presbiterio

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panoramica del presbiterio con la statua processionale della Madonna dei Miracoli (foto Giuseppe D'Ambrosio)
[Il presbiterio con la statua processionale della Madonna dei Miracoli - pregevole panoramica di Giuseppe D'Ambrosio]

il presbiterio

Il presbiterio

La su riprodotta panoramica scattata con la fotocamera di uno smartphone dal dott. Giuseppe D'Ambrosio permette di cogliere con un solo sguardo la straboccante ricchezza artistica del presbiterio e la sua monumentalità. Nell'ordine s'apre ai nostri occhi la candida balaustra del 1757 per rivelarci l'intruso altare policromo di Marino Palmieri del 1774, che, con un colpo di mano del 1965, soppiantò l'austero altare monocromo di Ferdinando de Ferdinando del 1720, relegandolo malconcio alle sue spalle; sullo sfondo (a copertura di un rosone centrale, unico grande occhio che sbirciava dalla lama) troneggia il dorato organo con cantoria del 1644, panneggiato da una tela del Montrone del 1904 ed egregiamente affiancato da due ariose natività di Alessio d'Elia del 1755. A destra dell'ingresso siede in regal trono la fulgente Odegitria andriese, occasionale ospite e padrona del luogo, l'argentea Madonna de' Miracoli, in un'esuberante primavera di fiori e dissonanti finte candele votive.

Così descrive mons. Emanuele Merra ai primi del novecento la zona presbiteriale.
"In fondo la navata media termina in una cupola circolare e ben arieggiata, che poggia su quattro arcatoni, ed il cui vano forma il coro. Aderente alla parete estrema, in fondo alla Chiesa, è sito l'organo di costruzione assai pregevole. Esso poggia su d'una antica orchestra, con lavori di ornati tutti a doratura, e porta l'epoca del 1614. ...
Una balaustrina di marmo bianco ad ornato, che comprende le ultime due arcate delle navate, costruita nel 1757, divide il Presbitero, in fondo del quale s'innalza l'altare maggiore, di marmo bianco e di stile semplicissimo. Al dorso dell'altare, anche rivestito di marmo bianco, si vede scolpita una bellissima Immaginetta di S. Maria dei Miracoli, che porta l'epoca del 1720. Sulle pareti del coro osservansi due grandi tele, che rappresentano con molta vivacità di colori la nascita di Gesù e quella di Maria(14).

(14) Questi due quadri, e quello della visita della Regina di Saba a Salomone, che si vede nel Soccorpo, furono dipinti da un certo D.Elia, nel 1757."

[testo di E.Merra, tratto da "La Madonna dei Miracoli d'Andria" in "Monografie Andriesi" tip Pontificia Mareggiani, Bologna, 1906, Vol.II, pagg.320-322]

Inoltre, aggiunge l'Agresti: "Fra i vani a man destra del coro, sulle pareti laterali si ammirano otto pregevolissimi dipinti su tela, rappresentanti scene campestri scritturali della vita del Nazareno. Questi dipinti si attribuiscono alla scuola di Salvator Rosa."

[testo tratto da "Il Capitolo Cattedrale di Andria ...", di M. Agresti, tipi Rossignoli, Andria, 1912, Vol.II,  pag.120]

Sull'affermazione dell'Agresti c'è da osservare che le otto tele oggi sono collocate nella sala capitolare, a sinistra del cappellone del Crocifisso.

Il presbiterio è pavimentato con bellissime maioliche napoletane (foto sotto), dette "riggiole", forse perché formano a terra straordinari decori a griglia (rejilla in spagnolo), etimo tratto ipotizzando che tale arte si sia diffusa durante la lunga dominazione aragonese.

La balaustra in marmo bianco venato, realizzata a metà Settecento probabilmente dalla scuola del De Ferdinando che aveva costruito l'altare, è anch'essa una pregevole scultura a traforo molto ricercato; piega il suo dolce andare con la linea più volte ricurva della gradinata d'accesso armonizzandosi gradevolmente con le altre linee stilistiche del sacro ambiente.

Nel volume sotto citato la ricercatrice Mimma Pasculli Ferrara per l'altare originario del 1720 e per la balaustra di accesso al presbiterio annota:

… Ferdinando de Ferdinando lavora per importanti chiese, e ad Andria realizza questo altare, tutto di marmo bianco, che arredato di una muta di candelieri di ottone doveva costituire, secondo noi, un pregevole punto di raccordo fra la volta aurea del soffitto cassettonato, il noce scuro del coro ligneo alle spalle e il bianco candido delle pareti.
Inoltre questo motivo del bianco veniva rispettato, evidentemente secondo un disegno preciso, anche nella costruzione posteriore della balaustra che si è sempre detta del 1757 (e giustamente), ma la data non è incisa su di essa, ma sulle transenne marmoree poste ai margini della scala per andare alla chiesa media e inferiore. E quindi, solo per evidenti analogie di disegno, di manifattura e di marmo bianco con le balaustre delle scale, possiamo datarla 1757.
L’altare di Ferdinando de Ferdinando è un esempio abbastanza raro, proprio per la sua monocromia. …

[Tratto da: Domenica Pasculli Ferrara, “Arte napoletana in Puglia dal XVI al XVIII secolo: pittori, scultori, marmorari, architetti, ingegneri, argentieri, riggiolari, organari, ferrari, ricamatori, banderari, stuccatori”, Eduardo Nappi, “Documenti dell’Archivio Storico del Banco di Napoli”, Fasano, Schena editore, 1983, pp. 135-139, 306-307.]

