vestibolo

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lato sud dell'aula
lato nord dell'aula: colonna bistile con pulpito ligneo

Vestibolo della cripta

"L'aula antistante la grotta è impostata su sei massicci pilastri bìstili (2 pilastri + 4 paraste), che, formando quattro archi a sesto acuto, sostengono una cupola, il cui tiburio all'esterno è ottagonale. ... La sua costruzione risale quasi certamente al tempo in cui fu costruita la Chiesa superiore e, quindi, nella prima metà del XVII secolo."
[testo tratto da "il Santuario di Santa Maria dei Miracoli" di P. Petrarolo,Sveva Editrice,1996, pag.43]

Un approfondimento sia di carattere storico che architettonico ci giunge nel 2011 da Vincenzo Zito nelle nuove ricerche sulla Basilica, pubblicate nel n.2 della "Rivista Diocesana Andriese", Maggio/Agosto 2011. In particolare sul vestibolo antistante la cripta osserva:
Per quanto riguarda il vestibolo della chiesa inferiore, la struttura attuale sicuramente risale alla fase fondativa dell’edificio, come dimostrano gli archi ogivali e le volte a crociera di copertura, strutture tipicamente medievaleggianti e che, secondo un’analisi svolta in un precedente lavoro (Zito 1999, pp. 76-79) e dalle considerazioni che si svolgeranno nel paragrafo successivo, devono essere state realizzate prima della venuta dei benedettini in Andria. Dubbia potrebbe essere la questione relativa alla presenza della cupola, che secondo la Gelao potrebbe essere stata sottaciuta dal di Franco, ma considerata l’affidabilità della fonte è da ritenere più probabile la circostanza che al tempo del di Franco la cupola non esistesse ancora (17).”
 [estratto da “Nuove ricerche sul santuario della Madonna d’Andria” di N. Montepulciano e V. Zito, in "Rivista Diocesana Andriese" Anno LIV - n. 2 - Maggio/Agosto 2011, pag. 132]

affreschi ovali
[da sinistra: Giaele trafigge Sisara con un chiodo, Gesù prega nel Getsemani, Gesù incontra la Samaritana, Giuditta decapita Oloferne - elab. elettr. su foto di Sabino Di Tommaso 2016]

Oltre al grande affresco sulla parete che dà sulla lama (raffigurante i Santi Mauro e Placido, e studiato in un'altra pagina), sulle pareti laterali del vestibolo in quattro tondi sono affrescate (con discussa attribuzione ad Alessio d'Elia) due scene del vecchio testamento e due del nuovo: sulla parete Sud (nella foto a sinistra) è raffigurata Giaele che inchioda al suolo Sisara e sulla porta di uscita alla lama è raffigurato Gesù in preghiera nel Getsemani; sulla parate Nord (foto a destra) il tondo mostra Giuditta che taglia il capo ad Oloferne e sulla porta murata dietro al crocifisso è affrescato l'incontro di Gesù con la Samaritana.

Sulla colonna bistile è fissato il pulpito ligneo intagliato e posto in opera dal laico agostiniano fra Emanuele Giorgio nel 1937, per celebrare il centenario della venuta degli Agostiniani al Santuario.

Il lato est dell'aula è chiuso da un paramento murario, il frontone della cripta; il lato ovest, attraverso una piccola porta dà sulla lama di Santa Margherita.


Ai primi del Novecento in questo ingresso alla grotta erano affissi i quadri di quattro santi che hanno venerato in modo particolare la Madonna dei Miracoli, venendo personalmente ad onorarla, come S. Francesco Di Girolamo, S. Benedetto Giuseppe Labre, S. Giuseppe da Copertino, o scrivendo per essa dolci ed affettuose laudi come il Beato Giovenale Ancina; tanto scrive F. Cosma Lo Jodice O. S. A. nel suo opuscolo del 1904 “Gli undici beati martiri agostiniani del Giappone”.

