le probabili tembe delle imperatrici sveve

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Vestibolo della chiesa inferiore o cripta

le probabili tombe delle imperatrici sveve

  le due tombe nel vestibolo della chiesa inferiore della cattedrale nel 1938   Osservare un altro rilievo con le aquile federiciane
[le due ipotetiche tombe delle imperatrici nel vestibolo della chiesa inferiore della cattedrale: nel 1938 (foto Malgherini-Attimonelli) ed al giorno d'oggi (foto M. Monterisi 2010)]

Negli scavi effettuati nella chiesa cripta della Cattedrale nel 1904 furono rinvenute due tombe e molti reperti scultorei, elementi che gli studiosi hanno ritenuto che possano essere stati ornamenti dei sepolcri delle due Imperatrici Sveve, Jolanda di Brienne e Isabella d'Inghilterra, storicamente sepolte in Andria.

Alla base di tale ipotesi sono alcune cronache del tempo:
- la “Ryccardi de Sancto Germano Chronica”, appunto di un certo Riccardo, notaio imperiale di Federico II, vissuto a cavallo del 1200 che racconta eventi accaduti in Italia e prevalentemente nel Regno di Sicilia tra il 1189 ed il 1243;
- il “Breve chronicon de rebus siculis” di un autore anonimo, cronaca che, come dice il titolo ad esso attribuito dagli storici, narra le vicende avvenute nel Duecento nel Regno di Sicilia;
- la "Chronica Majora" di Matteo di Parigi, monaco di St. Albans, vissuto nella prima metà del Duecento, cronista inglese che scrive la cronaca del periodo in cui visse, continuando così quelle redatte precedentemente da altri cronisti.

Nella Chronica” di Riccardo di San Germano, in merito alle imperatrici sveve, si rinviene scritto:

[trascrizione dell’originale in latino] [traduzione]
M°CC°XXV°. Mense Novembris Imperator apud Brundusium filiam Iohannis regis Ierosolimitani duxit uxorem, et in maiori ecclesia magnifice desponsavit. …
M°CC°XXVIII°. Mense Aprelis … Imperatrix apud Andriam filium parit nomine Chunradum; que non multo post, sicut Domino placuit, ibidem in fata concessit. …
M°CC°XXXV°. … Mense Iulii imperator filiam regis Anglie duxit uxorem, quam aput Guarmaciam magnifice desponsavit.…
M°CC°XXXVIII°. Mense Septembris Imperatrix de Lombardia venit in Regnum, et apud Adriam elegit iussu Imperatoris facere stationem. … .
M°CC°XLI°. Mense Decembris Imperatrix aput Fogiam obiit, et aput Andriam sepelitur, … .
1225. Nel mese di novembre in Brindisi l’imperatore impalmò la figlia del re Giovanni di Gerusalemme, e si sposò in gran pompa nella Cattedrale. …
1228. Nel mese di aprile … L’Imperatrice [Isabella] diede alla luce in Andria un figlio di nome Corrado; ivi ella non molto tempo dopo, come piacque al Signore, morì. …
1235. … Nel mese di luglio l’imperatore impalmò la figlia del re d’Inghilterra, che sposò con grande fasto a Worms .
1238. Nel mese di settembre l’Imperatrice dalla Lombardia tornò nel Regno [di Sicilia], e per ordine dell’Imperatore elesse Andria come sua dimora, …
1241. Nel dicembre l’Imperatrice morì a Foggia, e fu sepolta in Andria, …

Si noti nelle Cronache che diverse volte il Palazzo-Castello comitale di Andria fu dimora imperiale, addirittura su ordine perentorio dell'Imperatore, e non poteva trattarsi di Castel del Monte in quanto sembra che, negli anni in cui si svolsero gli eventi, esso fosse ancora in costruzione (o in totale rifacimento su un eventuale precedente normanno).

