al ricordo.
Sorvola quasi picchio  in cerca del nido
che i suoi avi, nel tempo, incisero
in lame e lagni, e dall'incuria dell'oggi erosi.
S'addentra negli antri che il tenero calcare ced è
con lieve fatica a rifugio riposo e preghiera
dei primi signori dei luoghi  e ...
ai lor servi di grancia abituri,
cercando il segreto del loro cammino.

Linee guida alla visita delle “CHIESE RUPESTRI” di Andria

Nel meridione d’Italia, come in gran parte del bacino mediterraneo, fino al secolo scorso, per i “minores” (pastori, coloni, braccianti, ...) ed anche per diversi “mediocres” (come gli artigiani) era in uso abitare in grotta, cavit à naturali presenti numerose sui declivi calcarenitici delle lame e grave, antri poi facilmente allargati con rudimentali mezzi di scavo.

Nel territorio di Andria i pi ù rilevanti insediamenti in grotta (come su si è accennato) erano ubicati:

  1. - sui versanti della Lama di Santa Margherita (rivo affluente dell’Aveldio), con la chiesa rupestre di S. Maria de’ Miracoli, nonch é nell’adiacente lama della contrada Nebbia;
  2. - sui pendii del Lagnone di Santa Croce, con l’omonima chiesa rupestre e con quella adiacente di Cristo di Misericordia;
  3. - presso le sponde del rivo-canale Camaggio (ex flumen Aveldium) con le grotte di S. Onofrio (extra mœnia prope porta della Barra), di Sant’Andrea (presso il “pictagium”-quartiere ebraico) e con quelle di San Vito sull’opposto versante;
  4. - negli anfratti a perpendicolo della Dolina di Gurgo, con la cosiddetta grotta dell’Angelo, ad instar del Gargano.

Che durante l’alto medioevo (secc. V-X) in alcune di queste grotte vi sia stata la presenza di eremiti orientali è possibile, ma allo stato attuale dei documenti non è dato verificarlo; è invece indubbia la dominazione bizantina dal quinto secolo fino al sesto, fin quando cio è i Longobardi conquistarono la Puglia settentrionale, e dalla fine del IX fino all’ XI secolo; comunque, al di l à delle alterne vicende belliche successive, essenziali elementi di cultura orientale ancora nel basso medioevo (secc. XI-XV) continuarono ad influire sugli usi e sull’arte nel nostro territorio, anche per i rapporti commerciali sempre intensi con il vicino Oriente.
A questi dati storici bisogna aggiungere l’enorme influenza esercitata dalle crociate, partite in gran parte anche dalle nostre sponde, e dai numerosi pellegrinaggi per i luoghi sacri quivi transeunti e soggiornanti negli vari ospizi cittadini (presso l’Annunziata, Santa Maria a Porta Santa, Sant’Angelo al lago, ...).

A partire dal secolo X (doc. anno 943) nelle nostre contrade è certa la presenza dei Benedettini dipendenti da Cassino, proprietari gi à da tempo di vasti appezzamenti e gestori di ricche grange, aziende agricole monastiche (“… de omnibus pertinentiis monasterii huius ... in Andre vineas et olivas; in rivo qui dicitur de Monacho, curtem”). Ministri religiosi dei nostri insediamenti rupestri per un certo periodo potrebbero essere stati i presbiteri curatori di questa zona della grangia nella quale le cosiddette “laure” erano ubicate. Si tenga comunque presente che non pu ò essere del tutto esclusa la compresenza di monaci di rito orientale, qui in esichia, durante i secoli di dominazione o di tolleranza bizantina.
La maggior parte degli studiosi contemporanei ascrive a questo periodo, tra il decimo secolo ed il successivo, il primo escavo-ampliamento, nei vari insediamenti, di una delle preesistenti grotte per adibirla al culto.

Gli affreschi attualmente esistenti nelle nostre chiese rupestri non risalgono tuttavia a tale periodo storico; ci ò emerge sia indirettamente da confronti stilistici, sia spesso direttamente dal chi o cosa è dipinto, che va a determinare un terminus post quem pu ò essere stato raffigurato; ad esempio, Urbano V (in Santa Croce) non poteva essere raffigurato prima del 1370, quando questi ritrov ò le teste dei Ss. Pietro e Paolo; tra i pi ù antichi, invece (sempre in Santa Croce), sono da annoverarsi il Cristo Pantocr àtor nell'absidiola della navata sinistra, i resti della Deesis sulla parete della stessa navata e, sull'arco trionfale della primitiva abside, la Lavanda dei piedi e l'ultima cena.
In linea generale gli affreschi delle chiese rupestri di Andria si fanno risalire nei secoli XIII-XV.

Le numerose immagini presenti, soprattutto in Santa Croce, rivelano un continuo sovrapporsi e integrarsi di culti:

  1. da quello di origine prettamente orientale (come le raffigurazioni di Sant’Antonio abate e Sant’Onofrio, della Deesis, ...),
  2. a quello della liturgia romana (come i clipei dei Dottori della Chiesa, l’agnello mistico, il Cristo tra gli Evangelisti, il Cristo tra Pietro e Paolo, Urbano V, ...);
  3. da quello rilevabile nelle sei scene del ritrovamento della Croce, di S. Pietro eremita e s. Maria Egiziaca, che trovano la loro genesi nelle Crociate,
  4. a quello di Sant'Antonio di Padova (francescanamente strettamente legato all’Esaltazione della Croce) e della pregevole Madonna della Misericordia, di chiara ispirazione toscana-francescana, certamente motivata da uno dei vari eccidi (es. degli Ungheri del 1350) e/o da una delle ricorrenti pestilenze;
  5. non sono da dimenticare poi le ingerenze del potere politico locale e/o mecenati delle opere: certamente per influenza dei Del Balzo sono dovute, ad esempio, le immagini di vari santi angioini, come S. Ludovico da Tolosa e Santa Clotilde.