       
S. Francesco Di Girolamo - S. Benedetto Giuseppe Labre - S. Giueseppe da Copertino - Beato Giovenale Ancina (foto Nicola Montepulciano)

Questi quattro quadri attualmente (2017) sono dislocati nella sagrestia e nell'antisacrestia della basilica.
Nell’anti sacrestia, sulla parete sinistra entrando, ai lati della grande tela della Sacra Famiglia di Carlo Curci (1898):
- il Beato Giovenale Ancina, con il titolo della sua lauda  “Alla Miracolosa Madonna d'Andria”: posto a sinistra guardando la tela della Sacra Famiglia;
- S. Giuseppe da Copertino (1603-1663) in estasi: posto a destra della stessa tela.
Nella sagrestia, sulla parete sinistra entrando:
- S. Francesco di Girolamo (1642-1716), gesuita con stola e crocifisso: posto a sinistra guardando la parete;
- S. Benedetto Giuseppe Labre, braccia incrociate: posto a destra.

San Benedetto Giuseppe Labre soggiornò qualche tempo in Andria e si prostrò davanti alla nostra Madonna de' Miracoli nel 1771, come dettagliatamente racconta l'agostiniano P. Antonino M.a Di Jorio nel suo “Vita virtù doni e miracoli di S. Benedetto Giuseppe Labre – pellegrino francese”.

Da Barletta passò nella vicina Città di Andria, dove la sua dimora fu più lunga a ragione del celebre Santuario di Maria SS. chiamata dal Pontefice Gregorio XIII S. Maria de’ Miracoli di Andria, causa dei grandi miracoli in qualità e numero che Maria SS. operava a decoro di quella sua Immagine, dipinta da epoca immemorabile nel fondo di una spelonca, e rinvenuta prodigiosamente ai 10 marzo del 1576. Ivi tra la magnificenza del Tempio nuovo poco fa compiuto, e le ombre venerande della Grotta, e tra la moltiplicità de’ voti che cuoprivano lo pareti all’interno, e le lampadi numerose che scintillavano ne’ sacri recinti, esultante con l’anima sua in Colei che è la tesoriera delle grazie e la sorgente della salute, dall’alba a notte vi passava i giorni a suo modo, con un atteggiamento divoto ed un affetto sempre ardente. Dai PP. Benedettini ivi allora stanziati, riceveva la minestra del ristoro, ed i Portici del Tempio gli fornivano l’asilo del riposo.

San Francesco di Girolamo fu certamente in Andria durante la quaresima del 1713, quando fu chiamato a predicarla nella Chiesa Cattedrale. Essendo molto devoto alla Madonna, tanto da scrivere un inno mariano per i Gesuiti, certamente in quel mese di preparazione alla Pasqua diverse volte venne a pregare in questa cripta della Vergine dei Miracoli. In quell'occasione non mancò di diffondere nella Città anche il culto di San Ciro, al quale si ispirava come modello di santità.
Scrive lo storico Michele Agresti nel  cap. XIII del 1° volume dell'opera sotto citata:

Per la fondazione di questo Conservatorio [delle giovinette povere orfane], Mons. Adinolfi prese consiglio ed indirizzo da quel Sant’uomo il P. Francesco Di Gironimo della Compagnia di Gesù, il quale trovavasi in Andria a predicare la Quaresima dell’anno 1713. Per consiglio del medesimo P. di Geronimo il vescovo Adinolfi legò a quel Conservatorio ducati cinquemila dai suoi beni patrimoniali di famiglia, lasciati per testamento al Monte dei poveri vergognosi di Napoli, con obbligo di corrispondere annualmente la rendita, sui ducati cinquemila, al Conservatorio delle orfane di Andria.” Ed in nota aggiunge: “Fu in quella occasione che Andria vide fra le sue mura questo gran santo, che oggi veneriamo sugli altari. I nostri antenati ci han tramandato la narrazione di tante opere eroiche e di tanti miracoli, operati da Francesco di Gironimo, in quel tempo che predicava la quaresima in Andria.”

[tratto da “Il Capitolo Cattedrale di Andria e i suoi tempi” di M. Agresti, tipi Rosignoli, Andria, 1912, Vol.I, cap.XIII, pagg.282]

San Giuseppe da Copertino è stato in preghiera in questa cripta durante un suo spostamento tra i conventi della Provincia conventuale  di S. Niccolò di Bari.
Lo storico Domenico Bernini (1657-1723), a poco meno di sessant'anni dalla morte del Santo, ne scrive la vita ancora palpitante nei vari luoghi dove aveva soggiornato e lasciato di sé indelebile impronta. Tra i vari episodi l'autore racconta l'evento miracoloso che al Santo accadde nella cripta della Madonna dei Miracoli di Andria, intorno al 1636 (aveva allora Giuseppe 33 anni [1]), e che qui si trascrive dal libro sotto citato.