Nel “Breve chronicon de rebus siculis” vi si legge:

[trascrizione dell’originale in latino] [traduzione]
Anno Dominice incarnationis M.CC.XXV, … Eodem mense videlicet augusti, decime tercie indictionis et eiusdem incarnationis, idem imperator misit Landum Rheginum archiepiscopum et Iacobum Pactensem episcopum et Her. Melfienum episcopum et comitem Henricum de Malta cum viginti galeis ad transmarinas partes ut conducerent filiam regis Iohannis regni Ierosolymitani, quam duxerat in uxorem.
Cum eadem puella mense octobris, decime quarte indictionis, ad portum Brundusii regressi sunt. De mense novembris eiusdem indictionis eam apud eandem civitatem desponsavit.
Anno Domini M. CC. XXVIII, mense aprilis, prime indictionis, imperatrix Elisabeth uxor Friderici imperatoris, filia regis Joannis, apud Andriam civitatem Apulie XXVI predicti mensis aprilis peperit filium quem conceperat ex viro suo imperatore Friderico. Quem dominus imperator pater suus, statim ut audivit eius nativitatem apud Troyam civitatem Apulie, ubi tunc erat, imposuit ei nomen Conradus.
Mater autem sua decimo die postquam peperit eum, apud civitatem eamdem migravit apud Deum.
Nell’anno della incarnazione del Signore 1225, … Nello stesso mese di agosto della tredicesima indizione e dello stesso anno dell’era cristiana, il medesimo imperatore mandò Landone, arcivescovo di Reggio, Giacomo vescovo di Patti Richerio vescovo di Melfi e il conte Enrico di Malta con venti galee nelle terre d’Oltremare, per condurgli la figlia del re Giovanni, sua promessa sposa.
Nel mese di ottobre della quattordicesima indizione ritornarono nel porto di Brindisi con quella fanciulla; nel mese di novembre della stessa indizione l’imperatore la sposò nella stessa città.
Nell’anno del Signore 1228, nel mese di aprile della Iª indizione, l’imperatrice Elisabetta, moglie dell’imperatore Federico e figlia del re [di Gerusalemme] Giovanni, nel giorno 26 [27 nel codice di Napoli] del predetto mese di aprile ad Andria, città della Puglia, partorì un figlio che aveva concepito da suo marito l’imperatore Federico. Detto sovrano imperatore, stando allora a Troia, città della Puglia, appena seppe della di lui nascita, in quanto suo padre, gli impose il nome di Corrado.
La madre però, dieci giorni dopo averlo partorito, nella stessa città [Andria] migrò presso il Signore.

Non si trascrivono stralci della “ Matthaei Parisiensis, monachi Sancti Albani, Chronica Majora” (e di altre), in quanto in essa le due lettere di Gregorio IX e di Federico II, non fanno altro che confermare, senza ombra di dubbio in quanto scritte dai protagonisti del tempo e da un cronista allora vivente, quanto rilevato dalle cronache su riportate.

Vestibolo, disegno di E. Bernick
[Vestibolo, disegno di E. Bernick]


Le citate cronache attestano solo la sepoltura delle due imperatrici sveve in Andria, semza indicarne il luogo. Tutti gli studiosi delle cronache, in base, penso, alle usanze del Duecento e supportati dalla tradizione, hanno sempre sostenuto che le due imperatrici sono state sepolte nella Cattedrale di Andria, a somiglianza di come era avvenuto per i re Normanni, e avvenne per Federico II, sepolti nella cattedrale di Palermo, capitale del loro regno (di Sicilia).
Nel Sette-Ottocento gli storici ricordano la tradizione, alcuni della sepoltura nella chiesa inferiore, altri anche nell'atrio della superiore.
Giovanni Pastore ne parla intorno agli anni Settanta del Settecento, nella sua “Storia Manoscritta della Città di Andria”; Riccardo D'Urso, il 1842, nei capitoli dal 2° al 5° del libro IV della “Storia della città di Andria”; Huillard Bréholles, il 1844, in “ Recherches sur les monuments et l’histoire des Normands et de la maison de Souabe dans l’Italie méridionale”; Giacinto Borsella, a metà Ottocento, nel capitolo sul “Duomo” in "Andria Sacra"; Carlo Bonucci, il 1854, in “Viaggi nella Terra di Bari”; diversi altri infine nel Novecento, tra i più importanti Emanuele Merra in “Monografie Andriesi” e Michele Agresti ne “Il Capitolo Cattedrale”.

Le tombe, disegno di E. Bernick
[Le tombe, disegno di E. Bernick]

Con la su ricordata ripulitura della Chiesa inferiore, tra il 1903 ed il 1905 studi accurati, sotto l'aspetto tecnico ed architettonico, furono condotti dall'ing. Ettore Bernich e, soprattutto, dall'arch. Arthur Haseloff.

