"Mura e porte"→ Andria ... nel Quattrocento

Contenuto

Immagine della Città, dipinta su tavola sul finire del Quattrocento

su una tavola del reliquiario della cattedrale

particolare tratto dal dipinto su tavola 'Il Redentore su Andria'
[Andria nel Quattrocento (clicca per vederla nella risoluzione originale) - elaborazione elettronica su foto di. S. Di Tommaso - 13/11/2011]
"Postosi Pietro in possesso della Contea di Trani, Poiché egli strabocchevolmente erasi arricchito delle tante dovizie raccolte dall'esterminio di tanti luoghi fatto in Puglia con Dragone Conte di Venosa, e Fratello di Guglielmo pº Conte di tutta la Puglia, li surse in capo il disegno di render la sua contea distinta, e cospicua più che ognaltra de' rimanenti conti; quindi pose mano ad ampliare l'estensione de' quattro principali Villaggi, e renderli in forma, e grandezza di città grandi.  Il primo disegno cominciò a pratticarlo nel Villaggio di Andria. Circondò questo luogo di mura, e d'antemurali nell'estensione d'un miglio in forma circolare; racchiuse in esse abitazioni, che lo formavano colla Torre, e coll'antico Tempio, che l'era a canto. Dispose le strade per ricettarvi li popoli raunati da quei borghi, vichi, e piccioli casali, che ivan sparsi nello spazio del territorio intorno.  Aprì quattro Porte d'intorno a queste nuove mura per l'ingresso in città. E fabricò un Castello nella parte più alta del colle, attaccato alle predette mura per custodia ed abitaze de' suoi militari. Terminata in tal forma l'ampiezza di Andria, cominciò parimenti a popolarsi dal concorso delle Genti, che lasciando in abbandono li Borghi, e Vichi, tutti a collocarsi, e ricettarsi vennero in essa: ed ognuno fabricossi la propria abitazione, ordinata, e disposta nelle disegnate strade, che Rue l'appellarono, edificando in capo, o nel mezzo di esse alcuni piccioli Tempi, dedicati a quelli Santi, di cui portavano il nome li predetti abbandonati Borghi, e casali. Terminata dal Conte Petrone: (così comuneme chiamato veniva, a distinzione di Petrillo suo Figlio, che li fu successore) terminata dissi Andria in tale cospicua forma, cominciò ella a far'altra comparsa, ed acquistò un nome rispettabile in Puglia, sì che pareva emular la grandezza di Trani."

[dal manoscritto del prevosto G. Pastore sulle origini, (fine 1700), foglio 1v]

In questa Andria dipinta nella seconda metà del Quattrocento (su una delle due ante dell'armadio delle reliquie situato nel Cappellone di San Riccardo in Cattedrale) è possibile individuare diverse realtà architettoniche dell'allora importante città ducale. Eccone alcune:
Nella prospettiva dipinta dall'artista sono visualizzati i quartieri abbarbicati sul pendio di mezzogiorno: sembra che per disegnarla l'artista si sia portato sull'acclivio di Santa Maria Vetere.
La città è circondata da mura a merlatura guelfa; spicca in primo piano Porta la Barra, aperta in una possente torre merlata, con una aggettante piombatoia sul varco, retto quest'ultimo da un maestoso arco a tutto sesto. A destra (guardando il dipinto) di questa porta sono presenti, in modo alternato, due torri tondeggianti e due quadrate; sulla sinistra dopo una prima torre quadrata le mura s'incurvano acutamente verso ponente, dove sembra esserci un'altra torre quadrata (o l'interno di Porta Sant'Andrea?); da qui lo sguardo si perde sull'acclivio di una verdeggiante collina, con alberi sulla mezza costa della stessa.
Nella parte alta della città spicca la Cattedrale su tre navi, il presbiterio trasversale e la torre campanaria che si ferma al secondo registro, quest'ultimo illuminato da quatrro monofore e chiuso da un cornicione il cui aggetto è abbellito da archetti e sormontato da una merlatura.
Immediatamente a destra della Cattedrale s'innalza il Palazzo Ducale, a quel tempo probabilmente abitato da Francesco II del Balzo (presumibile committente di questo dipinto).
Davanti alla Cattedrale, in largo La Corte, basso e merlato appare un edificio quadrato, che forse era il cosiddetto "sedile", dove si riunivano i rappresentanti dei ceti cittadini, deputati all'amministrazione dell'Università Andriese.
Avanti a tale edificio merlato, alcune case più in basso e presso le mura, è netta la chiesa di Sant'Agostino, in tal forma eretta il 1463 (eccetto il tetto ultimato nel 1493).
Dietro Porta la Barra è ben visibile la Chiesa di San Domenico, ad una sol nave e con un campaniletto a vela arcuata. Sulla prosieguo della risalita alla Cattedrale si scorge in modo poco distinto la chiesa di San Francesco.