“Governava nella sua Religione … la Provincia di S. Niccolò di Bari, il Padre Maestro Antonio da S. Mauro Minore Conventuale … riconoscendo egli cotanta osservanza, e Santità in Frà Giuseppe [Maria Desa da Copertino], gli cadesse nobil pensiero di esporne l’Idea in pubblico alli Religiosi della sua Provincia, e affinche ciascun’ di essi riconoscesse di presenza, e co’ proprj occhi vedesse, come in ispecchio, qual esser debba un vero Figlio del Patriarca San Francesco d’Assisi, gli comandasse, che in giro si portasse per tutti li Conventi della sua Provincia con la dimora di trè, ò quattro giorni per Convento, breve tempo al desiderio di chi frà le sue mura lo riceveva come Hospite, ma molto lungo à chi poteva riconoscerlo alla prima occhiata come Santo. …
… Frà Giuseppe si vidde in un tratto circondato da concorso così grande di popolo, che non riuscendogli volgere strade per nascondersi, fu per l’avvenire necessitato à perdersi per le campagne, e nascondersi frà il buio della notte, ò di camminar di giorno, quando il giorno era più abborrito, che la notte, cioè, ò nell’hore più infuocate dal Sole, ò quando ricoperto il Sole da improvisa tempesta, altra luce non dava, che di folgori, e lampi. Da che successe, che spessamente bagnato ò di sudore, ò di pioggia, disagiato ricovro egli prendesse in una qualche sdrucita capanna di Pastori. … Perloche il povero Padre Giuseppe tormentato egualmente e da’ patimenti, e da quell’à lui insolito modo di vivere, à stento tirava avanti il suo viaggio più à rinforzo de’ miracoli, che à sovvenimento, e conto di forze.
Et in fatti Frà Ludovico suo Compagno malamente infermòssi di febre, & in terra gittòssi in mezzo alla strada, inabile à proseguirne il cammino. Il Servo di Dio, bisognoso esso di conforto, sforzòssi porgerlo al compagno, mà invano, perche né le gambe del compagno ubbidendo al moto, né le forze all’animo, ricorse Frà Giuseppe al suo Arsenale de’ Miracoli, e sollevatolo da terra, Stà di buon cuore, dissegli, Fratello, & abbi fede nella gran Madre di Dio, ch’ella ti libererà da questo male, acciò compir possiamo all’ubbidienza: e sollevatolo per la mano, à dirittura, mà stentatamente condusselo nella prossima Città d’Andria, ove conservasi una divota Immagine della Vergine, dalla cui lampada preso poco oglio, e con esso segnata in forma di Croce la fronte a Frà Ludovico, rendettelo in instante così vigoroso in forze, libero di febbre, e sano, come se ne venisse da un lauto Convito, e non da patimenti estremi di laboriosissimo viaggio.”

[tratto da “ Vita del Venerabile Padre Fr. Giuseppe da Copertino de’ Minori Conventuali descritta da Domenico Bernino …”, in Roma, MDCCXXII, per L. Tinassi e G. Mainardi, pp.73-75, 84.]

NOTE

[1] A pag 84 del libro citato troviamo uno stralcio della lettera di accusa verso il Santo inviata al S. Ufficio da un Vicario vescovile, nella quale è indicata l'età di Giuseppe mentre visitava i Conventi della Provincia. Vi è trascritto:
Scorrer' quelle Provincie un Huomo di trentatrè anni, e quall'altro Messia condursi seco dietro intiere le Popolazioni con prodigj ad ogni passo, accreditati dalla Plebe, che sempre à tutto crede, e non mai distingue il verisimile dal vero: Darne perciò contezza a' Superiori, affinche ò il rimedio prevenga il mal futuro, ò il mal futuro non si renda restio, ed incapace al rimedio.