L'Haseloff descrive dettagliatamente le due tombe, delle quali il Bernick disegnò uno schizzo (foto a lato, pubblicata da Sabina Fulloni a pag. 177 del testo citato). Scrive l'Haseloff nelle pp. 18-19 del testo su detto:

La tomba [a sinistra delle scale] è costituita da un recinto trapezoidale in mattoni, a cui è annesso un apposito incavo rettangolare per la testa; il terreno è quello naturale. La tomba è lunga 1,62 m, compresa la testata che misura 25 x 27 cm. La larghezza è di 55 cm all’estremità delle spalle, 48 cm all’estremità dei piedi e la profondità è di 65 cm. La pietra di copertura, completamente disadorna, è stata conservata, ma si è rotta quando la tomba è stata aperta. L’interno della tomba appare intatto, lo scheletro è completamente conservato ma gravemente decomposto, soprattutto il cranio.
 La seconda tomba sulla parete ovest tra la colonna e il pilastro d’angolo, con la testa della colonna rivolta verso di essa, è in condizioni decisamente peggiori. La forma della tomba è la stessa, solo le dimensioni sono maggiori: rispettivamente 1,87 m di lunghezza e 44 m. 41 cm. Larghezza e testiera di 11 x 16 cm. La lastra di copertura di questa tomba è andata perduta, la tomba stessa era piena di macerie e ossa, per cui l’origine dello scheletro che riposa oggi nella tomba è del tutto incerta.
Per quanto riguarda la questione se sia possibile riconoscere il luogo di riposo delle imperatrici in queste tombe, presupponendo che durante gli scavi sia stata prestata sufficiente attenzione, ciò che è della massima importanza è che nella chiesa inferiore sono state trovate solo due tombe degne di nota. Manca qualsiasi autenticazione esterna; non c’è né un’iscrizione né alcuna aggiunta. Naturalmente è possibile che le tombe imperiali non siano rimaste intatte da molto tempo e che siano già state scassinate e derubate. Di questo non c’è bisogno di incolpare gli Angioini: da allora Andria ha visto passare su di lei abbastanza tempeste belliche. Del resto, le persone che hanno aperto le tombe durante l’attuale scavo affermano di aver sentito un intenso odore aromatico nel sollevare il coperchio delle tombe, che propendono a far derivare dall’imbalsamazione dei cadaveri; e almeno la tomba meglio conservata, nella quale giace l’intero scheletro, fece un’impressione del tutto originale ai primi visitatori, tra cui anche al professor Kehr, nell’aprile 1904.
... In ogni caso, tutte queste circostanze parlano più a favore che contro l’autenticità delle tombe.

Nella rimozione di quanto sovrastava le tombe furono rinvenuti numerosi resti scultorei, che fecero supporre agli scopritori di essere parti monumentali di dette tombe. In merito più avnti annota l'Haseloff (pp. 22-23):

Le tombe delle presunte imperatrici sono del tutto disadorne, e nessuna traccia suggerisce che ad esse fossero collegate strutture monumentali; la rozzezza primitiva dell’architettura circostante, l’insufficiente apporto di luce, l’umiltà dello spazio rendono assolutamente improbabile che qui sia mai esistito qualcosa di diverso da queste tombe. Nel frattempo, durante la rimozione di un gran numero di macerie, sono venuti alla luce alcuni resti scultorei molto particolari; la maggior parte, e soprattutto i pezzi più interessanti, appartengono chiaramente ad un insieme più ampio, e i fortunati ritrovatori li riconobbero subito come frammenti di due monumentali monumenti funerari.
Dalle macerie cerchiamo innanzitutto di farci un’idea di cosa fosse un tempo, lasciando aperta la questione se queste macerie provenissero solo dalla chiesa inferiore; perché con eventuali successive modifiche strutturali al di sotto o al di sopra, esse potrebbero essere scese dalla chiesa superiore come materiali da costruzione o macerie.