Antonio Di Gioia nel suo "ANDRIA il castello e le mura" così legge la panoramica dipinta nel quadro:

L'altra “foto d'epoca” delle mura medievali di Andria è raffigurata sulla tavola del Cristo Redentore benedicente ...
Nel dipinto è raffigurata in maniera nitida la cortina muraria merlata rinforzata ad intervalli irregolari da torri a profico conico e rettangolare.
La cittadina medievale è dipinta nel suo lato esposto a meridione lungo il leggero declivio della collinetta su cui sorge Andria. Chi dipinge si pone idealmente all'esterno delle mura in un punto posto in linea d'aria tra Porta della Barra e la chiesa di Sant'Agostino.
All'interno della cortina muraria, all'apice della collinetta è raffigurata la Cattedrale con la torre campanaria, prima che fosse eretto il secondo ordine di cella campanaria e la lanterna, affiancata a destra da un'alta torre, identificabile nella residenza fortificata dei del Balzo.
Sempre all'interno della cortina muraria sono abbastanza agevolmente identificabili, subito dietro e a sinistra della Porta della Barra, la chiesa di San Nicola, dotata di un piccolo campanile "a vela" e relativa campana. Nella porzione sinistra del dipinto, ad una quota intermedia tra la chiesa di San Nicola e la cattedrale, è identificabile la chiesa di San Domenico dotata di una piccola torre campanaria.
Infine, nella porzione bassa del dipinto, a destra di chi guarda, a brevissima distanza dalla cortina muraria si intravede la chiesa di Sant'Agostino, senza torre campanaria.

[tratto da "ANDRIA il castello e le mura", di A. Di Gioia, Adda Editore, Bari, 2011, pag.66-67]

Un esame accurato di questo particolare del dipinto, analisi in parte discordante da quello del Di Gioia, ci giunge da una ricerca del'arch. Vincenzo Zito:

La tavola del Redentore, a lungo attribuita a Tuccio d'Andria ma che Michele D’Elia ha recentemente attribuito ad un ignoto autore d’oltralpe [43], raffigura Andria nella seconda metà del XV secolo così come appariva da un punto di vista posizionato approssimativamente a metà strada tra la Porta della Barra e la chiesa di Santa Maria Vetere, area a quel tempo totalmente sgombra di edifici. Tutti i principali edifici riconoscibili ed ivi raffigurati (Porta della Barra, la retrostante chiesa di S. Domenico, S. Francesco, S. Agostino, la Cattedrale e l’attiguo palazzo dei Del Balzo) sono disposti secondo le reciproche rispettive reali posizioni, sia planimetriche che altimetriche (Fig.1). Per questi motivi la veduta è da considerarsi affidabile in quanto risultato di un rilievo diretto dell’Autore. Nella parte destra è rappresentato il complesso del Palazzo Ducale e della Cattedrale. Purtroppo la seconda parte del dipinto, che doveva proseguire nell’attigua tavola della Vergine, è andata perduta e questo non ci permette di vedere lo stato dei luoghi a destra del palazzetto dei Del Balzo e intorno alla Porta del Castello. Gli edifici visibili nella tavola sono disposti secondo un ordine leggermente diverso da quello ipotizzato da Di Gioia (2011, pp.66-67). In particolare la chiesa di S. Nicola, che Di Gioia indica dietro la Porta della Barra, si trova invece fuori campo, sulla sinistra, oppure non è visibile perché non aveva le dimensioni odierne, frutto della ricostruzione effettuata tra XVIII e XIX secolo [44]. Di Gioia non cita invece la chiesa di S. Francesco, collocata tra S. Domenico, alle spalle della porta, e la Cattedrale.
NOTE (della citazione)
[43] D’Elia M., “Ancora su Tuccio d’Andria e il Maestro di Andria”, in “La Sacra Spina di Andria”, Fasano 2005, pp.403-407.
[44] Vedasi Fuzio G., “La chiesa di S. Nicola in Andria”, in “Rassegna Tecnica Pugliese – Continuità”, n.3 anno 1969, p.23.

[tratto da "IL CASTELLO NORMANNO-SVEVO DI ANDRIA", di V. Zito, Edizione dell'Autore, Andria, 2012, pag.10-12]