In merito alla balaustra ed al pavimento maiolicato del presbiterio (foto subito sotto) l'arch. Gabrielle Di Gennaro nel testo citato scrive:

La balaustra della chiesa di S. Maria dei Miracoli è ... di un ignoto marmoraro di Napoli, ed è in marmo scolpito. Essa è caratterizzata inoltre da un ripiano di appoggio lavorato a commesso ad intarsi marmorei giallo-ocra. I pilastrini sono decorati da una mensola in rilievo con volute stilizzate, mentre il motivo centrale è costituito da un gioco di volute affrontate, arricchite di ornamenti vegetali. All’interno della transenna sul retro è incisa la data 1757. Questa, identica a quella del presbiterio, è posteriore di qualche anno all’altare maggiore (oggi smembrato e sostituito con un altro proveniente dalla distrutta chiesa delle Benedettine di Andria) con cui, però, costituisce parte integrante, realizzata in sintonia col bianco marmoreo dell’altare maggiore secondo un preciso disegno di effetto coloristico e formale.
Il pavimento maiolicato della zona presbiteriale in S. Maria dei Miracoli ad Andria, risale al sec. XVIII e fu eseguito da maestranze napoletane. La maiolica presenta degli ornati di colore azzurro, verde ed ocra su fondo bianco e pertanto risulta più sobria da un punto di vista formale e coloristico rispetto al pavimento del cappellone di S. Benedetto sempre nella medesima chiesa. Anche la trama e il disegno variano: nel cappellone sono più fitti, mentre nel presbiterio la maiolica, ottenuta da terracotta invetriata e dipinta, è composta da una cellula quadripartita decorata con motivi geometrici a reticella, con campanule, bacche ed altri motivi vegetali stilizzati.
È probabile che la sistemazione di questo pavimento risalga allo stesso periodo in cui furono collocati i pavimenti del cappellone di S. Benedetto e del Crocifisso, quando ci furono nella chiesa numerosi interventi di ristrutturazione.
Il motivo decorativo rimanda alla produzione del primo Settecento che si rifà ad uno schema analogo molto diffuso, anche se esemplato su modelli diffusi della seconda metà del Seicento.

[stralcio tratto da La Madonna d'Andria, studi sul santuario di S. Maria dei Miracoli, di AA.VV., Grafiche Guglielmi, Andria, 2008, pagg. 263-274]

lato destro della balaustra  pavimento maiolicato del presbiterio
[balaustra e pavimento maiolicato del presbiterio - elab. elettr. su foto di Michele Monterisi 2010]

Sul coro retrostante l'altare maggiore quattro archi a tutto sesto su altrettante paraste reggono una grande e luminosa cupola con finta lanterna.

la cupola che copre la zona absidale
[elaborazione elettronica su foto di Sabino Di Tommaso 05/2018]

Nei quattro spicchi in cui la cupola è suddivisa da eleganti stucchi emergono quattro medaglioni ovali affrescati con i busti di San Girolamo (o S. Atanasio), Sant'Ambrogio, Sant'Agostino e San Gregorio magno (con la colomba-Spirito Santo che gli suggerisce misica e testo).
Nell'ovato di sant'Agostino si leggono quattro parole di uno dei più importanti precetti della sua regola: "ANTE OMNIA (FRATRES CARISSIMI) DILIGATUR DEUS (DEINDE PROXIMUS)". Al centro della cupola chiude la finta lanterna un medaglione tondo nel quale è simboleggiato lo Spirito Santo in forma di colomba tra nembi donde si dipartono numerosi raggi di luce.

la cupola che copre la zona absidale
[Affreschi della cupola: i Padri della chiesa - elab. elettr. su foto di M. Monterisi 2010]


È da precisare infine che l'altare maggiore attuale è diverso da quello realizzato nel 1720 e descritto dal Merra: l'attuale attribuito a Marino Palmieri (realizzato nel 1774) proviene dalla demolita chiesa  della SS. Trinità (o delle Monache) demolita nel 1937-39; il precedente altare di Ferdinando de Ferdinando (del 1720) nel 1965 fu demolito e in gran parte trasferito alle spalle dell'attuale; i due angeli capialtare furono poi fissati alle pareti dell'abside.