Alcune basi d'angolo ed archi della copertura dell'ipotetico baldacchino di sepolcro o di un ciborio d'altare:

Tav. IV. Base d'angolo della volta del baldacchino (foto Bambocci - Bari)     Fig. 5. Base d'angolo della volta del baldacchino.     Tav. V. Base d'angolo della volta del baldacchino (foto Bambocci - Bari)     parti della volta del baldacchino - (fotoIstItArtiGraficheBG-5370-Ricci18581)
[Basi d'angolo e archi della volta del baldacchino (foto Bambocci - Bari e foto INASA)]

Alcuni capitelli della copertura dell'ipotetico baldacchino:

avanzi scultorei della cripta avanzi scultorei della cripta avanzi scultorei della cripta avanzi scultorei della cripta
[avanzi scultorei trovati nella cripta - le foto 1 e 2 della Fototeca INASA, fondo Ricci, inv. 18578 - 3 e 4 di Bambocci (Bari)]

Alcuni decori della copertura dell'ipotetico baldacchino:

cornice o capitello  a forma di drago frammento raffigurante il Leone di S. Marco
[Capitello a forma di drago, frammento raffigurante il Leone di S. Marco e una greca della copertura attualmente affissi sulle pareti del cortile dell'Episcopio - piastra curva con ornamento circolare a nodi]

Oltre a questi frammenti di volta, sono stati ritrovati numerosi altri frammenti di pietra calcarea che potrebbero appartenere alla stessa struttura. ... A questi frammenti calcarei provenienti dalla chiesa inferiore si aggiungono un gran numero di altri reperti, alcuni in marmo, altri in pietra, per i quali è improbabile o del tutto impossibile che appartengano al baldacchino.

Perciò l'Haseloff (a pag. 30 e seguenti) avverte:

Gli uomini che, ispirati dai ricordi degli Hohenstaufen, decisero di spalare le macerie della chiesa inferiore, partirono dal presupposto che tutto ciò che il terreno avrebbe dato loro in termini di resti monumentali doveva correlarsi con le tombe delle imperatrici. Essi erano però lontani dal pensare che la cattedrale di Andria, come ogni altra grande chiesa pugliese, doveva aver avuto un certo numero di opere di arredo ecclesiastico architettonicamente e scultoreamente decorate, come baldacchini d’altare, pulpiti, paraventi di coro, delle quali opere con uno scavo era ancora più probabile che ne venissero alla luce resti. Questo vasto arredo ecclesiastico poteva essere portato alla luce al pari degli attesi monumenti funerari. ...
Ma a quale monumento potevano appartenere questi diversi resti? Costituiscono una o due tombe o fanno parte dell’arredo liturgico della chiesa? ...
I primi tentativi di ricostruzione ad Andria, tanto istruttivi quanto fuorvianti, ipotizzarono due volte [baldacchini] funerarie di forma rettangolare allungata e ne costruirono una, lasciando per l’altra solo scarsi resti. [In nota a. pag. 7 scrive: "Dobbiamo al signor Bernich un disegno della pianta della cripta ... una breve relazione, che non va oltre le generalità, e alcuni disegni dei suoi tentativi di ricostruire le tombe, che qui è meglio ignorare. ..."]

Ipotetica ricostruzione del baldacchino sulle tombe secondo Ettore Bernich.    Costruzione del baldacchino, che fu effettuata secondo Ettore Bernich.
[Ipotetica ricostruzione del baldacchino sulle tombe e sua costruzione effettuata nel 1904 secondo le indicazioni di Ettore Bernich. (immagini tratte da pag 178 dello studio citato di S. Fulloni)]

Chiaramente non vi è alcuna giustificazione per una tale divisione dei reperti. Apparve allora evidente l’impossibilità di costruire su una pianta allungata ...
Potrebbe questo baldacchino stare sopra una delle tombe nella chiesa inferiore? Solo le dimensioni possono negarlo: [in effetti] nessuna delle tombe ha spazio sottostante, e così è stato anche nel tentativo di ricostruzione. Inoltre, la pianta quadrata contraddice la forma di una tomba.

L'Haseloff quindi dopo una panoramica di confronto con tombe, ciborii e pulpiti duecenteschi pugliesi, fa varie ipotesi di provenienza dei reperti e poi conclude dichiarando l'impossibilità di definire l'originaria collocazione in un preciso monumento degli avanzi scultorei.

Il nostro baldacchino può essere accolto solo su un ciborio di forma più antica con archivolti, indipendentemente dal fatto che si voglia immaginare l’estremità superiore a forma di timpano o di piramide oppure in linea retta, ... Se diamo libero sfogo alla nostra immaginazione, tutto può essere facilmente utilizzato. ...
Il ciborio sarebbe stato a tre lati, con il retro liscio in qualche modo coperto. Si tratta di un fenomeno del tutto insolito che deve essere stato causato da alcune peculiarità strutturali. Ciò si potrebbe spiegare se il ciborio fosse stato collocato sopra l’altare della chiesa inferiore, che era addossato al pilastro dell’abside. Le dimensioni corrispondono a questo presupposto: abbiamo calcolato che la larghezza libera è di circa 1,40 m (con forma arrotondata); il piano dell’altare è largo 1,37 m e profondo 0,90; L’altezza delle colonne e la larghezza netta dell’arco sarebbero di circa 2,30 m, mentre per l’altezza totale sarebbero sufficienti circa 2,70 m, misura che corrisponderebbe all’altezza della chiesa inferiore. Poiché il pilastro è più stretto della tavola dell’altare, ciò spiegherebbe perché abbiamo anche sul retro capitelli quadrilateri e le cavità per gli ornamenti angolari. Sotto il baldacchino sarebbe stata visibile l’immagine di Cristo.

Sembra inutile perseguire ulteriormente con queste opzioni. ... Forse le scoperte successive forniranno la risposta alla domanda che oggi dobbiamo rinunciare a risolvere. ... Tuttavia, non è stato trovato alcun risultato decisivo riguardo agli effettivi scopi e motivi degli scavi. L’oscurità sul luogo di sepoltura delle imperatrici ha lasciato il posto all’incertezza. Sono state trovate tombe, trovate dove la tradizione le cercava, ma il terreno ha rifiutato qualsiasi informazione su coloro che vi furono sepolti.


la lapide commemorativa dei lavori 1934-1938
[lapide commemorativa 1938]

Tra il 1934 ed il 1938 furono eseguiti altri importanti interventi nella "cripta" e sulle presunte tombe delle Imperatrici; li descrive Pasquale Cafaro nel suo opuscolo " Le Tombe delle Imperatrici Sveve in Andria", da lui scritto nel 1938, a fine lavori:

Trascorso un altro trentennio di oblio, nel 1934 il primo Podestà andriese dell’Era Fascista (l’autore di queste pagine) riprese organicamente il problema della Cripta e, col beneplacito fervoroso del Vescovo del tempo Mons. Ferdinando Bernardi e con quello efficace della R. Soprintendenza ai Monumenti (ricordiamo il prof. Gino Chierici prima, il prof. Renato Bartoccini dopo) i lavori furono iniziati con la direzione dell’architetto Ceschi. Sgombrata delle rimanenti ossa la chiesetta, furono con ogni prudenza abbattute le sovrastrutture che la deformavano, liberati l’altare e l’affresco, restaurate in pieno le volte quasi cadenti, ripristinate le colonne e qualcuna rifatta.

Per le succedute amministrazioni commissariali al Comune, la Cripta fu ancora abbandonata.

Nel 1937 l’altro Podestà andriese On. Consalvo Ceci, riprese con civica passione i lavori interrotti, menandoli felicemente a termine. Oltre i restauri e i ripristini vari, è stato genialmente isolato il tempio originario creandogli intorno un corridoio ricavato nel terrapieno della Cattedrale. L’ingresso restituito dalla parte del pronao è stato collegato coll’ampio corridoio di accesso che corrisponde alla navata destra della chiesa superiore.

Con sistema razionale, anzi artistico, è stata disposta la suggestiva illuminazione artificiale, mentre le tombe sono state decorosamente ed amorosamente composte dopo aver chiusi i resti ossei in casse di piombo.

È stata infine apposta una lapide indicativa con una iscrizione che abbiamo compilata secondo la storia e secondo la tradizione:

L'altare dopo i restauri del 1938 (foto Malgherini)    La tomba a sx nel vestibolo dopo i restauri del 1938 (foto Malgherini)    La tomba a dx nel vestibolo dopo i restauri del 1938 (foto Malgherini)
[L'altare e le due tombe nel vestibolo dopo i restauri del 1938 (foto Malgherini)]


Poiché nel 1994 ricorreva l' 8° centenario della nascita di Federico II, nel 1992, per onorarne la ricorrenza, si decise di ispezionare le presunte tombe delle Imperatrici presenti in questa Chiesa inferiore della Cattedrale, per accertarne l'autenticità.
Un accurato racconto dell'evento con un'analisi critica dei risultati è illustrato dall'ing. Riccardo Ruotolo nel suo studio “Escursione nella città dall’anno Mille al Milleseicento” nel capitolo “Le tombe delle Imperatrici Sveve tra storia e leggenda”.
Se ne estraggono alcuni stralci.

Nell’anno 1992, e precisamente il 15 settembre, fu effettuata la ricognizione nella Cripta della nostra Cattedrale con l’intento di riesumare le spoglie di quelle che la tradizione riteneva ed ancora ritiene siano le due Imperatrici mogli di Federico II, Jolanda di Brienne deceduta apud Andriam nel 1228 all’età di 16 anni, e Isabella d’Inghilterra deceduta nel dicembre 1241 all’età di 27 anni e sepolta in Andria accanto ad Isabella.

L’incarico di analizzare i resti umani contenuti nelle due tombe fu affidato al prof. Gino Fornaciari, massimo specialista italiano di Paleopatologia presso l’Università di Pisa. Tutta l’operazione relativa alla ricognizione fu filmata sia da RAI 3 sia dall’emittente locale TELESVEVA, e i due servizi furono uniti e caricati su YOUTUBE da Marcello Gambini con il titolo “Esumazione della seconda e terza moglie di Federico II di Svevia”.

Prima di iniziare la ricognizione, le due tombe contenenti le spoglie delle due presunte Imperatrici, mogli di Federico II di Svevia, furono così denominate:
- Tomba vicino alle scale di accesso alla Cripta, scavata nella terra, denominata TOMBA “A”, delle dimensioni riportate nella Figura -60-; in detta fossa è presente una cassetta in legno rivestita interamente con lamina di piombo, delle dimensioni di circa cm. (60x35x40).
- Tomba vicino alla parete di fondo del pronao, denominata TOMBA “B”, delle dimensioni riportate nel disegno di Figura -60-; in detta fossa è presente una cassetta in legno rivestita interamente con lamina di piombo, delle dimensioni uguali alla cassetta della prima tomba.
Nella Figura -60- sono disegnate a schizzo nella scala di 1:20 le parti fuori terra, di circa 20-22 cm, delle due tombe; sul davanti è posto un vetro alto circa 15 cm. che permette di notare la presenza all’interno delle cassette contenente i resti ossei.

Fig. -60- Schizzi della parte fuori terra delle due tombe.
Fig. -60- Schizzi della parte fuori terra delle due tombe.

... Il contenuto della cassetta (Fig. -65-), considerata l’estrema cautela con cui è stata prelevata, mostra un insieme disordinato di ossa, con un pezzo di calotta cranica in evidenza. Le congetture degli storici sono state smentite: non ci sono né imbalsamazioni, né scheletri, né esalazioni orientali profumate. La cassetta aperta è quella individuata come “A”, relativa alla tomba in fondo al pronao.
    La Figura -66- invece, si riferisce alla tomba denominata “B”, quella sotto la parete di sinistra del pronao, subito dopo la scala di accesso.
Anche il contenuto di questa cassetta, quasi uguale a quello della cassetta “A”, è costituito soltanto da un cumulo di ossa: non sono state trovate iscrizioni, né oggetti.

Fig. -65- Contenuto della cassetta della tomba “A”       Fig. -66- Cassetta della tomba “B” con il suo corredo osseo
Fig. -65- Contenuto della cassetta della tomba “A”;     Fig. -66- Cassetta della tomba “B” con il suo corredo osseo.

L’equipe coordinata dal prof. Fornaciari ha proceduto a descrivere e catalogare ogni singolo frammento osseo contenuto nelle due cassette; è stata questa un’operazione molto delicata e, con un endoscopio è stato verificato che le ossa non fossero deteriorate. Tutte queste operazioni sono state eseguite direttamente nella Cripta.
   Venne detto che le analisi stabiliranno il sesso per ogni singolo reperto, la presumibile epoca in cui vissero gli individui a cui resti appartengono, gli anni del soggetto al momento della morte e le eventuali malattie, la statura, i caratteri razziali ed il tipo di alimentazione. Viene anche annunciato che saranno eseguiti esami istologici, immunologici e ricavato il DNA.

In data 3 agosto 1993 fu redatto il VERBALE DI RICONSEGNA a Mons. R. Calabro ...

La RELAZIONE del prof. Fornaciari, riportante l’ELENCO DEGLI INDIVIDUI NELLE DUE TOMBE DELLA CATTEDRALE DI ANDRIA, è il documento più importante di tutta l’operazione.
Le risultanze accertate dall’anatomopatologo sono a dir poco sconcertanti.

Le analisi effettuate sui reperti ossei della cassetta della tomba “A” hanno permesso di classificare la loro appartenenza a 5 individui, e precisamente:
- Individuo A1, 7 reperti attribuiti a l’individuo di sesso maschile di età adulto-matura.
- Individuo A2, 1 reperto attribuito a individuo di sesso incerto di età matura-senile.
- Individuo A3, 1 reperto attribuito a individuo di sesso maschile di 15-16 anni.
- Individuo A4, 7 reperti attribuiti a individuo di sesso femminile sui 30-35 anni.
- Individuo A5, 2 reperti attribuiti a individuo di sesso incerto sui 10 anni.
- Oltre 16 reperti di ossa non attribuibili.
 
Per la tomba “B” i risultati delle analisi effettuate hanno permesso di classificare la loro appartenenza a 4 individui, e precisamente:
- Individuo B1, oltre 3 reperti attribuiti a individuo di sesso femminile sui 12 - 18 anni.
- Individuo B2, oltre 12 reperti di individuo di sesso maschile sui 50 anni.
- Individuo B3, 1 reperto di individuo di sesso femminile di età adulta.
- Individuo B4, 6 reperti di individuo di sesso maschile di età adulta.
- Oltre 7 reperti di ossa non attribuibili.
 
Complessivamente:
- I reperti ossei contenuti nelle due tombe sono oltre 63.
- Gli individui classificati sono 9.
- Gli individui di sesso maschile sono 4.
- Gli individui di sesso femminile sono 3.
- Gli individui di sesso incerto sono 2.
- I reperti non attribuibili sono oltre 23.

Le conclusioni del prof. Gino Fornaciari sono state:

- L’individuo A4, donna adulta deceduta intorno ai 30-35 anni potrebbe essere Isabella d’Inghilterra (Sappiamo, invece, che l’Imperatrice Isabella morì all’età di 27 anni).
- L’individuo B1, adolescente deceduta fra i 12 e i 18 anni potrebbe essere Iolanda di Brienne (L’Imperatrice Iolanda morì all’età di 16 anni).

Come si può constatare, la Relazione del prof. Fornaciari sembra riferita a due sepolture collettive, in cui sono presenti reperti ossei appartenenti a più di 9 individui, per i quali si fornisce soltanto il sesso e l’età al momento della morte, senza però dare una risposta al quesito più significativo: stabilire l’epoca in cui è avvenuto il decesso. Era questa la prima informazione che fu chiesta al prof. Fornaciari, ma, da parte sua non c’è stata alcuna risposta. ...
Forse per non deludere chi gli aveva commissionato l’incarico?

... Tutto questo, però, non scalfisce minimamente la storia che afferma che le due Imperatrici sveve sono state sepolte apud Andriam, e certamente nella Chiesa Cattedrale, unico luogo importante che Andria aveva a quei tempi: questa è la certezza storica che oggi abbiamo.

... Sabato 11 giugno 1994, alle ore 17,30, avvenne la cerimonia del ricollocamento delle urne funerarie nelle tombe della Cripta, cerimonia a cui fui invitato anch’io e che documentai con diverse foto.

Fig. -80- Il prof. Pasquale Massaro spiega ai presenti le conclusioni del prof. G. Fornaciari       Fig. -81- 1 Prof P. Massaro – 2 Prof. G. Fornaciari – 3 G. Sinisi Sindaco - 4 Dr. N. Lombardi
Fig. -80- Il prof. Pasquale Massaro spiega ai presenti le conclusioni del prof. G. Fornaciari;     Fig. -81- 1 Prof P. Massaro – 2 Prof. G. Fornaciari – 3 G. Sinisi Sindaco - 4 Dr. N. Lombardi.